mario draghi
- DRAGHI RISPONDE PER LE RIME AL CAPO DI DEUTSCHE BANK
DAGONOTA - Secondo Bloomberg, Draghi nel suo discorso di ieri ha risposto ai commenti del CEO di Deutsche Bank, Christian Sewing, che si era lamentato dei tassi negativi (''saranno la rovina del sistema bancario''). Draghi ha detto ai giornalisti riuniti a Francoforte che i costi delle banche europee sono ''completamente sballati'', e che la necessità di adattare il modello di business alla digitalizzazione ''è molto più urgente dell'essere arrabbiati per i tassi negativi''.
- BANCHE DEL NORD EUROPA CONTRO DRAGHI
Dall'articolo di Domenico Conti per l'Ansa
Nel frattempo, però gli ostacoli sulla via del nuovo 'bazooka' di Draghi sono aumentati. Vuoi perché Draghi è agli sgoccioli del mandato (termina il 31 ottobre), dunque un po' indebolito. Vuoi perché in molti vorrebbero mettere i puntini sulle 'i' con Christine Lagarde, la francese che gli succederà nel segno della continuità con la linea interventista dell'italiano.
christian sewing ceo deutsche bank
E una delle ragioni che circolano in ambienti tedeschi è che Draghi avrebbe forzato un po' la mano legando le mani al consiglio direttivo, facendo assaporare ai mercati una mossa dopo la quale un dietrofront provocherebbe uno scossone. Non c'è solo l'opposizione al Qe espressa da settimane dai governatori 'falchi' di Paesi come Germania, Austria, Finlandia Olanda e dalla consigliera esecutiva (tedesca) Sabine Lautenschlaeger.
C'è anche la posizione prudente di Francois Volleroy de Galhau (Banca di Francia) (…) E i problemi non si limitano al Qe: un tasso sui depositi che scende ancor più sotto zero comprime i margini d'interesse bancari.
draghi
I colossi europei, a partire da Deutsche Bank, gridano l'allarme da anni. Anche l'Abi, in una lettera inviata dal Presidente Antonio Patuelli e dal dg Giovanni Sabatini a Draghi e al governatore di Bankitalia Ignazio Visco, fa presente "la necessità che la prosecuzione di una politica monetaria altamente accomodante sia accompagnata da misure che ne mitighino gli effetti negativi sulla redditività delle banche, quali, ad esempio, un sistema a più livelli per la remunerazione delle riserve". Goldman Sachs, in un report, stima che dal 2014 a oggi le banche europee ci hanno rimesso qualcosa come 24 miliardi.
Così tanti soldi, per un'industria già in ginocchio, da rendere "fondamentale che un tiering accompagni ulteriori tagli dei tassi". Funzionerebbe così: una porzione dei depositi a un giorno di liquidità che le banche fanno alla Bce sarebbe esentata dal dover versare alla Bce un tasso pari a 0,5 o 0,6% (questa è la conseguenza dei tassi negativi). E per addolcire la pillola è in arrivo il nuovo Tltro. Draghi, insomma, dove essere assai creativo: perché a molti appare ormai chiaro che i tassi negativi rischiano di spingere le banche a dare meno prestiti, disfando così ogni giorno la tela costruita dal presidente della Bce per stimolare l'economia europea.
- BANCHE, I TASSI NEGATIVI SONO COSTATI 23 MILIARDI PRESSING PER LO SCONTO
draghi merkel
Dall'articolo di Alessandro Graziani per ''Il Sole 24 Ore'' del 10 settembre 2019
Dal 2014 a fine 2018 la politica dei tassi negativi sui depositi praticata da Bce ha generato perdite per oltre 23 miliardi nei conti delle banche europee. Solo nel 2018 si calcola che il danno economico sia stato di 7,5 miliardi. (…) In particolare - secondo una recente analisi di Goldman Sachs - tra le banche tedesche, francesi e del Benelux che, avendo circa l' 80% della liquidità parcheggiata in Bce, sarebbero le più danneggiate dall' ulteriore ribasso dei tassi negativi Secondo le analisi dell' agenzia Scope Ratings, «ogni ulteriore taglio di 10 punti base dei tassi sui depositi costerebbe almeno 1,7 miliardi alle banche europee».
