Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per www.repubblica.it
IL PR FRANCESCO VITALE, DETTO CICCIO BARBUTO
Una casa delle torture affittata spendendo 600 euro e una maldestra banda di picchiatori pagati circa 3000 euro per riscuotere un debito. E poi scagnozzi, buttafuori, sequestratori, boss, ex calciatori, dj, candidati al municipio e aspiranti divi della tv con la passione per le torture.
È una platea variegata, quella che ruotava intorno al dj barese Ciccio Barbuto, all’anagrafe Francesco Vitale. L’uomo è morto il 22 febbraio scorso, il suo corpo è stato ritrovato sull’asfalto di via Pescaglia, alla Magliana. E adesso che due indagini sono concluse e una terza è ben avviata, viene alla luce il mare di relazioni pericolose in cui navigava la vittima e anche il dietro le quinte di una criminalità, quella romana, con nuove logiche, problemi diversi e soluzioni che insanguinano le strade.
Tutto inizia ai piedi di un palazzone della periferia romana, dove Barbuto è precipitato dalla finestra di un appartamento al quinto piano, di una casa in cui era stato sequestrato e torturato da chi pretendeva che restituisse un debito di 500 mila euro maturato nel mondo della droga. […]
IL PR FRANCESCO VITALE, DETTO CICCIO BARBUTO
Questa storia, che ha richiesto l’attenzione dell’Antimafia, inizia proprio dalla vittima. […] La storia della sua famiglia, a Bari, è legata a fatti di malavita e lui, Vitale, a Roma faceva affari opachi. Il suo nome compare nelle carte di altre indagini al fianco di quello di Daniele Carlomosti, il boss de La Rustica che quando non prestava la sua immagine al grande schermo (in film come Gangs of New York) torturava i creditori in un’apposita stanza allestita con teli di plastica.
Il nome del dj è anche negli atti che riguardano Alessandro Corvesi, ex centrocampista della Primavera della Lazio che dopo essere stato beccato con 27 chili di cocaina progettava di uccidere due magistrati con la collaborazione del boss albanese Elvis Demce. Ed è proprio con quest’ultimo personaggio venuto dall’Est che Ciccio Barbuto si era indebitato. “Il baresotto”, come lo chiamava Demce, gli doveva 500 mila euro per una storia di droga.
ELVIS DEMCE
Un credito che lo scorso anno avrebbe deciso di riscuotere Diego Felli, un pezzo grosso di San Basilio. Non è chiaro il motivo. Ma quello che si sa di Felli, perquisito la scorsa settimana, è che Demce si rivolgeva spesso a lui per riscuotere crediti di droga, anche da gente che conta, come i fratelli Primavera. “A San Basilio, per qualsiasi cosa, rispetto solo a uno devi portare, a lui: il resto non conta”, diceva di Demce a proposito di Felli.
Secondo la procura avrebbe coordinato Felli il sequestro di Ciccio Barbuto. Aiutato da uno scagnozzo: “Scricc”, all’anagrafe Alessandro Chiarini. Per la fase operativa si sarebbero rivolti a tale “Saccottino”, Fabrizio Daniele, che ha affittato l’appartamento che di lì a poco avrebbe ospitato la vittima.
Saccottino ha pagato 600 euro, in due tranche. L’uomo forte dell’operazione però era Sergio Placidi. È un ex buttafuori, tutti lo chiamano Sergione, il suo corpo è totalmente tatuato, con la parola “Acab” impressa sulla pelle e le lettere che compongono la scritta “Gang Bang” sulle mani. È con lui che quel giorno di febbraio si sarebbe dovuto incontrare Ciccio Barbuto. Ed è sempre lui che accompagna il dj nell’appartamento da cui non uscirà vivo.
IL PR FRANCESCO VITALE, DETTO CICCIO BARBUTO
Al fianco di Sergione c’è la compagna. Anche lei, in assenza del fidanzato, si presta come carceriera. Si chiama Ilaria Valentinetti e nel 2008 è stata candidata al parlamentino del IV Municipio. Saccottino, Sergione e la compagna non sono professionisti del crimine. Sono piuttosto braccia a buon mercato. I mandanti gli hanno promesso circa 3000 euro, prima di scaricarli evitando di assisterli anche in carcere.
Una cosa, questa, che manda su tutte le furie la Valentinetti: “Dalle parti mia se deve mantenè il detenuto, la famiglia….manco hanno nemmeno pagato il reato…il lavoro svolto”, è la lamentela che incastra la donna.
Anche prima di farsi scoprire con una telefonata le cose si erano complicate. A Sergione infatti è venuta fame sul bel mezzo del sequestro, tra un pugno e un altro. Così è andato a mangiare un panino. Ciccio Barbuto, rimasto solo nella casa, ha pensato che fosse il momento di scappare.
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Il dj era disperato. L’ultimatum era scaduto. I suoi parenti non avevano pagato. Avevano detto alle forze dell’ordine che era scomparso, che aveva un debito di droga, nulla in più. Barbuto deve aver pensato che era finita. Aveva anche avvisato la compagna Martina: «Amore è finita, è finita. Salutami il piccolo», le aveva detto. Poi, rimasto solo nell’appartamento, deve aver intravisto una piccola speranza. Piccola quanto la finestra da cui ha provato a scappare, precipitando infine ai piedi di quel palazzo alla Magliana. […]
alessandro corvesi