Estratto dell’articolo di Giovanni Parente e Giuseppe Latour per “Il Sole 24 Ore”
tasse - dichiarazione dei redditi
Il ceto medio continua a portare, quasi da solo, il pesante fardello dell’Irpef. In attesa di una riforma più complessiva, che sarà possibile quando le risorse lo consentiranno, restano così molto evidenti gli squilibri tipici del nostro sistema di imposizione sui redditi. Lo confermano i dati sulle dichiarazioni 2023 (anno di imposta 2022) pubblicati ieri dal Dipartimento delle Finanze.
Nonostante la riduzione da cinque a quattro aliquote, nell’anno fotografato dai dati, l’imposta netta dichiarata da 32,4 milioni di contribuenti (per un valore pro capite di 5.380 euro) si è attestata a 174,2 miliardi di euro, con una crescita dell’1,9% rispetto al periodo di imposta precedente. […]
TASSE - IRPEF - MAPPA DELLE DISPARITA
Il dato che deve far più riflettere è che il 63% dell’imposta netta totale è dichiarato dai contribuenti con redditi superiori a 35mila euro. In sostanza, quasi due terzi dell’imposta è a carico di una piccola minoranza, il 20% dei contribuenti italiani. Dall’altro lato, i contribuenti con redditi fino a 35mila euro (l’80% del totale) dichiarano il 37% dell’imposta netta complessiva.
E la polarizzazione è ancora più evidente se si considera che, come riporta la stessa nota delle Finanze, i soggetti con «imposta netta diversa da zero e un reddito complessivo maggiore di 300mila euro (lo 0,2% dei contribuenti) dichiarano il 7,8% dell’imposta netta totale (nel 2021 era il 6,7%)».
tasse in italia
Un altro aspetto da considerare è il dato dei 12,5 milioni di soggetti che, di fatto, non versano alcun tipo di imposta. Un numero che somma i contribuenti nelle soglie di esenzione, quelli per cui l’imposta lorda si azzera per effetto delle detrazioni e, ancora, quelli per cui l’imposta netta è interamente compensata da quello che tecnicamente si chiama «trattamento integrativo» e che, in sostanza, è l’ex bonus 80 euro.
Altra conferma arriva dal peso predominante che hanno i redditi dichiarati da lavoratori dipendenti e pensionati: valgono da soli l’83,1% del totale. […]
Restano evidenti, anche nelle dichiarazioni, gli squilibri territoriali del Paese. Anche se bisogna ricordare che l’Irpef, da sola, non basta a fotografare la reale ricchezza del territori perché, ovviamente, non cattura la variabile dell’evasione e del lavoro sommerso.
giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli
Se il reddito medio è di 23.650 euro (+4,9% rispetto al 2021), l’analisi territoriale rivela notevoli differenze. La regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (27.890 euro), seguita dalla provincia di Bolzano (27.230 euro). In coda alla classifica c’è la Calabria, che è la regione con il reddito medio più basso (17.160 euro). «Persiste - sottolinea la nota delle Finanze - una distanza significativa tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali e le isole».
L’addizionale regionale Irpef ammonta, nel 2022, a 13,9 miliardi di euro (+8,4% rispetto al 2021), mentre quella comunale è pari a oltre 5,8 miliardi di euro (+8,8% rispetto al 2021).
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