UBER BLACK
Roberto Giovannini per la Stampa
I tassisti cantano ancora una volta vittoria, Uber protesta ma incassa una sconfitta. Come molti osservatori avevano fatto notare, finché non verrà modificata la legge attualmente in vigore, l' Italia è un paese in cui la normativa sostanzialmente rende impossibile operare un servizio come quello reso dal colosso statunitense.
E così, un altro pronunciamento deciso dalla magistratura per «concorrenza sleale» colpisce Uber. E dopo la sentenza di due anni fa presa dai giudici di Milano e poi confermata a Torino che vieta UberPop, il servizio che permette a chiunque possegga un auto e uno smartphone di fare il tassista senza licenza, ieri il Tribunale di Roma ha detto «no» alla versione Ncc/limousine di Uber.
UBER NEL MONDO
Per la precisione, il magistrato ha imposto alla multinazionale americana di bloccare su tutto il «territorio italiano», entro 10 giorni, l' app Uber Black, quella che serve per chiamare le berline nere con autista attive nel capoluogo lombardo e nella Capitale, e una serie di altre applicazioni analoghe, come Uber-Lux, Uber-Suv e Uber-Van. È stato il giudice Alfredo Landi ad accogliere il ricorso cautelare (perché la causa civile proseguirà nel merito) presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti, assistite da un pool coordinato dall' avvocato Marco Giustiniani dello Studio Pavia e Ansaldo e composto dai legali Moravia, Gigliotti, Massari e Fabbi.
uber
Naturalmente è fortemente critica la reazione dei rappresentanti italiani di Uber, che comunque presenteranno appello. «Siamo allibiti per quanto annunciato dall' ordinanza - si legge in una nota - che va nella direzione opposta rispetto al decreto Milleproroghe e alla normativa europea». «Ora il governo - aggiunge la società - non può perdere altro tempo ma deve decidere se rimanere ancorato al passato, tutelando rendite di posizione, o permettere agli italiani di beneficiare di nuove tecnologie».
Il giudice nel suo provvedimento stabilisce però che le norme che disciplinano «il servizio pubblico di trasporto non di linea» non limitano «la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico, a danno dei consumatori» e non favoriscono «posizioni di privilegio e monopolio», mentre «gli autisti Uber» svolgendo la loro attività «in contrasto» con la normativa si mettono in una posizione di «indebito vantaggio» rispetto ai tassisti.
l app di uber
Gli autisti delle «berline nere» Uber, scrive dunque il Tribunale, a differenza dei tassisti non sono soggetti «a tariffe predeterminate dalle competenti autorità amministrative» e possono così fare «prezzi più competitivi» a seconda «delle esigenze del mercato». E ciò perché non seguono, sempre a detta del giudice, le regole «a danno di coloro che esercitano il servizio di taxi o di noleggio con conducente» rispettandole.
Musica per le orecchie delle associazioni dei tassisti. «Una nuova schiacciante vittoria su Uber - affermano in un comunicato congiunto Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Uil trasporti, Fit Cisl e Associazione tutela legale taxi, secondo cui la loro battaglia «contro una grossa multinazionale che ha lavorato in Italia violando le leggi esistenti» è stata premiata dalla magistratura. Per l' Unione nazionale consumatori «i giudici, a suon di sentenze, stanno entrando a gamba tesa nella materia e stanno bloccando tutti i servizi tecnologici di mobilità».
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