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    “ERAVAMO CENTO CANI SOPRA UNA GATTA, UNA COSA COSÌ L’AVEVO VISTA SOLO NEI PORNO” – I VIDEO E I MESSAGGI SCAMBIATI IN CHAT DAI SETTE RAGAZZI CHE A PALERMO HANNO STUPRATO UNA 19ENNE: “VOLEVA FARSI A TUTTI, ALLA FINE GLI ABBIAMO FATTO PASSARE IL CAPRICCIO” – UNO DI LORO CONOSCEVA LA VITTIMA E L'HA INCONTRATA IN UN LOCALE: DOPO AVERLA FATTA BERE E FUMARE MARIJUANA, LE HA PROPOSTO DI ALLONTANARSI CON IL GRUPPO ED È PARTITA LA VIOLENZA – L’IMMAGINE DELLE TELECAMERE PER STRADA E IL RACCONTO DELLA VITTIMA: “CONTINUAVANO A SCAMBIARSI DI POSTO” – MENTRE LA STUPRAVANO A TURNO, UNO FILMAVA, MA HA CANCELLATO SUBITO IL VIDEO: “SI È SPAVENTATO NEL VEDERE LE MIE CONDIZIONI, TANT’È CHE L’HO SENTITO COMMENTARE: ‘QUESTO È UNO..."


     
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    1. «ERAVAMO COME CENTO CANI CHE SI BUTTANO SU UNA GATTA»

    Estratto dell’articolo di Riccardo Lo Verso per “il Messaggero”

     

    LE IMMAGINI CHE RIPRENDONO I SETTE STUPRATORI CHE CIRCONDANO LA RAGAZZA AL FORO ITALICO DI PALERMO LE IMMAGINI CHE RIPRENDONO I SETTE STUPRATORI CHE CIRCONDANO LA RAGAZZA AL FORO ITALICO DI PALERMO

    «Eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l'avevo vista solo nei video porno», ha scritto in chat uno degli arrestati a un amico. A leggere le carte dell'inchiesta sullo stupro di gruppo c'è da rabbrividire. La ricostruzione parte con la paura della vittima, trattata come un oggetto dal branco.

     

    Lei quella sera era terrorizzata: «Dove stiamo andando?», chiedeva, stordita dall'alcol e dagli spinelli che le avevano fatto fumare. «Lo sappiamo noi», rispondeva uno degli arrestati mentre la conducevano, sorreggendone il passo traballante, verso il luogo dello stupro di gruppo.

     

    […] Durante il tragitto «ho capito che Angelo (uno degli arrestati, ndr) aveva cattive intenzioni e gli ho detto: "Ma mi vuoi far stare sola con questi, ma sei pazzo?"». «Ero stonata, in piedi ma barcollavo - ha aggiunto nella denuncia - ho sentito dei forti dolori alla parte bassa del ventre e mi lamentavo, loro mi hanno derisa. Ho chiesto ad Angelo di chiamare un'ambulanza, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva fossero coinvolte le forze dell'ordine».

    POLIZIA ALLA VUCCIRIA DI PALERMO POLIZIA ALLA VUCCIRIA DI PALERMO

     

    […] Il racconto è sempre più drammatico: «Mi sono accasciata per tre volte... Non volevo avere rapporti sessuali […], ho gridato, sono caduta a terra battendo anche la testa, ma non si fermavano e Angelo rideva. Ho iniziato a ripetere "basta, basta", ma i ragazzi hanno continuato, scambiandosi di posto».

     

    […] Si sentono frasi inequivocabili: «Andiamo, forza che ti piace». La ragazza è in ginocchio, crolla in avanti. L'hanno violentata e filmata, come se fosse un macabro rito di cui conservare memoria. Magari da fare girare in chat come un trofeo. La diciannovenne ha bene in mente la luce del telefonino puntata dritta contro il suo volto. L'indagato riprendeva e nel frattempo scriveva a un amico: «Stiamo facendo un bordello».

     

    «Stai attento a questi video non è che spunta che l'avete stuprata», suggeriva l'altro. L'autore rispondeva: «Infatti adesso li sto eliminando tutti, li sto mandando solo a chi dovevo mandare li elimino perché non ne voglio sapere più niente di questa storia».

