Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
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L' arrivo di Ibrahimovic sembra a colpo d' occhio una sconfitta per chiunque abbia cercato nel Milan la squadra dei giovani di domani. In realtà è una correzione rumorosa ma necessaria, così evidente da far sembrare strano non sia stata pensata subito come cura, anche con nomi diversi. I troppi giovani hanno sempre bisogno di un vecchio capo branco. Crescono guardando come si allaccia le scarpe nello spogliatoio, che gesti compie per avvicinarsi alla partita, cosa dice quando la squadra perde e come si entusiasma quando vince.
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Ibrahimovic, anche da solitario e silenzioso, sarebbe l' investimento giusto per il piccolo Milan di adesso, ben disposto verso il calcio, ma di nessun carattere. Si discute molto su cosa sia Ibra adesso. La risposta è chiara, non è quello che abbiamo conosciuto molti anni fa. È entrato nei 39 anni, ha giocato l' ultima partita il 28 ottobre scorso, nelle ultime due stagioni ha frequentato un campionato di pochissimo livello tecnico. Ed è andato in America per poter essere ancora il migliore nei suoi anni di latta. Non ci sono dubbi, non è l' Ibra che vorremmo, ma è ancora l' Ibra che serve.
Prenderlo non è una scommessa, è una necessità. Di Ibrahimovic non servono le sue invenzioni, serve il suo carisma in campo e nel gruppo. Il suo riferimento, il suo modo di interpretare il calcio e la vita, le sue esagerazioni.
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Serve il suo esempio dentro una squadra che non ha niente e non sa cosa guardare. Non c' è un falò se non c' è un cerino. Ibra non deve fare la legna, Ibra è il cerino. Il Milan è una squadra sospesa tra le eccezionalità un po' snob di Maldini e Boban, non proprio due guerrieri, e la polvere di cristallo della squadra, luccicante e allo sbando ad ogni colpo di vento.
Ibrahimovic sarà la madre terra, prenderà sulle spalle boscaiole la leggerezza dei giovani, la loro vanità. La porterà oltre, dove ancora non c' è niente. Non chiedetegli gol. Non so quanti potrà farne. Gli vengono meglio i miracoli. Il suo tratto divino è evidente in lui come la forza. Con il vantaggio che non avrà mai età.
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Monica Colombo e Carlos Passerini per il Corriere della Sera
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Derogando al progetto giovani, il Milan per ripartire dopo il deprimente undicesimo posto in classifica si affida al 38enne Zlatan Ibrahimovic, che dopo sette anni è pronto a tornare in Serie A. Al culmine di un corteggiamento iniziato un mese e mezzo fa, lo svedesone ha accettato la proposta dei rossoneri, riformulata domenica sera dopo lo straziante 5-0 rimediato dai rossoneri a Bergamo. Ieri l' accelerata decisiva, dopo i contatti che anche nei giorni di festa si erano mantenuti frenetici.
Il contratto è al vaglio degli avvocati: dopo lo scambio di documenti fra le parti si attende a ore l' ufficialità. Vincendo gli ultimi dubbi sulla propria tenuta fisica, alla luce degli ultimi due anni trascorsi in un campionato poco competitivo come la Major League dove due mesi fa ha disputato l' ultima gara, Ibra ha detto sì alla recentissima offerta del Diavolo. Contratto di sei mesi, destinato a trasformarsi in un accordo di 18 al verificarsi di determinate condizioni: da un lato servirà il gradimento di Ibra a proseguire l' avventura, per contro il Milan si cautelerà con un numero minimo di presenze e gol.
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Le valutazioni ad ogni modo verranno affrontate senza rigidità: con soddisfazione reciproca delle parti in causa il matrimonio potrà proseguire.
Il Milan mantiene il riserbo assoluto sulle cifre ma radiomercato parla di un ingaggio di 3 milioni per il primo anno e di 5 per la prossima stagione (bonus compresi).
L' intenzione è cercare di ottenere gli sconti fiscali del Decreto Crescita anche se per raggiungerli occorrono due anni di residenza in Italia. I dirigenti avrebbero voluto che il giocatore fosse a disposizione di Pioli già per lunedì 30, giorno in cui è prevista la ripresa degli allenamenti. Con ogni probabilità Ibra sarà invece in Italia a metà della prossima settimana, potendo essere presentato al popolo di San Siro nella gara dell' Epifania con la Sampdoria.
È ancora da studiare il numero di maglia che indosserà: due sembrano essere le opzioni sul tavolo. Con l' innesto nello spogliatoio di un personaggio straripante come Zlatan, fermo restando che Leao è assai apprezzato dai manager rossoneri, rimane in dubbio la posizione di Piatek. La sua probabile partenza in prestito libererebbe la maglia numero 9. Altrimenti si punta all' 11 attualmente sulle spalle di Borini, fuori dai piani di Pioli.
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Di certo assume un ruolo sempre più centrale nel Milan Mino Raiola che aggiunge un altro assistito alla lista dei rossoneri di cui ha già la procura (i due Donnarumma, Bonaventura, Suso e Romagnoli), anche se in quest' affare non ha condotto in prima persona la trattativa. La rivoluzione di gennaio non termina qui: per la difesa l' obiettivo è Todibo del Barcellona mentre è in uscita Paquetà, poco utilizzato dal tecnico rossonero e corteggiato da Leonardo. Non sono però ammessi sconti: per evitare minusvalenze il brasiliano non potrà essere ceduto al Psg per meno di 30 milioni.
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