da www.dailymail.co.uk

le tensioni fra Dassanech sono aumentate con lo sfollamento

Il popolo di Dassanech, in Etiopia del Sud, celebra la cerimonia di riconciliazione tra i due clan in guerra che vivono nello stesso territorio lungo il fiume Omo. Hanno AK-47 sulle spalle ma occhi gioiosi. Il rituale di pace è stato immortalato dal fotografo Eric Lafforgue.

Il culmine arriva quando sventrano le mucche e si cospargono il corpo con una mistura di sterco, succhi gastrici e interiora. Tutti, nessuno escluso. Si aiutano a vicenda per l'operazione, le mamme cospargono i figli, gli amici la applicano ai compagni: è considerato un atto di gentilezza e un omaggio agli animali che venerano.

La festa si conclude con un barbecue, dove vengono serviti prima i guerrieri, seduti in cerchi concentrici, dai più anziani ai più giovani. I bambini rosicchiano i resti. Molti guerrieri hanno una penna in testa come trofeo: significa che hanno ucciso un animale selvaggio o un nemico.

Per il barbecue ci si siede in cerchi concentrici

Il rituale può apparire disgustoso, eppure è significativo. Qui di solito non si uccidono bestie e mangiare carne è un lusso. Le mucche sono costose, per chiedere in sposa una donna bisogna offrirne dieci alla sua famiglia.

I Dassanech sono pastori nomadi, ne sono rimasti circa duecentomila. Il loro stile di vita è minacciato dai progetti del governo, che vuole modernizzare la zona e ha costruito una diga per irrigare le nuove fattorie nate nei dintorni.

Molte tribù sono state costrette a lasciare la loro terra e hanno sofferto la fame. C'è stata un'impennata del traffico del bestiame, che poi è la fonte del conflitto fra i clan Dassanech. In un posto dove le risorse sono così limitate, il controllo del territorio significa sopravvivenza.

In Etiopia mangiare la carne diventa un lusso

Le donne della tribù sono famose per la loro bellezza e per gli ornamenti. Sono brave a realizzare manufatti da vendere ai mercatini. Da qualche anno hanno cominciato a usare tappi di bottiglia per creare i gioielli.

I Dassanech non si separano mai dal fucile