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    IL 2023 È STATO L’ANNO DELLA GRANDE FUGA DAI TELEGIORNALI - TUTTI I TG DELLA RAI E DI MEDIASET HANNO PERSO SPETTATORI MENTRE TGLA7 È L’UNICO CHE RIESCE A GUADAGNARE QUALCHE TELEMORENTE - A PASSARSELA PEGGIO È IL TG1: NELL’EDIZIONE DELLE 20 PERDE 336MILA, PUR CONSERVANDO ANCORA IL PRIMATO DEL PIÙ VISTO (24,7%) – SI ASSOTTIGLIA LA DISTANZA CON IL TG5 CHE REGISTRA, PERÒ, UN -149MILA SPETTATORI MENTRE IL TG DI MENTANA CATTURA 4MILA SPETTATORI IN PIÙ...


     
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    Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per "la Repubblica"

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    La grande fuga. Il 2023 è stato l’anno dell’esodo di massa dai telegiornali. Tutti: pubblici e privati.

    Sintomo di una conclamata disaffezione degli italiani, che preferiscono informarsi su altri media, abbandonando quelli tradizionali; nonché di un crescente “sgradimento” per i principali notiziari nazionali.

    gian marco chiocci foto di bacco gian marco chiocci foto di bacco

    A fare eccezione è solo il TgLa7, l’unico che riesce a guadagnare un po’. Mentre Rai e Mediaset soffrono parecchio, soprattutto l’emittente di Stato, che perde — e tanto — sia in termini di audience, sia di share.

     

    Per fare un calcolo totale: nell’anno appena passato, nella fascia serale, sono fuggiti dai telegiornali del servizio pubblico oltre mezzo milione di persone (578mila per l’esattezza), dai canali del Biscione 238mila, meno della metà. Enrico Mentana ne ha invece catturati 4mila in più.

    clemente mimun foto di bacco (3) clemente mimun foto di bacco (3)

    A passarsela peggio è il Tg1 di Gian Marco Chiocci, che nell’edizione delle 20 ha lasciato per strada 336mila spettatori e mezzo punto di share, pur conservando ancora il primato del più visto (24,7%). Ma la distanza dal Tg5 di Clemente Mimun si è assottigliata, nonostante l’ammiraglia Mediaset, nella stessa edizione, cali in media di 149mila teste e lo 0,4 di share.

     

    Simile il risultato del Tg2 di Antonio Preziosi, sprofondato al 5,8%: anche a lui nel 2023 è sfuggito mezzo punto di share (e 160mila ascoltatori). Va invece meglio al Tg3 e alla TgR, che pur perdendo ascolti — 82mila persone il primo, 68mila la seconda — guadagnano entrambi lo 0,4 sebbene trasmessi su una rete, la terza, devastata dai nuovi vertici del servizio pubblico, decisi a depurare l’ex fortino rosso di programmi e conduttori vicini alla sinistra. Chi gode, come detto, è il TgLa7 che avanza di uno 0,3 e raggiunge al 5,8 il telegiornale cadetto della Rai. Sostanzialmente stabili restano invece Studio Aperto (+0,1 di share) e il Tg4 (che scende dello 0,1).

    enrico mentana foto di bacco enrico mentana foto di bacco

     

    […] A cavallo tra Natale e la Befana, nei telegiornali è difatti scattata un’infornata di promozioni e moltiplicazione di poltrone […] Nelle redazioni si racconta infatti che almeno la metà della cinquantina di giornalisti beneficiati da uno scatto di carriera sono stati sollecitati a cancellarsi dall’Usigrai per iscriversi a Unirai, il nascente sindacato meloniano che intende far concorrenza alla storica rappresentanza interna, ritenuta troppo sbilanciata sulle opposizioni.

     

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    Complessivamente già in 200 avrebbero abbandonato, anche se l’Usigrai non appare preoccupata: «Quando nel ’94, con Berlusconi appena insediato, nacque il Singrai se ne andarono in 300, ma non fecero molta strada». Una manovra pilotata dal settimo piano di Viale Mazzini per fidelizzare le truppe e assegnare le leve di comando a chi risponde ai nuovi potenti.

     

    A fare impressione sono i numeri. Alla Testata regionale sono stati nominati tre condirettori e sei vicedirettori, come mai si era mai visto prima. Ad affiancare il direttore Alessandro Casarin, vicino alla pensione, sono stati confermati Roberto Pacchetti (d’area Lega) e Carlo Fontana (in quota Pd), mentre Carlo Gueli è la novità imposta da Giuseppe Conte. Stessa proporzione per i vice.

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    Tutti ingaggiati per seguire, ciascuno per la propria parte, le imminenti elezioni amministrative e regionali. Al Tg2 sono invece arrivate oltre una ventina di promozioni: 17 di line, ossia capiredattori, vice e capiservizio; il resto ad personam per meriti speciali, come quelli conquistati da Manuela Moreno, pupilla dell’ex direttore ora ministro Gennaro Sangiuliano, che conduce il Tg2 Post. Idem alla Radio, dove il direttore Francesco Pionati ha nominato cinque caporedattori centrali e 4 inviati, in attesa di riempire con il job posting altrettante caselle.

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    Come tutta questa voracità si possa sposare col mezzo miliardo di disavanzo in bilancio è un mistero. Che oltretutto rischia di premiare pochi e penalizzare tutti gli altri. I vertici Rai hanno infatti preannunciato al sindacato la disdetta del premio di risultato, calcolato su ascolti e margine operativo lordo, riconosciuto ogni anno ai giornalisti. […]

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