violenza sessuale
«Ma ci sono i video!». La prima reazione di Adele (nome di fantasia) alla notizia che il Tribunale di Ravenna ha assolto in primo grado il suo presunto violentatore e l'amico che li aveva ripresi col telefonino è stata di lucido sconcerto.
In un attimo le sono tornate in mente le carte di un procedimento penale lungo cinque anni, le testimonianze contraddittorie rilasciate ai pm da chi era con lei la notte tra il 5 e il 6 ottobre del 2017, le considerazioni in aula sulle sue condizioni psico-fisiche e su un consenso che è convinta di non aver mai espresso. Soprattutto, i filmati. Alcuni di pochi frame, altri un po' più lunghi. Girati prima e durante il rapporto sessuale avvenuto sul divano di un appartamento nel centro di Ravenna. Sono agli atti. Si vede lei. Si vede lui. Si sentono gli altri.
VIOLENZA SESSUALE
«Il fatto non costituisce reato», recita il dispositivo della sentenza emessa l'8 febbraio scorso dal collegio giudicante composto da due donne e un uomo. Ricalca, in sostanza, l'impostazione del Riesame che aveva scarcerato i due ritenendoli inconsapevoli del reale stato in cui si trovava Adele quella notte (allora 18enne) e, comunque, sinceramente convinti che fosse consenziente.
Fin qui, un caso giudiziario come altri: la procura che sostiene l'accusa di violenza sessuale di gruppo, i giudici che assolvono. Se non fosse, però, che l'avvocata di Adele, Elisa Cocchi, definisce la sentenza «retaggio patriarcale, secondo cui le condotte dei maschi abusanti vanno giustificate». Anche per lei i filmati «erano inequivocabili e non interpretabili».
VIOLENZA SESSUALE
Repubblica ha voluto approfondire la storia, per capire se si tratta solo di uno sfogo per un pronunciamento sfavorevole, oppure se c'è dell'altro. La materia, da qualunque lato la si prenda, è scivolosa.
L'antefatto I fatti, nelle carte del processo, sono così ricostruiti. Il 5 ottobre di cinque anni fa Adele è al Prosecco, un locale di Ravenna. È insieme a due amiche e ad alcuni ragazzi. Sono tutti euforici ma Adele esagera con l'alcol. Beve almeno quattro bicchieri di vino e tre drink. Non si regge più in piedi, si addormenta sui divanetti, si sente male. Verso l'una di notte il locale chiude. «L'abbiamo svegliata e l'abbiamo aiutata a rialzarsi perché aveva bevuto abbastanza», mette a verbale Sara, una delle amiche.
VIOLENZA SESSUALE
«Non stava sulle gambe, si è appoggiata a qualcuno per scendere le scale». In macchina Adele vomita più volte. Non vuole tornare a casa per paura che i suoi genitori la puniscano, dunque il gruppo va a casa della fidanzata di uno dei ragazzi. Nel cuore della notte, in quell'appartamento vuoto ci sono Adele, Sara, un'altra amica e i due imputati, un 30 enne romeno e un 31 enne senegalese con un passato di calciatore nel Ravenna. Entrambi con precedenti penali.
Adele continua a vomitare. Decidono di trascinarla sotto l'acqua gelida della doccia. La scena è ripresa con un telefonino: si vede lei immobile, quasi priva di sensi, seduta sul piatto. La mossa, tuttavia, non funziona, Adele sta ancora male e rimette di nuovo. La portano sul divano del salotto. Si sono fatte le 4 di notte, in casa sono rimasti Adele, Sara e i due uomini.
VIOLENZA SESSUALE DI GRUPPO
Il filmato del rapporto Agli atti ci sono due file video che raccontano cosa sia successo su quel divano. Sono tratti dal telefono del senegalese. Nel primo non si vede niente, la registrazione è partita quando lo smartphone era nella tasca. Si sentono le voci. Il romeno è intenzionato ad avere un rapporto sessuale. Adele bofonchia qualcosa, prima un «oh, fermi!», poi a Sara: «ach... diglielo per me...».
Sara si rivolge al 30 enne: «Tu faresti sesso con una sbronza che non capisce niente?», aggiungendo «non ho i preservativi, non vi posso aiutare». Adele sembra confusa, con voce impastata chiede a Sara se sia giorno o notte. «Stava ascoltando!», esclama Sara. E uno dei due uomini: «Dobbiamo darle una svegliata...».
VIOLENZA SESSUALE
La conversazione va avanti, si intuisce che il rapporto sessuale inizia allora. Viene registrato in un filmato successivo, di pochi secondi, in cui si vede Adele supina sul divano e con lo sguardo nel vuoto.
La chat con l'amica Quattro giorni dopo Adele va al pronto soccorso e denuncia di essere stata violentata. Presenta querela al 13. La sua memoria vacilla, non riesce a ricostruire cosa sia successo. Ha dei flash, come documenta la chat su whatsapp con Sara 72 ore dopo l'accaduto. «Non mi ricordo tutto», scrive Adele. «Mi ricordo che lui mi ha fatto qualcosa». E l'amica: «Quello che ti è successo è stato brutto, ma se non bevi più non succede».
Sara, però, di quella notte consegnerà ai pm versioni contraddittorie, forse perché è a sua volta imputata di favoreggiamento. Il suo processo è sospeso in attesa della sentenza definitiva per i ragazzi, perché se non c'è stato reato, non ci può essere favoreggiamento. Entro tre mesi leggeremo la motivazione del Tribunale di Ravenna per capire su quali basi si poggi l'assoluzione.
violenza sessuale
Dalle carte della procura e dai verbali dei testimoni appare assodato che le condizioni psicofisiche della ragazza fossero pessime. Anche il Riesame, che pure ha scarcerato i due, ha stabilito che era «in un momento di confusione, dovuto al consumo eccessivo di alcool, e inconsapevole del destino dei filmati». A questo punto, è lecito porsi qualche domanda.
«Come può una diciottenne in quello stato aver dato un consenso valido?», si chiede l'avvocata Cocchi. Come si può sostenere - aggiungiamo - che i due ragazzi non si fossero accorti della sua ubriachezza, dato che nei video parlano proprio di questo? Le risposte, forse, le avremo tra novanta giorni.