Estratto dell’articolo di Stefano Cappellini per “la Repubblica”
PIETRO TIDEI
«Vuole vedere la stanza dove è successo il fatto?». Siamo al secondo piano del Municipio di Santa Marinella, che non affaccia sul mare né sulle perle architettoniche di questa cittadina in provincia di Roma: da qui non si vede la villa Saracena dell’architetto razionalista Luigi Moretti né l’hotel Le Palme dove si è spiaggiata questa estate anche Giorgia Meloni, solo le meno affascinanti palazzine degli anni Sessanta e Settanta.
A parlare è il sindaco Pietro Tidei e «il fatto», come lo chiama lui, è ormai noto ai più: sesso in Comune.
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La saletta si trova proprio accanto al suo ufficio di rappresentanza, alle cui pareti, insieme alla foto di Mattarella, c’è quella di un giovane e sempre baffuto Tidei che solleva il pugno del leader dell’Olp Yasser Arafat: «Il giorno in cui gli diedi la cittadinanza onoraria di Civitavecchia. Ho fatto tanto per i palestinesi…».
PIETRO TIDEI
Il problema è che, secondo i detrattori, Tidei avrebbe fatto molto, e non sempre in modo trasparente, anche per altri, ma ci arriviamo tra poco.
Perché in questa storia che pare l’incrocio tra un film di Pietro Germi e uno del filone Banfi/Montagnani, nulla è come sembra a prima vista e trovare un capo e una coda ai fatti non è semplice. Di certo c’è che Tidei, da denunciante e accusatore, ora si trova di fatto anche nei panni dell’accusato, sebbene al momento non ci sia alcun atto di indagine nei suoi confronti.
Non è nemmeno esatto dire che il sindaco sia vittima dell’inchiesta da lui innescata. Le cimici che hanno immortalato gli incontri intimi non sono state messe dopo la sua denuncia, c’erano già. A metterle, si spera, non è stato Roberto Angeletti, il consigliere d’opposizione indagato (il 12 ottobre si decide sul rinvio a giudizio per lui e gli altri), che di mestiere, cosa fa? Il consulente della Procura di Civitavecchia proprio per le intercettazioni.
pietro tidei 9
Chi ricatta chi? Chi impiccia e chi imbroglia? Come si evince da altre intercettazioni, pubblicate ieri da La Verità, la stessa denuncia di Tidei è stata più sollecitata che spontanea. «Tutto vero – spiega il sindaco – io non volevo denunciare perché avevo capito che politicamente il complotto contro di me era già fallito. Ma i carabinieri hanno insistito, mi hanno detto che avevano elementi a supporto dell’accusa».
Ecco già un altro inghippo, perché dai colloqui intercettati tra Tidei e il comandante della stazione locale dei carabinieri, lo stesso che l’ha sollecitato a denunciare, salta fuori che il sindaco si è messo a disposizione del militare per aiutarlo a trovare un posto alla moglie che studiava da operatore socio-sanitario. Tidei si difende: «Ma ha capito di che lavoro parliamo? Assistenza agli anziani… Ché poi, se io chiamassi una struttura privata per sapere se hanno bisogno di personale, e non l’ho fatto, che reato sarebbe?».
Tidei smentisce anche altri favori e raccomandazioni emerse dagli ascolti. «Il dipendente comunale che avrei stabilizzato? Bravissimo, ha fatto il concorso e non è arrivato tra i primi tre. Gli hanno chiesto un diploma per lavorare col decespugliatore... La raccomandazione per una conoscente alle Ferrovie? Ho ricevuto il curriculum e non l’ho girato. La signora che avrei aiutato a diventare vigilessa? Ma se è arrivata quasi ultima al concorso! La verità è che come tutti i sindaci sono sommerso da richieste di aiuto».
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Resta l’altro sospetto: al marito della signora ripresa in intimità con Tidei, che è un militante di Rifondazione, era stata proposta una consulenza sul rischio idrogeologico. «Vero, l’avevo sondato per capire se aveva disponibilità e competenza, mi ha detto “no” e non se n’è fatto nulla. Quello che è successo tra me e la signora non c’entra nulla».
L’altro epicentro della storia è a Santa Severa. Qui ha il suo regno l’imprenditore “nemico” di Tidei, Fabio Quartieri, proprietario del ristorante L’isola del pescatore, molto frequentato dai romani, ben considerato in quella fetta di Capitale che può spendere 25 euro per dei tagliolini allo scoglio.
A gestirlo sono i gemelli Marco e Stefano, nipoti di Fabio, amicissimi di Vito Scala, factotum di Francesco Totti: è all’Isola che il Capitano chiese la mano di Ilary Blasi. Secondo Tidei la scatola nera della vicenda è tutta lì: «Buona parte della veranda del ristorante è abusiva e la sanatoria è risultata irregolare. In più volevano aprire uno stabilimento davanti al locale, dove ora c’è la spiaggia libera. Io gli ho detto: mica si può fare».
PIETRO TIDEI E ROBERTO ANGELETTI
Però, sindaco, siamo sicuri che non ci siano altre confessioni da fare? «No, è successo tutto in quella stanza, una volta sola». E l’altra donna? «Forse potrebbe esserci stato un episodio goliardico, una signora che alza la gonna per mostrare come è dimagrita. Aspetto di vedere i video per ricordare. Mia moglie dice che ho l’Alzheimer. Povera, dopo 53 anni di matrimonio non se lo meritava.
Si è incazzata ma mi ha perdonato, ora partiremo qualche giorno insieme ». La signora del primo video dice che lei dovrebbe dimettersi: «Non lo farò. Con lei ci conosciamo da una vita, e anche con il marito, sono brave persone». L’hanno perdonata anche i suoi quattro figli? «Sì, ora spero non leggano i messaggi sul mio Facebook, si complimentano tutti che alla mia età... sì insomma, ci siamo capiti».
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