1.UNA RESA DEI CONTI CHE LASCERÀ STRASCICHI A LUNGA SCADENZA
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
maria elena boschi ignazio marino
Per quanto abbia deciso di esorcizzarlo, il caso Marino rotola tra i piedi di Matteo Renzi. E lì rimane. La durezza, perfino il filo di disprezzo con i quali il presidente del Consiglio fa sapere di non volersene occupare sono un segno, se non di debolezza, di imbarazzo. Perché il segretario del Pd è lui, e ne viene investito oggettivamente. E il caos che continua a bloccare l' amministrazione capitolina e lacerare i democratici chiama in causa anche lui. Il leader può mostrarsi sdegnosamente estraneo a quanto succede; e delegare al commissario romano Matteo Orfini il compito di mobilitare e pilotare i consiglieri verso le dimissioni.
ignazio marino renzi
L' ultimo atto dovrebbe consumarsi questa mattina presto, lasciando il sindaco di Roma da solo. L' aiuto chiesto affannosamente ad Alfio Marchini, che da tempo si è autosospeso in polemica con Marino, e ad altri singoli consiglieri per racimolare i venticinque voti della sfiducia, dà il senso della disperazione dem. Non è proprio scontato che la manovra riesca. E comunque, sarà difficile scindere l' eventuale fallimento politico della mediazione di Orfini da Renzi: anche perché Palazzo Chigi gli ha dato una piena investitura. Se il pasticcio romano non parte dal premier, si consuma comunque nella sua stagione; e comunque c' è chi si prepara ad intestarglielo, più o meno strumentalmente.
ignazio marino er piu matto
La sfida di Ignazio Marino, che prima ha detto che se ne andava e ieri ha comunicato di voler restare, è in primo luogo al capo del governo nazionale e leader del Pd. La fretta renziana di chiudere la vicenda scopre il timore di un logoramento crescente come riflesso della lotta intorno al Campidoglio. Ma porta anche a chiedersi se l' inchiesta sulle note spese di Marino basti a far capire all' elettorato un ordine di sfratto arrivato dopo mesi di quasi santificazione. Anche perché il «tutti a casa» contiene qualche eccezione vistosa. Non tutti i dem, infatti, sono d' accordo.
C' è chi teme di non essere rieletto, intravedendo l' ondata del Movimento 5 Stelle.
E dunque si ostina ad aggrapparsi a Marino perché non ha nulla da perdere. Ognuno cerca parole ad effetto per descrivere lo spettacolo surreale del Campidoglio. Parla perfino l' ex sindaco del centrodestra Gianni Alemanno, indicato come uno dei responsabili politici dell' infiltrazione da cui è nata l' inchiesta Mafia capitale. Ma di fronte al disastro attuale, chiunque si sente legittimato ad additare il Pd: la sua guerra interna oscura ogni malefatta del passato. E sindaci di altre città come Leoluca Orlando e Luigi de Magistris difendono Marino, parlando di «operazione chiarezza».
ignazio marino arsenale k
Le opposizioni se la prendono col sindaco ma anche col Pd. E i dem si dividono tra i renziani che martellano Marino, e la minoranza che accusa Renzi di avere sottovalutato la questione. Ma la vicenda minaccia di seppellire un'intera nomenklatura. Esalta l' abilità e i limiti di un sindaco magari affetto da narcisismo e convinto di essere al di sopra di ogni sospetto di incompetenza, prima che di immoralità. In parallelo, però, mette a nudo un Pd nazionale che predica bene ma si impantana nelle beghe locali, incapace di gestire le situazioni difficili.
2. MARINO AMMETTE: “SONO INDAGATO”
Carmen Plotino e Clarida Salvatori per "corriere.it"
biliardino renzi lotti orfini nobili
«C’è un sindaco che ha deciso di ritirare le dimissioni dopo lunghe riflessioni perché vuole spiegare ogni aspetto, sia alla magistratura che alla politica che all’amministrazione nel luogo della democrazia». Così Ignazio Marino ai giornalisti, durante l’inaugurazione del parco intitolato a Salvator Allende a Tor Vergata, la mattina successiva il ritiro delle dimissioni e a poche ore dalla notizia che la Procura di Roma lo ha iscritto nel registro degli indagati per peculato. Intanto c’è grande fermento tra le fila dei consiglieri capitolini che si stanno contando per vedere se c’è il numero per raggiungere il quorum per far La conferma dell’avviso di garanzia
ORFINI E RENZI GIOCANO ALLA PLAYSTATION
«Sono indagato? È evidente che è un fatto. C’è stata una denuncia da parte di Alleanza nazionale, Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle sulla base della quale io mi sono recato in procura, come persona informata dei fatti. È un atto dovuto da parte della magistratura per completare le indagini e decidere se c’è una colpa o non c’è». Continua così il primo cittadino di nuovo in carica. «Sono convinto della mia azione amministrativa e della mia trasparenza».
«Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato». Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha fatto sue le parole del presidente del Cile Salvator Allende, assassinato l’11 settembre 1973. «Il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di cileni, non potrà essere estirpato completamente. Potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli».
MARINO ORFINI
«Il paese dovrebbe chiedersi perché c’è un sindaco così ostinato e determinato a volere andare nel luogo della democrazia e spiegare tutto a romani e romane. E dovrebbe chiedersi perché la politica, in ogni modo e con ogni strumento, vuole evitare il confronto pubblico e dare spiegazioni. Perché la politica non vuole che si eserciti il diritto alla democrazia? Perché non vuole un dibattito guardandosi negli occhi?».
Conclude con queste parole la sua «difesa» il sindaco Marino. «Noi viviamo in un paese democratico e i confronti democratici non si fanno in stanze chiuse, dove gli eletti del popolo vengono persuasi a utilizzare strumenti burocratici per ritirarsi in massa e per evitare un confronto pubblico, e aperto a voi, all’Italia a tutti. Sono convinto delle mie azioni e della mia integrità e anche per questo vorrei un confronto pubblico».
ALFIO MARCHINI
«Oggi è morta la democrazia» è un cartello appeso da alcuni sostenitori di Sel sul portone d’ingresso della sede consiliare del Pd che poi, gli usceri, hanno prontamente rimosso. Qualcuno di loro è già arrivato nella sede del gruppo al 142 di via del Tritone. I dem sono riuniti in sede per fare l’ultima conta prima delle dimissioni in blocco dall’Assemblea capitolina: ci sono anche alcuni dei dimissionari extra Pd, mentre ad altri, come Alfio Marchini un appuntamento di massima è stato dato nel pomeriggio (l’imprenditore peraltro è in viaggio tra Milano e Roma).
«Anche io raggiungerò il mio gruppo per dare le dimissioni. So che c’è la disponibilità di tutto i dem a farlo e io sono tra questi ora vediamo se già oggi si scioglierà il Consiglio» ha detto la presidente dell’Assemblea capitolina Valeria Baglio. Nel primo pomeriggio anche dall’opposizione sono arrivate diverse disponibilità di consiglieri a dimettersi per raggiungere il quorum: dai gruppi di Fratelli d’Italia ai fittiani fino a Marco Pomarici, consigliere della lista Noi Con Salvini. Una rapida accelerazione per chiudere la consiliatura.
campidoglio