Camilla Mozzetti per "il Messaggero"
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La loro comparsa l'hanno fatta durante le festività natalizie, quando riuscire a fare un tampone in farmacia, dal medico di famiglia o nei laboratori di analisi significava dover affrontare lunghe file e diverse ore d'attesa tanto era elevata la richiesta da parte dei cittadini. Così le farmacie stesse hanno iniziato a vendere i tamponi fai-da-te. Nulla di irregolare ma tutto autorizzato dal ministero della Salute a tal punto che oggi i test sono acquistabili anche in tabaccheria in media a 6,90 euro.
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Ma c'è un problema che denunciano sia i medici di famiglia che i farmacisti: questi strumenti pensati per sgonfiare la pressione sulla richiesta di analisi stanno mandando in cortocircuito il sistema di verifica e accertamento dei positivi. Il motivo? In due casi su tre l'esito di un tampone fatto a casa è sbagliato soprattutto se dà risultato negativo. E non deriva dal tampone in sé, che come dispositivo è analogo a quello usato dai medici e dai farmacisti, ma da come viene effettuato il prelievo dal cittadino.
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GLI ESITI «Ci sono stati mutuati - spiega Alberto Chiriatti, vice segretario regionale della Fimmg Lazio, la Federazione italiana medici di medicina generale - che a fronte di una sintomatologia riconducibile al Covid, febbre o raffreddore, o anche senza soffrire di nulla e dunque a mero scopo di controllo, hanno svolto il tampone a casa da soli risultando negativi quando invece erano positivi». E questo perché l'analisi non era stata eseguita nel modo corretto.
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«Il problema sul positivo non esiste - aggiunge Ombretta Papa, medico di famiglia che copre un'ampia area di Roma, da Corso Francia a Torre Angela - il guaio subentra su chi risulta negativo a casa ma in realtà ha contratto il virus». Poche sono le persone che in maniera scrupolosa decidono di farsi comunque un nuovo tampone o in farmacia o dal medico. «La maggior parte degli utenti - prosegue Chiriatti - quando vede che non è positivo lascia stare ma questo crea enormi problemi, a partire dal mancato isolamento». In sostanza si hanno dei positivi sconosciuti, magari asintomatici, che circolano indisturbati.
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«L'altro problema - conclude il vice segretario regionale della Fimmg Lazio - riguarda la procedura che segue: se un cittadino che si fa da solo il test a casa risulta positivo, deve comunque eseguire un nuovo tampone o dal medico o in farmacia o nei laboratori di analisi o ancora nei drive-in perché deve essere inserito nel sistema del conteggio e del tracciamento dal momento che il tampone fai-da-te ha semplicemente una validità diagnostica».
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Anche dalla Federfarma arrivano le critiche: «Il tampone fai-da-te lo abbiamo sempre sconsigliato fin dall'inizio - spiega Alfredo Procaccini, vicepresidente dell'Associazione dei farmacisti - perché pur essendo valido come strumento, l'operatore ovvero il cittadino, non riesce ad eseguirlo nel 90% dei casi come invece fa un infermiere, un sanitario, un medico, un farmacista e poi per quanto sia bravo ad eseguire il test, salta il tracciamento».
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L'auto-test, è stato spiegato, irrompe sulla scena in un momento in cui la richiesta di tamponi era arrivata ai massimi. «Se proprio si vuole fare - conclude Procaccini - è necessario seguire scrupolosamente le indicazioni». Ovvero entrare con il tampone fino in fondo al setto nasale, tenendo il tampone parallelo al pavimento e la testa lievemente inclinata all'indietro, girare il tampone in ogni narice almeno 5-6 volte, inserirlo poi nel reagente e in seguito sullo stick di lettura rispettando i tempi di attesa. Tutta la procedura infine dovrebbe essere eseguita con le mani pulite o indossando dei guanti in lattice.
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