Bernardo Basilici menini Lodovico Poletto per “la Stampa”
edoardo di pietro metalaureato
Edoardo Di Pietro, 25 anni, da Colle val D'Elsa, si laurea domani mattina all'Università di Torino. Ed è il primo in Italia - e qualcuno dice anche nel mondo - che lo farà in contemporanea sia dal vivo che sul Metaverso. Che poi è il mondo che non c'è, l'universo virtuale, dove non agisci tu, ma il tuo avatar. Che, però, fa e dice le cose che vuoi dire tu. E se ti infili dei particolari congegni sulle mani, sulle gambe e sulla testa, si muove anche come l'essere umano che rappresenta. Nel caso di Edoardo, dirà esattamente le cose che sta dicendo lui nella sala tesi dell'università di Torino.
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Di cosa parlerà il laureando? Facile: del Metaverso. E qui sta la bellezza della cosa: questo studente del corso di Comunicazione, Ict e Media di Unito spiega «quel mondo» standoci dentro. Dal vivo, davanti a lui, ci sarà la commissione e il suo relatore, oltre a mamma Maria, babbo Angelo e il fratello Giulio. Nel Metaverso - dal punto di vista degli accademici, non si ancora (tranne che per il relatore), ma ovviamente i docenti che accetteranno di entrarci con i rispettivi avatar saranno i benvenuti.
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Gli altri, invece, sono amici di Edo che vivono lontani, e persone incontrate in questi anni a Torino, oppure mentre faceva il tirocinio in una agenzia di comunicazione. E ci sarà pure la sua fidanzata, che si chiama Caterina, ha 25 anni, ed è in Giappone, dove sta studiando lingue dell'Asia e dell'Africa. E se potessero interagire magari lei gli farebbe anche ciao ciao con la mano, o stringerebbe i pugni nel gesto di chi ti dice «Forza, vai, fatti onore».
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A chi gli domanda se è emozionato lui adesso dice: «Sì, certamente». E non è solo una cosa di pancia: «Quando sei il primo a fare una cosa, sei il precursore di tutto ciò che verrà dopo di te. Quindi hai delle responsabilità enormi. Insomma: diventi uno standard del futuro». Specie se per laurearti hai scelto di spiegare un mondo che tutti gli indicatori economici, e non soltanto, ipotizzano in crescita. Un mondo nel quale trovi tutto, anche l'arte. Anche il cibo. Anche gli oggetti da collezione. Che hanno valore, un valore in moneta elettronica. E che possono essere venduti oppure collezionati. Nel Metaverso.
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Come gli sia venuta questa idea è presto detto. Nell'inverno del 2020 l'agenzia di comunicazione in cui stava facendo il tirocinio ha deciso di organizzare la festa di Natale virtuale. Il Covid imperversava e stava facendo saltare anche le riunioni di famiglia, spostarsi non era possibile. E gli assembramenti erano stra vietati. «Ma il Ceo di quell'agenzia voleva un ritrovo per l'occasione» racconta Edoardo.
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E allora dopo averne parlato per un po' hanno deciso di fare nel Metaverso. In che ambiente? Nello spazio di un gioco stranoto in tutto il mondo: Minecraft. «Abbiamo fatto tutto lì: ognuno con il suo avatar personalizzato. Il Ceo ha fatto i saluti, poi ci sono stati i brindisi, i giochi e le chiacchiere».
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Com' è ovvio che sia la sua tesi parlerà anche di questa festa, negli ambienti di un videogioco, che non è semplice semplice come il vecchio Pac-Man, ma è una roba articolata e complessa.
Ecco, è lì che è iniziato tutto. Che è nata l'idea della tesi nel Metaverso, che parla di Metaverso. Perché?
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Edoardo ha le dice chiarissime: «È un argomento al passo con il presente. Si sente molto nominare, ma quasi nessuno saprebbe spiegare davvero che cosa sia. E poi questo è un argomento che mi appassiona, mi incuriosisce, e in un certo modo anticipa i tempi». E poi c'è l'orgoglio: «Ma non lo faccio per sentirmi dire che sono bravo». E comunque: «Questo è un punto di partenza e non mi dispiacerebbe continuare a lavorare nell'ambito».
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Come? Il piano non lo svela. E forse è ancora un po' da mettere a punto. Per intanto parla Luciano Paccagnella, il presidente del corso di studi in «Comunicazione, Ict e Media». Che è orgoglioso della scelta del suo allevo: «Noi siamo costantemente impegnati nell'osservare il mutamento sociale e tecnologico, ma anche senza facili entusiasmi. Quello che cerchiamo di fare è coltivare la curiosità e la creatività degli studenti. Questa tesi va nella giusta direzione». Che non vuol dire avere un 110 e lode con tanto di bacio accademico assicurato, ma è comunque un buon punto di partenza.
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Edoardo, intanto, si dedica alla messa a punto degli ultimi dettagli. Il look è importante: «Dal vivo indosserò un completo blu, con camicia azzurra, ma senza cravatta. Nel Metaverso no: mi presento in versione casual: jeans e felpa bianca». Motivo? «Lì non c'è un dress code: ognuno si veste come più gli piace». E così sia. In attesa di sapere il voto - che sarà poi trascritto su una pergamena virtuale da lasciare nel Metaverso - il suo relatore, Michele Cornetto si frega le mani: «Che belli i ragazzi che mettono la testa avanti ed esplorano nuove frontiere». Edoardo sorride. E sorriderà anche venerdì. In modo virtuale.