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2. I FRANCESI SONO ACCUSATI DEL FIASCO DELLA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE
Dagotraduzione dal Daily Mail
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Qualcosa è andato storto sabato sera a Parigi, alla finale di Champions League tra Real Madrid e Liverpool che si è disputata allo Stade de France. La partita è iniziata con 37 minuti di ritardo perché i tifosi sono rimasti imbottigliati fuori dallo stadio. Secondo i dirigenti della Uefa e la polizia francese, a creare l’imbuto è stato l’arrivo improvviso di migliaia di tifosi del Liverpool (si è parlato di 40.000 persone) senza biglietto o con biglietti falsi. Questo avrebbe creato notevoli disagi, intasando l’ingresso ai tornelli e costringendo la polizia a sparare fumogeni e caricare la folla quando a un certo punto gli spettatori si sono lanciati contro i cancelli.
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Ma i tifosi, gli osservatori della polizia britannica, avvocati e gruppi di sostenitori hanno invece accusato il malfunzionamento dei tornelli, che non avrebbero riconosciuti biglietti validi portando all’allontanamento di tifosi che avevano legittimamente acquistato il titolo. A questo si sarebbe aggiunto lo sciopero dei treni, che avrebbe costretto gli spettatori a viaggiare ammassati sui mezzi a disposizione, la mancanza di preparazione e la carenza di personale.
Il difensore del Liverpool Andy Robertson ha raccontato che gli amici a cui aveva dato i biglietti sono stati respinti perché i tornelli non hanno riconosciuto i loro QR Code. Problemi simili sono stati segnalati dai media, dagli ospiti Vip e dai membri anziani del Liverpool. Alcuni hanno raccontato di essere rimasti in fila per più di due ore prima di entrare.
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Ben Jacobs, giornalista che ha partecipato alla finale per CBS News, ha twittato che «i fan del Liverpool non sono arrivati» in ritardo «e che chiunque abbia biglietti falsi o senza biglietti non è da biasimare. La rotazione della UEFA e della polizia francese non è corretta. Ci sono stati scioperi dei treni, strade scarsamente bloccate e alla fine polizia pesante».
La polizia del Merseyside, che ha inviato osservatori alla partita, l'ha descritta come «la peggiore partita europea che abbia mai giocato o vissuto» e ha affermato che «il comportamento dei tifosi ai tornelli è stato esemplare in circostanze scioccanti».
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Ron Irvine, un sostenitore di 82 anni che è stato coinvolto nel caos, ha detto: «L'unica cosa peggiore è stato Hillsborough. So che non dovresti usare quelle parole alla leggera, ma avrebbe potuto essere così brutto».
Oggi a Parigi si terrà un incontro tra polizia francese, governo e funzionari sportivi. Amélie Oudéa-Castéra, il ministro francese dello Sport, è intervenuta questa mattina prima dell'incontro, ribadendo le accuse mosse per la prima volta da Didier Lallement - il capo della polizia di Parigi - secondo cui un gran numero di tifosi in possesso di biglietti "falsi" sarebbero stati i responsabili del caos.
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«C'è stato un grande afflusso di tifosi del Liverpool con e senza biglietti, tra cui 30.000 o 40.000 con biglietti falsi», ha detto alla stazione radio francese RTL. «Ciò ha creato una pressione eccezionale sui servizi di sicurezza allo Stade de France. Dobbiamo capire da dove provengono questi biglietti contraffatti».
Ma Pierre Barthélemy, avvocato che difende i tifosi francesi del Liverpool, ha detto che la storia dei biglietti falsi è una «scusa opportunistica» che gli organizzatori hanno utilizzato per coprire le loro mancanza, e ha aggiiunto che i tifosi «hanno mantenuto la calma nonostante l’attesa infinita, la mancanza di informazioni e il gas lacrimogeno». È d’accordo con lui Ronan Evai, direttore generale di Football Supporters Europe, che ha spiegato che «i biglietti falsi» sono una questione marginale che colpisce quasi tutti i principali eventi sportivi e che in genere viene affrontato senza problemi. «Ora dobbiamo porci la domanda se la Francia avesse la capacità di organizzarlo viste le ripetute difficoltà organizzative intorno allo Stade de France che avevamo già visto a Euro 2016, in alcune finali di Coppa di Francia. Questi sono problemi che sono vecchi, che sono noti, che sono molto importanti», ha detto a FranceTVInfo.
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La finale era stata spostata da San Pietroburgo a Parigi tre mesi fa per via delle sanzioni alla Russia innescate dalla guerra in Ucraina.
2. IO E MIO FIGLIO IN LACRIME NELLA CALCA DELLO STADE DE FRANCE, OSTAGGIO DI POLIZIOTTI OTTUSI: HO CREDUTO DI MORIRE
Dal napolista.it
Sono circa 24 ore che ci penso, il Real ha vinto la Champions, abbiamo vissuto sensazioni fortissime, festeggiato per buona parte della notte, ma non riesco a non pensare alla scandalosa organizzazione della Uefa e di Parigi per la finale di ieri sera. Io so di aver rischiato davvero la vita, come mai in vita mia. Ma non solo io e la mia famiglia, tra cui mio figlio Adriano di 9 anni. Con noi, tante altre famiglie con bambini anche più piccoli che sono entrati allo stadio in lacrime. Doveva essere una serata di festa per gli 80mila tifosi e appassionati di calcio arrivati davvero da tutto il mondo, alcuni addirittura dal Messico, e invece si è trasformata in un incubo grazie all’incompetenza e alla negligenza di chi ha organizzato l’evento.