     

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    Gli investigatori hanno recuperato le immagini nella memoria del dispositivo. Le cimici piazzate nella caserma dei carabinieri il giorno della convocazione di due dei sette giovani hanno registrato altre frasi che hanno la forza di una confessione: «Le ho fatto male Lei non voleva, faceva "no, basta" I pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava». La vittima ha riconosciuto subito i primi due indagati. Tra questi c'è l'autore del video che «già in passato aveva provato a usare violenza su di lei» ha raccontato il fidanzato della giovane. «Sono sicuro che la seguiva su Instagram. Ha architettato tutto».

     

    2. «FALLA BERE, A LEI PENSIAMO NOI» IN SETTE VIOLENTANO UNA RAGAZZA

    Estratto dell’articolo di Lara Sirignano per il “Corriere della Sera”

     

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    Ha la forza di telefonare al fidanzato: «Amore, ti prego aiutami, è successa una cosa brutta», gli urla. Poi la linea si interrompe. Francesca (il nome è di fantasia, ndr ) rimane a terra in lacrime fino all’arrivo dei soccorsi. È l’una di notte del 7 luglio scorso. È una serata calda e il lungomare del Foro Italico di Palermo è ancora pieno di persone.

     

    La ragazza, 19 anni, viene portata al Policlinico. È terrorizzata, ma il suo racconto è lucido: dice d’essere stata stuprata da sette giovani. E fa un nome, Angelo, un conoscente di vecchia data. L’avrebbe incontrato qualche ora prima in un locale della Vucciria, nel centro storico. Lui era con la sua comitiva, lei con amici. Hanno bevuto e fumato marijuana. Poi Angelo le ha proposto di allontanarsi insieme agli altri. Francesca, frastornata, lo ha seguito nonostante abbia sentito uno del gruppo dire al barista: «Falla bere che a lei ci pensiamo noi».

     

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    Le videocamere della zona […] confermano le parole della vittima: si vede il gruppetto camminare verso una zona buia. Francesca viene tenuta a braccetto da due ragazzi perché è ubriaca e non si regge in piedi. Poi la comitiva sparisce dall’inquadratura. E restano le parole della vittima, che descrive scene di brutale violenza. Racconta d’essere stata circondata e stuprata una, due, tre volte, umiliata e insultata. «Dopo che mi hanno spogliato — dice — uno di loro mi ha tirato per i capelli... continuavano cambiandosi di posto...».

     

    […] I medici a quel punto decidono di chiamare i carabinieri. La giovane ripete tutto agli inquirenti e a una psicologa. Di Angelo, che abita nel suo quartiere, fa anche il cognome e dopo qualche titubanza svela l’identità di un altro giovane del branco. Grazie alla denuncia e alle riprese delle videocamere, la Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, individua e accusa dello stupro tre ventenni, tra i quali «l’amico» della vittima. Non avrebbe partecipato alla violenza, ma avrebbe adescato Francesca, l’avrebbe convinta a seguirlo e poi avrebbe ripreso tutto con il cellulare.

     

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    «A differenza degli altri non mi ha toccata — racconta la ragazza —, ma si è limitato a filmare la scena con il cellulare. Poco prima che io chiamassi il mio fidanzato, quando mi sono accasciata a terra, ho sentito che uno dei miei aggressori gli ha chiesto di condividere con lui il video e lui ha risposto di averlo già cancellato. Se n’è sicuramente liberato perché si è spaventato nel vedere le mie condizioni, tant’è che l’ho sentito commentare: “questo è uno stupro di massa”».

     

     

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    E invece il video i carabinieri lo trovano. Insieme a chat telefoniche che non lasciano spazio a dubbi. Come quella inviata da Angelo a un amico durante gli abusi: «Stiamo facendo un bordello», scrive mentre riprende la scena col cellulare. E il giorno dopo[…]: «[…] eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio». Ce n’è abbastanza. La denuncia, il video, le chat... Gli inquirenti arrivano agli altri quattro giovanissimi responsabili della violenza di gruppo e li arrestano. Del branco fa parte anche un minorenne.

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