Da corriere.it
Lodovico Poletto per “la Stampa”
migranti no way generazione identitaria
L'elicottero rosso e quello blu sospendono l'operazione di pattugliamento alle 5 del pomeriggio. «Rien, on rentre» annunciano alla radio. Non c' è nessuno sulle montagne e nei canaloni. Non ci sono disperati con le scarpe da ginnastica e i trolley che arrancano nella neve, cercando di passare il confine. «Andiamo via», gracchiano ancora una volta le radio.
Giù al campo base di Nevache, piazzato a cento metri dalla chiesetta accanto alla quale quest' inverno c'erano i volontari che offrivano supporto ai migranti che riuscivano a passare il confine, sfidando neve, notte e morte, i ragazzi in piumino azzurro discutono tra loro e con quelli che passano.
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Sembra tutto come quest'inverno, a novembre, quando da queste parti era diventata evidente l'emergenza migranti. Soltanto che adesso ci sono quelli che i migranti non li vogliono. Che hanno steso una rete simbolica al colle della Scala, dove Francia e Italia si fondono e la neve è alta ancora più di un metro. Hanno marcato - metro più, metro meno - il confine in modo evidente. E chiarito a modo loro che è diventato invalicabile, perché presidiato da questo esercito di volontari arrivati in massa da Inghilterra, Danimarca, Austria e ovviamente Francia e Italia, per dire e fare una cosa che, da queste parti, nessuno aveva mai neanche osato sussurrare o immaginare: «Rimandiamo indietro i migranti». Impedirgli di passare.
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Con le reti, gli elicotteri, gli osservatori. E gli slogan scritti sul maxi stendardo steso sulla neve: «No way». Da qui non si passa. Questo non è il vostro Paese.
Sono quelli di «Generazione identitaria» a essersi inventati il primo respingimento di massa. Sono quelli della nave che voleva opporsi alle Ong che operavano nel Mediterraneo. Che soccorrevano in mare chi tentava la traversata su gommoni miserandi, ma riportava immediatamente indietro i disperati. Sono quelli della nave che, in quasi nessun porto, aveva accoglienza. Missione «Defend Europe» si chiamava.
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Prima era solo in mare oggi si è trasferita qui, in questo mondo di boschi e neve, rocce e dirupi, tra Italia e Francia, tra Bardonecchia e Nevache.
E se qualcuno pensa si tratti di una iniziativa estemporanea, destinata a finire quando il sole va giù e il freddo si fa intenso, si sbaglia di grosso.
Ci saranno ancora oggi, con gli stessi numeri, e forse anche di più. E da lunedì saranno un po' meno, ma resterà il presidio. In quota. E forse anche qui a Nevache, Francia.
Dove quelli di «Gioventù Identitaria» mostrano la loro potenza. Dove sono parcheggiati i pick-up Toyota bianchi, nuovi di zecca. Dove ci sono le bandiere. Dove la gente del posto di ferma a parlare, o anche a discutere.
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«Non possiamo far finta che questo problema non esista. Vogliamo dare una risposta alle persone, perché nessuno fa nulla per arginare le migrazioni» dice Lorenzo Fiato, 23 anni, studente di Scienze Politiche, è uno dei militanti. «Siamo qui per lanciare un segnale. Arriviamo da tutta Europa. Bloccheremo le migrazioni». Tensioni? Assolutamente no. «Noi controlliamo il territorio. Se li intercettiamo, allora li fermiamo e li consegniamo alla Polizia.
Questo è far qualcosa di serio per la gente. Che chiede risposte, ma trova solo silenzi».
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