- TRUMP DURO: «COSÌ SVALUTATE L'EURO LA FED SEDUTA, SIAMO STATI ANTICIPATI»
Flavio Pompetti per ''Il Messaggero''
«E la Fed è ferma. Seduta! Seduta! Seduta!». Donald Trump, furioso dopo l'annuncio del taglio dei tassi sull'euro da parte di Mario Draghi, torna a prendersela con il suo bersaglio preferito: il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. «La Bce con una mossa repentina taglia dieci punti base - twitta il presidente - Lavorano con successo a deprezzare l'euro nei confronti del dollaro forte, e questo danneggia le nostre esportazioni. Loro guadagnano ogni volta che emettono debito, mentre noi dobbiamo pagare gli interessi!».
Christian Sewing Deutsche Bank
Questa semplificazione - semplificazione oggettivamente eccessiva - della strategia monetaria delle due banche centrali nasconde il vero nocciolo del problema per l'amministrazione Usa. Lo sforamento della spesa pubblica e la crescita precipitosa del debito sovrano stanno gravando sulle casse del Tesoro al ritmo approssimativo di 1,6 miliardi di dollari al giorno. E la generosa regalia concessa con la riforma fiscale alle imprese non ha portato l'effetto sperato di una spinta agli investimenti produttivi, e il Pil è depresso, grazie anche alla aggressiva politica commerciale voluta dal presidente.
In questo quadro complesso di concause che frenano l'economia nazionale, Trump vorrebbe che Powell lo sollevasse da ogni problema con i tagli al costo del dollaro o con una combinazione di Quantitative easing che equivarrebbe all'immissione di valuta nel sistema finanziario, anche a costo di alimentare l'inflazione, che ad agosto ha fatto segnare l'impennata più significativa di tutto il 2019.
CHRISTINE LAGARDE
LA RISPOSTA
Powell ripete all'infinito che non si piegherà alle pressioni politiche, ma l'iniziativa della Bce di fatto lo mette di fronte a una strada obbligata: il prossimo mercoledì il direttivo della Fed non potrà che ridurre di un altro quarto di punto (da 2,25% a 2%) gli interessi sull'overnight bancario, i fondi che le banche negli Usa prendono in prestito dalla Fed dopo la chiusura quotidiana, per soddisfare i parametri di liquidità richiesti dai regolamenti. La squadra degli economisti di Trump sta esplorando ogni possibile alternativa per attenuare la pressione fiscale della montagna del debito pubblico di 22.000 miliardi di dollari.
Il tesoriere Mnuchin ha confermato ieri che sta studiano seriamente l'ipotesi di emettere obbligazioni federali di corso cinquantennale, nella speranza di piazzarle ad almeno un punto percentuale sotto quelle già circolanti con trenta anni di scadenza. E ne avrebbe già parlato con gli investitori e presto estenderà la discussione ai rappresentanti dei governi alleati.
DONALD TRUMP JEROME POWELL
Sul piano internazionale la preoccupazione resta il rallentamento della crescita globale; una frenata che l'Ocse ha denunciato essere arrivata al punto più alto degli ultimi sei anni per i venti Paesi a maggior sviluppo industriale. Il fenomeno è influenzato dai tanti elementi di instabilità, ma la guerra commerciale in atto tra Usa e Cina è il più grave.
Dalle due capitali ieri sono arrivati per l'ennesima volta modesti segnali di disgelo: la Cina è tornata a promettere la riapertura degli acquisti di carni e di prodotti agricoli made in Usa, e una maggiore apertura del suo mercato interno alle aziende statunitensi. Da Washington è giunta la decisione di rinviare l'entrata in vigore del rincaro dei dazi di ultima generazione, quelli che sarebbero dovuti partire il primo di ottobre su 250 miliardi di dollari di valore in importazioni. Segnali di buona volontà, in attesa degli incontri di vertice a New York a fine mese, durante l'apertura dei lavori dell'Onu, e della ripresa delle trattative tra le delegazioni commerciali dei due paesi all'inizio di ottobre a Washington.
JEROME POWELL