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    “IBRA AMMAZZA ANIMALI. LO SPORT NON CANCELLA L’ODORE” - GLI ANIMALISTI CONTRO IBRAHIMOVIC, NOTO CACCIATORE - UN GRUPPO DI MILITANTI HA ESPOSTO A VERONA UNO STRISCIONE CONTRO ZLATAN. SONO GLI STESSI CHE LO CRITICARONO ANNI FA. MA IL GIOCATORE È SPESSO FINITO SOTTO ACCUSA ANCHE IN SVEZIA - IL LEONE, L’ALCE, LA RISERVA. LE RAGIONI DELLO SCONTRO...


     
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    Salvatore Riggio per corriere.it

     

    IBRA CACCIATORE IBRA CACCIATORE

    «Ibra ammazza animali. Lo sport non cancella l’odore. Firmato: CentoPerCento Animalisti». Non è proprio uno striscione di benvenuto, per l’attaccante svedese, quello esposto da un gruppo di militanti per la causa degli animali fuori dallo stadio Bentegodi dove stasera, 8 maggio, si giocherà Verona-Milan, partita forse decisiva per la corsa scudetto.

     

    Zlatan è un cacciatore dichiarato e da sempre ha attirato le critiche degli attivisti anti-caccia: «Ibrahimovic — continua così la nota dell’associazione — si è procurato licenze per ammazzare gli animali più rari, tra cui un leone, e ha comprato un’isola sul Baltico per trasformarla nella sua riserva esclusiva. Uccidere è il suo maggior divertimento, accompagnato dalla moglie cacciatrice anche lei». E ancora: «Molti appassionati di calcio non lo sanno o se ne sono dimenticati, quindi ci abbiamo pensato noi a ricordarlo».

     

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    La diatriba tra Ibrahimovic e gli animalisti ha radici lontane nel tempo e nell’aprile 2021 l’attaccante del Milan finì al centro di polemiche turbolente per l’uccisione di un leone in Sudafrica avvenuta nel 2011, come rivelò un servizio del quotidiano svedese Expressen. In quell’occasione sembra che il rossonero — che un leone lo ha tatuato sulla schiena — si fosse fatto spedire nella sua casa di Malmoe parti di cranio, mascella e la pelle dell’animale. Secondo le accuse, il leone ucciso dalla stella del Milan sarebbe stato addirittura allevato in cattività per oltre un anno prima di essere liberato per la battuta di caccia (una pratica comunque permessa nel paese africano, a differenza della «caccia in scatola», ovvero con un animale posto in un’area chiusa e senza possibilità di fuga, che è invece vietata).

     

     

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    Non fu quello l’unico episodio in cui è rimasto coinvolto Ibrahimovic. Nel dicembre 2014 finì sotto accusa – sempre secondo una rivelazione di Expressen – per aver ucciso un alce di 500 chili, colpendolo al cuore al primo colpo e festeggiando «come se avesse segnato un gol» per la mira infallibile. La notizia fece il giro del mondo e mise in moto gli animalisti svedesi che rovesciarono su Zlatan tutta la loro rabbia. Qualche anno prima, nel febbraio 2012 durante la sua prima avventura al Milan, Ibra fu attaccato ancora dai militanti di «CentoPerCento animalisti» (gli stessi del Bentegodi), che appesero alcuni volantini prima della gara dei rossoneri in casa dell’Udinese fuori dalla curva dei tifosi ospiti dello stadio Friuli. Il tenore del messaggio ero lo stesso di quello di queste ore.

     

    E non finisce qui. Sempre nel 2014 lo svedese fu protagonista in versione cacciatore di uno spot pubblicitario per il lancio della Volvo Xc70, facendo scalpore e attirando su di sé non poche critiche. Poi acquistò, per tre milioni di euro, una tenuta di oltre mille ettari nella foresta svedese, nella regione di Are, vicino al confine norvegese, con l’intenzione di dedicarsi liberamente alla caccia e alla pesca: in pratica la sua riserva personale. Infine, più recente, nel novembre 2018 (in quel periodo Zlatan giocava negli Stati Uniti, nella Mls, con i Los Angeles Galaxy), si recò in Turchia ottenendo un permesso dalle autorità locali per andare a caccia di capre selvatiche e cinghiali nella zona compresa tra Finike e Elmali.

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    Tra le tante critiche, nell’aprile 2021, dopo la diffusione della notizia dell’uccisione del leone, Ibrahimovic fu difeso dalla Federazione italiana della caccia, che gli ribadì la sua solidarietà: «Troviamo quindi stucchevoli e infondate le polemiche. Ideologie, preconcetti ed emotività ancora una volta vogliono prevalere su oggettività e buon senso. Solidarietà all’uomo, al cacciatore e allo sportivo», scrisse la Federcaccia in un comunicato. Adesso però è arrivato lo striscione fuori dal Bentegodi. Chissà se lo Zlatan avrà voglia di ribattere.

     

     

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