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    VAFFANCULO ITALIA - IL 24ENNE ALBANESE ALBANO DOVA EVADE DAI DOMICILIARI A TREVISO, TORNA IN PATRIA E PRENDE PER IL CULO LE AUTORITÀ ITALIANE (E LE SUE VITTIME) METTENDO SU FACEBOOK LE FOTO FATTE AL BAR CON UN'AMICA - L’UOMO, CHE HA MASSACRATO DI BOTTE UN CAMERIERE CAUSANDOGLI DANNI PERMANENTI, E’ RIUSCITO A MANOMETTERE IL BRACCIALETTO ELETTRONICO E…


     
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    Denis Barea e Alberto Beltrame per https://www.ilgazzettino.it

     

    Agli arresti domiciliari c'è rimasto solo qualche giorno. Poi ha manomesso il braccialetto elettronico e, prima dell'arrivo delle forze dell'ordine, è partito per l'Albania. E da lì, neanche ventiquattrore dopo, ha cominciato ad aggiornare le foto del suo profilo Facebook, mettendosi in bella mostra con una ragazza mentre sorseggia una birra o si gode un pranzo nella città di Elbesan, beffeggiando così delle autorità italiane.

     

    ALBANO DOVA ALBANO DOVA

    «Per quelli che ci odiano» ha scritto il 24enne albanese Albano Dova il 6 febbraio in un post preceduto il giorno primo dall'annuncio: «Domani a quest'ora sarò in Albania». La sua evasione dagli arresti domiciliari è uno smacco non solo perché la misura era stata disposta affinché non si avvicinasse più alla fidanzata, ma anche perché il 24 enne è già stato rinviato a giudizio con l'accusa di lesioni gravissime per un'altra vicenda: è uno dei componenti della banda di quattro picchiatori che la notte del 13 novembre 2016, a Preganziol, massacrò di botte Massimo Biasotto, 40enne cameriere che, a seguito delle ferite riportate nell'aggressione, fu ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Treviso e tenuto a lungo in un coma farmacologico da cui si è risvegliato accusando gravi danni neurologici permanenti.

     

    LA FUGA

    Albano Dova, nato in Albania e residente a Preganziol, è evaso dagli arresti domiciliari dalla casa dei genitori a Mogliano dove era finito in seguito ad una ordinanza di misura cautelare. Era stato arrestato il 27 gennaio in seguito alla denuncia per lesioni e maltrattamenti fatta ai carabinieri di Mogliano dalla sua ex.

    BRACCIALETTO ELETTRONICO BRACCIALETTO ELETTRONICO

     

    Nella notte tra il 2 e il 3 febbraio, Dova ha rotto il braccialetto elettronico che gli era stato imposto in considerazione della sua pericolosità su richiesta del sostituto procuratore Mara De Donà, titolare del fascicolo di indagine per le lesioni e i maltrattamenti alla compagna. E così è riuscito a fuggire, diretto verso l'Albania. Quando l'allarme per la manomissione del braccialetto è scattato i carabinieri di Mogliano hanno subito mandato una pattuglia nella casa dei genitori ma il 24enne aveva già fatto perdere le proprie tracce.

     

    LE IMMAGINI

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    Che Dova sia ora nel paese d'origine lo testimoniano le fotografie pubblicate sul suo profilo Facebook: una in particolare, risalente a pochi giorni dopo l'evasione, lo ritrae tranquillo al bar. Pensa di poterla fare franca, ed è abbastanza sfacciato da sfidare gli inquirenti mettendo in rete quelle immagini di lui sorridente, lontano dai guai giudiziari e dalla richiesta di 200 mila per risarcimento dei danni formulata dal legale di Massimo Biasotto, l'avvocato Marco Furlan.

     

    LE CONTRO MOSSE

    Ma la Procura di Treviso è sulle sue tracce già dai giorni successivi alla fuga. I sostituti procuratori De Donà e De Bortoli, quest'ultimo titolare delle indagini sul pestaggio ai danni di Biasotto, stanno ora valutando quali iniziative prendere per far cessare la latitanza e tra i provvedimenti al vaglio della Procura c'è anche la richiesta di emissione di un mandato d'arresto internazionale.

     

    L'UDIENZA

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    Mentre Dova era al riparo in Albania, a Treviso si è svolta l'udienza preliminare per il pestaggio del 13 novembre. Secondo gli investigatori lui, insieme a un cittadino serbo e due italiani, tutti ventenni o poco più, si avventò su Biasotto dopo un violento alterco avvenuto all'interno del locale Oste Goloso di Preganziol. Calci pugni e poi colpi con assi di legno e gambe dei tavolini esterni del bar, inferti a Biasotto poco dopo la chiusura dell'osteria. Era stata la stessa vittima a riconoscere Dova e il serbo, mentre le successive indagini dei carabinieri avevano permesso di risalire agli altri due presunti responsabili dell'aggressione. Poi la denuncia dell'ex fidanzata, l'arresto su ordinanza e i domiciliari durati giusto il tempo di programmare la fuga.

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