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    "IL BASE JUMPING È UNA ROULETTE RUSSA" - L’ISTRUTTORE DI PARACADUTISMO, PAOLO GIANSANTI, RACCONTA I PERICOLI DELLO SPORT CHE, DAL 1981, HA MIETUTO 473 VITTIME IN TUTTO IL MONDO - L’ULTIMA È IL 62ENNE ALESSANDRO FIORITO, CHE SI È LANCIATO CON LA TUTA ALARE DALLA PARETE DEL FORCELLINO, A LECCO - GLI SVALVOLATI CHE LO PRATICANO PROVANO A SPIEGARE PERCHÈ LO FANNO: "È LA SENSAZIONE DI VOLO PIU' PURA..." 


     
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    Estratto dell’articolo di Riccardo Bruno per il “Corriere della Sera”

     

    ALESSANDRO FIORITO ALESSANDRO FIORITO

    L’ultima vittima, Alessandro Fiorito, morto lanciandosi dalla parete del Forcellino, era un base jumper esperto. Pilota e paracadutista, 62 anni, era conosciuto da tutti nella piccola tribù di chi insegue il sogno antico di guardare il mondo come un uccello. Una comunità ristrettissima, che in Italia non supera il centinaio di praticanti, tremila in tutto il mondo.

    Pochi ma con una visibilità straordinaria quando per esempio mettono in rete i video delle loro planate ai limiti del possibile.

     

    «La sensazione che ti dà la tuta alare è difficile da descrivere. Significa volare senza premere pulsanti o azionare leve, utilizzando solamente il proprio corpo. È la sensazione di volo più pura». Marco Milanese, 36 anni, guida alpina e scalatore, è un atleta della Phoenix-Fly, fondata dal croato Robert Pecnik, uno dei pioneri sulla scia del francese Patrick de Gayardon.

     

    MORTI BASE JUMPING MORTI BASE JUMPING

    […] La «Base fatality list» aggiorna l’elenco dei base jumper che hanno perso la vita: dal 1981 ad oggi sono 473, un numero altissimo. Milanese, autore del libro Volare le montagne, conosce bene i rischi a cui va incontro. «In altre discipline se sbagli hai il tempo di fermarti e rimediare. In questa no». E ribalta il modo comune di pensare: «Noi non cerchiamo di evitare il pericolo. Quando ti lanci tecnicamente sei morto, a quel punto dobbiamo fare qualcosa per salvarci».

     

    BASE JUMPING BASE JUMPING

    Come è facile da intuire, non basta solo il coraggio, serve anche una non trascurabile preparazione. Innanzitutto bisogna essere già paracadutisti esperti con alle spalle almeno 200 lanci. A quel punto si può provare la tuta alare, prima lanciandosi da un aereo e poi eventualmente anche praticando il base jumping.  Base è l’acronimo di Buildings (edifici), Antennas (torri), Span (ponti) ed Earth (scogliere o montagne). Insomma tutte quelle pareti (alte almeno un centinaio di metri) che permettono di lanciarsi e aprire un paracadute. […]

     

    base jumper base jumper

    I luoghi dove si pratica non sono molti: in Italia il monte Brento o Pietra Murata in provincia di Trento, oppure il Forcellino nel Lecchese. Posti purtroppo celebri anche per le tragedie. «Molte ad esempio avvengono perché il paracadute si apre nella direzione sbagliata, spingendoti conto la roccia» spiega Paolo Giansanti, istruttore, fondatore di Scuola di paracadutismo.it e consulente per il Tribunale in diversi incidenti. Il suo giudizio sul base jumping è netto. «Chiamarla disciplina è un ossimoro: di disciplinato non c’è nulla».

     

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    Aggiunge: «Il paracadutismo ad esempio ha tutta una filiera normativa e burocratica. La scuola deve essere autorizzata dal ministero, gli istruttori devono possedere la licenza, gli spazi aerei dove ci si lancia sono delimitati, il pilota abilitato e tutti i paracaduti omologati. Nel base jumping non c’è niente di tutto questo. Senza contare che chi si lancia con il paracadute ne ha un secondo di sicurezza e infatti gli incidenti sono statisticamente rarissimi. Il Base jumping invece assomiglia piuttosto a una roulette russa». […]

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