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Innanzitutto hanno scelto uno stadio isolato, con poche vie di accesso (dopo la partita, il traffico è rimasto congestionato anche dopo le due di notte), uno stadio che doveva ospitare la finale di Champions tra Liverpool e Real Madrid, non una partitella di seconda categoria. Poi strettoie infinite in cui decine di camionette della polizia hanno costretto i tifosi a camminare per incanalarsi verso lo stadio.
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Già, sembravamo bestiame più che tifosi felici di andare ad assistere alla finale di Champions. Ovviamente le autorità si giustificheranno con il timore di problemi legati alla presenza dei tifosi inglesi, ma non è vero. Abbiamo fatto il viaggio d’andata sul treno della Rer e i tifosi del Liverpool erano mischiati con quelli del Real, si facevano i selfie insieme, cantavano e ridevano. E alla fine è stato proprio grazie a loro, alla voglia dei tifosi di fare festa e godersi la serata che non ci sono stati incidenti e non ci è scappato il morto. O i morti.
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Sono ancora immensamente felice per la serata di ieri, le emozioni vissute durante la partita, la vittoria. Ma non riesco a non ripensare alle lacrime di mio figlio e a quelle di tanti altri bambini, lacrime di terrore mentre eravamo stipati in fila, ammassati contro le transenne e la polizia vestita in tenuta anti sommossa per cercare di entrare allo Stade de France. Abbiamo realmente avuto paura di morire, certamente non pensavamo che saremmo riusciti a vedere la partita.
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Ci siamo mossi con grande anticipo arrivando allo stadio alle 18.30. Ingenui, pensavamo di essere in una grande capitale europea per un evento internazionale e quindi volevamo gustarci l’atmosfera della festa e fermarci con gli altri tifosi a cantare e bere birra, come abbiamo fatto in tantissime altre occasioni, compreso il Bernabeu per una semifinale di Champions dieci anni fa.
Invece ci siamo ritrovati in un incubo. Nessuna indicazione su come entrare allo stadio, solo camionette della polizia che sbarravano la strada e una fiumana di tifosi costretti ad ammassarsi in direzione obbligata senza sapere cosa ci aspettasse. Non un cartello, non un’indicazione, men che meno dei poliziotti in grado di dare informazioni. Abbiamo percorso un paio di chilometri penso, passando davanti a decine di accessi allo stadio rigorosamente chiusi. Perché? Non si sa. Quello che ci è stato detto è che i varchi erano due e basta.
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Alla fine ci siamo trovati di fronte a un imbuto creato dalle forze dell’ordine dove si era formato un vero carnaio. Ho ancora la pelle d’oca a pensarci. Siamo rimasti pazientemente in fila, ammassati l’uno sull’altro, per circa un’ora continuando a ripeterci che era impossibile che non facessero entrare, che forse c’era stato qualche problema e che la situazione si sarebbe sbloccata. Invece nulla.
Più il tempo passava e meno la fila si alleggeriva, anzi la situazione diventava sempre più pesante perché continuavano ad arrivare tifosi e il peso della folla aumentava. Il disastro era nell’aria ed eravamo assaliti dall’angoscia di non poter liberarci. Non potevamo fare niente, nemmeno uscire. I poliziotti ci tenevano costretti lì e sarebbero stati pronti a caricarci. Una massa di tifosi col biglietto che desiderava solo entrare allo stadio.
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A un certo punto ho chiesto di tornare a casa, avevo paura e con me Adriano. Ci siamo spostati all’esterno della fila dove c’erano decine di poliziotti e abbiamo chiesto loro il perché di tutto questo. Ci hanno risposto, con sufficienza, che erano controlli. Controlli? Ma anche negli aeroporti impiegano meno per i controlli.
Poi abbiamo cominciato a vedere insofferenza intorno a noi, bambini in lacrime, persone che si sentivano male. Mancava l’aria. La nostra richiesta alle forze dell’ordine era solo di far passare almeno le famiglie con i bambini. Inutile. Poliziotti integerrimi di fronte a bambini in lacrime. Finché non è arrivato un poliziotto più anziano, che forse aveva capito la gravità della situazione e ha concesso ai bambini di passare ma con un solo adulto. Dopo circa due ore di fila siamo passati io ed Adriano, lasciando papà in balia della folla.
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Abbiamo passato la mezz’ora più brutta della nostra vita. Sembrava di essere tra i pochi naufraghi che si erano messi in salvo dal Titanic. Intorno a noi tanti bambini ancora in lacrime e persone che aspettavano amici e parenti bloccati oltre le transenne e tenute in ostaggio dalla polizia per i controlli. Controlli poi che si limitavano ad appurare che avessimo il biglietto. ASSURDO!!!! Tutto quel casino, tutta quell’angoscia per un controllo biglietti.
Mezz’ora in cui Adriano non ha mai smesso di piangere e cercare il suo papà, circondati da poliziotti schierati e inutili che ci hanno guardato con sufficienza e hanno anche trattato in malo modo chi ha provato a far notare loro l’assurdità e la pericolosità di quanto accadeva. Gli unici che si sono avvicinati a noi e hanno rincuorato Adriano, sono stati i “temibili e pericolosissimi” tifosi del Liverpool che, gentili, si sono fermati per abbracciare e dare una pacca sulla spalla ad un bimbo visibilmente spaventato.
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Se i tifosi non si fossero comportati tutti correttamente, sarebbe stata una carneficina. L’impressione è che i poliziotti non aspettassero altro.
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