1 - «DALL'UE FONDI, NON VINCOLI» BRUXELLES RISPONDE AL GOVERNO
Francesco Giambertone per il “Corriere della Sera”
GUNTHER OETTINGER
«È molto umano cercare qualcuno a cui dare la responsabilità quando avviene un incidente terribile come quello di Genova. Tuttavia, è bene guardare ai fatti». È garbata ma secca la frase con cui il commissario europeo al Bilancio Günther Oettinger respinge le accuse rivolte all'Europa dal ministro dell' Interno italiano Matteo Salvini, che subito dopo il crollo del ponte Morandi aveva indicato i paletti comunitari al bilancio italiano tra le cause del disastro: «Se ci sono vincoli europei che ci impediscono di spendere soldi per mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri figli o le autostrade su cui viaggiano i nostri lavoratori, sarà il caso di porsi il dubbio se continuare a rispettare questi vincoli», aveva attaccato il vicepremier prima su Twitter e poi in tv. E aveva poi sottolineato che «dovremo cominciare dialoghi positivi e sereni» con l' Ue, perché «di austerità e di vincoli europei si muore».
matteo salvini in romagna
Ma per Bruxelles i rigidi calcoli e le regole di cui parla Salvini, alla prova dei fatti, non esistono. Non in questo caso. E a sostegno della difesa europea Oettinger cita la mole di fondi che la Commissione ha destinato a Roma e che dovrebbero essere spesi anche per le infrastrutture: «Per il periodo dal 2014 al 2020 - puntualizza il ministro europeo al Bilancio dopo un tweet di cordoglio per i fatti di Genova - all' Italia sono stati assegnati 2,5 miliardi di euro per strade e treni, 12 miliardi di euro dei cosiddetti fondi strutturali per aiutare le regioni più povere ed è stata data la luce verde per 8,5 miliardi di euro di spesa nazionale». Nessun impedimento europeo alla ristrutturazione e all'ammodernamento delle strutture.
Non è tutto. La Commissione, stavolta per bocca del portavoce Christian Spahr, ha un altro paio di cose su cui vuole «fare chiarezza. Dall'Europa - ricordano al Viminale - sono arrivati investimenti e incoraggiamenti» sulle opere di trasporto. Su cui l'Italia, contrattaccano da Bruxelles, ha mani libere: «Le regole fiscali concordate lasciano flessibilità a ogni Stato membro per fissare specifiche priorità politiche, e queste possono essere lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture».
il palazzo della commissione europea a bruxelles
Quella lingua d' asfalto crollata sul Polcevera fa parte sì del network di trasporto transeuropeo (Tent). Ma «è gestito da un operatore privato: è il concessionario - sottolinea il governo europeo - ad avere la responsabilità sulla sicurezza e il mantenimento della strada». Il suggerimento a Roma è di guardare in casa propria e di non cercare nell' Europa un capro espiatorio. Soprattutto dopo il maxi investimento da 8,5 miliardi di euro approvato dalla Commissione per le autostrade italiane meno di un anno fa. Altro che vincoli di bilancio: «Anche nell' ambito del Patto di stabilità - dice Spahr - c' è flessibilità. E l'Italia è stato uno dei principali beneficiari».
2 - QUEI MILIARDI EUROPEI PER LE INFRASTRUTTURE CHE L' ITALIA DA ANNI FA FATICA A SPENDERE
Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
FONDI EUROPEI
Milioni e milioni di euro a disposizione. Da spendere per nuove strade, autostrade, linee ferroviarie, per esempio. Fondi studiati per migliorare e ammodernare ogni Paese dell' Unione Europea. E anche per realizzare una grande rete di trasporti capace di collegare tutti gli Stati. E aiutare soprattutto le aree più in difficoltà. Soldi che ci sono, che sono previsti e che però vanno utilizzati, altrimenti si rischia di perderli.
Basti pensare che per il periodo 2014-2020 l' Italia ha diritto a 44,6 miliardi di fondi Ue, ma dei vari finanziamenti a disposizione finora ha speso solo piccole percentuali, con una media che raggiunge il 5%.
nicola rossi
Qualche esempio: degli oltre 21 miliardi del Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr), 1 miliardo e 382 milioni è per le infrastrutture (un altro miliardo è invece per i trasporti), ma nel 2017 solo il 3% è stato speso, anche se il 71% è comunque stato assegnato. La maggior parte è stato destinato alle regioni del Sud - Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia - dove, con altri fondi nazionali, viene finanziato il Programma operativo nazionale (Pon) Infrastrutture e Reti, cioè il potenziamento delle linee ferroviarie dello snodo di Palermo e Napoli, o l' adeguamento della linea tirrenica Battipaglia-Reggio Calabria, o il potenziamento del porto di Salerno. A che punto sono i lavori? A buon punto, sembra: 57 interventi sono stati ammessi e il 79% dei progetti iniziati sono conclusi. Però solo il 7% è stato effettivamente liquidato.
Sempre per quanto riguarda il Fesr, nel 2017, degli oltre 21 miliardi a disposizione, ne è stato speso solo il 10%, la media europea è del 16%. «Ma è proprio la natura dei fondi strutturali a renderli impossibili da spendere», interviene Nicola Rossi, economista e presidente dell' Istituto Bruno Leoni: «Nel nostro Paese quelle cifre non potranno essere mai spese, è impossibile far gestire alle Regioni infrastrutture sovraregionali».
FONDI EUROPEI
La ferrovia Napoli-Bari «è una questione sovranazionale, non riguarda solo Campania e Puglia e una volta che si decide di farla non può essere lasciato tutto solo alle due Regioni». Meglio, invece «decidere a livello nazionale», un sistema anche per velocizzare e riuscire a realizzare progetti di più ampio respiro. Come è successo in Polonia, Spagna e Portogallo: «Loro - dice ancora Rossi - hanno capito come utilizzare i fondi europei e lo stanno facendo per grandi progetti che ammodernano il Paese».
Nel caso italiano, invece, spesso quando si avvicina la scadenza dei temini per partecipare ai bandi e si rischia di perdere i finanziamenti ecco spuntare i cosiddetti «progetti sponda», piccole opere a livello locale tenute nel cassetto pronte a essere tirate fuori all'ultimo momento disponibile pur di ottenere qualche soldo europeo.
TAV TORINO LIONE
Ma l'Europa ha bisogno di pensare in grande e per realizzare una rete transeuropea nei trasporti, nell' energia e nelle telecomunicazioni c'è il Cef, Connecting Europe Facility, che mette a disposizione 24 miliardi di euro per i trasporti favorendo investimenti per progetti a livello europeo avvalendosi anche di finanziamenti privati. Ed entro il 2030 sono previsti 750 miliardi di fondi per la Rete di trasporto transeuropea (TEN-T). Dai fondi Cef arrivano i 481 milioni per la Tav Torino-Lione e i 590 per il nuovo tunnel del Brennero. Ma sono altri già finanziati, tra cui l' hub del porto di Ravenna e il «Gainn4Sea» per lo sviluppo dei porti marittimi dell' Europa meridionale.