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    È COMINCIATO L’ASSEDIO A KABUL – I TALEBANI HANNO CONQUISTATO (SENZA COMBATTERE) ANCHE JALALABAD, L’ULTIMA GRANDE CITTÀ AFGHANA CHE NON ERA ANCORA NELLE LORO MANI. ORA MANCA SOLO LA CAPITALE, DOVE STANNO ENTRANDO MISCHIANDOSI CON I RIFUGIATI – CHI PUÒ SCAPPA, GLI ALTRI CORRONO ALLE BANCHE, MA I CONTANTI SONO TERMINATI. LE SCUOLE SONO ANCORA APERTE, L’ELETTRICITÀ FUNZIONA. MA ANCORA PER QUANTO? L’ATTESA DELL’INEVITABILE DEGLI ABITANTI DELLA CAPITALE – VIDEO


     
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    Afghanistan: talebani conquistano Jalalabad

    (ANSA-AFP) - JALALABAD, 15 AGO - I talebani sono entrati a Jalalabad, l' ultima grande città dell'Afghanistan, oltre alla capitale Kabul, non ancora nelle loro mani. Lo apprende l'Afp da un residente che ha confermato una rivendicazione sui social media fatta dai talebani. Kabul resta l'unica l'ultima grande area urbana sotto il controllo del governo. "Ci siamo svegliati questa mattina con le bandiere bianche dei talebani in tutta la città. Sono entrati senza combattere", ha detto la fonte.

     

    talebani a kandahar talebani a kandahar

    I talebani sono entrati a Jalalabad, nell'Afghanistan orientale, domenica mattina, senza combattere, hanno confermato i residenti. Gli insorti hanno rivendicato l'azione: "Pochi istanti fa, i mujaheddin sono entrati a Jalalabad, la capitale della provincia di Nangarhar. Tutti i quartieri sono ora sotto il loro controllo", ha detto Zabihullah Mujahid, uno dei loro portavoce. Oltre a Kabul,restano sotto il controllo del governo una manciata di città minori, sparse e lontano dalla capitale, e senza grande valore strategico. In soli dieci giorni i talebani hanno preso il controllo della maggior parte del Paese raggiungendo le porte di Kabul, ora completamente circondata.

     

    SOTTO ASSEDIO

    Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”

     

    talebani 4 talebani 4

    «I talebani stanno entrando da Sud. Arrivano dalle province del Logar e Vardak, che sono tutte pashtun. Sono le stesse strade che presero nel settembre 1996. Sono qui a 10 chilometri dai quartieri meridionali», racconta Farid dal centro di Kabul. Lui è uno dei nostri collaboratori sin dal tempo del regime talebano, prima dell'attacco americano dell'autunno 2001. Non gli è difficile tracciare paralleli. E dunque segnala anche le differenze.

     

    afghani scappano prima che i talebani arrivino a kabul afghani scappano prima che i talebani arrivino a kabul

    «Oggi siamo convinti che comunque i talebani siano già a Kabul. Ne sono arrivati a migliaia, mischiati tra le ondate di oltre 400.000 profughi che hanno invaso la città in fuga dalle provincie già cadute nelle ultime settimane. Tanti da Kunduz, Bamyan, ma anche Herat, Kandahar, Lashkar Gah, Konar, Kapisa, Badakshan. Sono entrati facilmente ai posti di blocco di esercito e polizia alle porte della città, non fanno controlli particolari.

     

    E adesso sono pronti ad agire al primo ordine. Le armi leggere circolano con facilità. Le linee telefoniche funzionano regolari. Si mandano sms senza problemi», aggiunge. Luogo di raccolta delle punte avanzate delle loro colonne armate è la località di Char Asyab, un'area strategica, tutta pashtun, a un tiro di schioppo dalla capitale sulla strada per Logar, dove negli anni Novanta si combatterono sfide sanguinose tra le milizie mujaheddin.

     

    joe biden - riunione sull afghanistan joe biden - riunione sull afghanistan

    Si tratta di un territorio difficile, dove le montagne si addensano in gole strette, fatte apposta per le imboscate. Se conosci il territorio, con pochi uomini puoi tenere in scacco un battaglione. Di fronte si apre la spianata sassosa che conduce a Kabul. In città l'allarme ormai è allo zenith. Se sino a quattro o cinque giorni fa soltanto la presenza dei profughi segnalava il pericolo incombente, adesso la situazione precipita.

     

    Anche Tolo Tv , l'emittente più popolare che in passato è stata più volte attaccata dai talebani con diversi morti tra i suoi giornalisti, racconta l'emergenza. Gli afghani corrono alle banche per prelevare i risparmi. «Presto le banche saranno svaligiate in serie. I bancomat sono già vuoti, non ne funziona più neppure uno in tutta la capitale», dicono gli intervistati alla televisione.

    talebani a kandahar talebani a kandahar

     

    Code lunghissime di gente in attesa per tre o quattro ore. Ma quando arrivano finalmente gli sportelli viene loro detto di passare domani. «Il contante è terminato», spiegano. Il dramma nel dramma. Presto le carte di credito saranno inutili. Rimanere senza contanti significa non poter più sfamare la famiglia, o comprarsi una via di fuga. E' la classica sindrome della città sotto assedio, si fa incetta di cibo, bottiglie d'acqua, medicinali. Sta crollando il sistema Paese.

    talebani con gli elicotteri del governo afghano talebani con gli elicotteri del governo afghano

     

    Stessa scena ai due istituti di credito privati più importanti: Azizi Bank e Afghanistan International Bank. Quando vennero aperte, attorno al 2006, la stampa internazionale le raccontò come lo specchio del successo del nuovo Afghanistan che usciva dal medioevo talebano ed entrava nella modernità interconnessa della grande finanza internazionale. Le impiegate al banco senza velo sul viso rappresentavano una rivoluzione. Adesso le donne in coda si sono rimesse il burqa, gli uomini si lasciano crescere la barba.

    rifugiati a kabul rifugiati a kabul

     

    Quattro giorni fa era ancora possibile prelevare 4.000 dollari in contanti, ieri solo 2.000. Oggi occorre attendere. Ma attendere cosa? La precarietà prende piede e il futuro appare nero. Le scuole a Kabul sono ancora funzionanti, diversamente da quelle nelle province già cadute sotto l'oscurantismo talebano. Elettricità e sistema idrico non sono interrotti. «Per ora. Non sappiano quanto durerà», dice Farid, che ricorda le code alle fontane pubbliche e i generatori agli angoli delle strade quando era giovane. L'aeroporto è cinto d'assedio da una folla immensa che cerca di fuggire.

     

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    Serve mezza giornata per raggiungere il terminal. I controlli sono rigorosi nel timore di attentati. Ormai è l'unica via di fuga reale. Ieri all'improvviso hanno sospeso anche i voli per Mazar-i-Sharif, una delle ultime città ad essere caduta. Ma dove sono registrati pesanti combattimenti che hanno costretto a chiudere la pista dell'aeroporto locale. Il costo dei biglietti lievita con il mercato nero. Ma le compagnie aeree internazionali ancora impongono il tampone anti-Covid. Così, se attendi troppo causa code e ritardi, perdi il volo.

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