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    ALZATE IL VOLUME, È TORNATO BRUCE SPRINGSTEEN! – IL BOSS TORNA A FAR SOGNARE IL SUO POPOLO CON “ONLY THE STRONG SURVIVE”, UN ALBUM DI 15 COVER DI PURA PASSIONE SCOVATE DAL PASSATO DELLA MUSICA “SOUL” – A POCHI MESI DAL NUOVO TOUR, SPRINGSTEEN (73 ANNI SUONATI) OMAGGIA LA GRANDEZZA DELLE RADICI AFROAMERICANE DEL ROCK, MUSICA CHE HA FATTO SCATENARE IN PISTA LA “WORKING CLASS” NEGLI ANNI ’60 E ’70...


     
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    Gino Castaldo per www.repubblica.it

     

    BRUCE SPRINGSTEEN Only The Strong Survive, Covers Vol.1 BRUCE SPRINGSTEEN Only The Strong Survive, Covers Vol.1

    Sognare e poi ancora sognare, ecco cosa ha da dire il Boss al suo popolo, e lo dice tradendo una punta di nostalgia per un'innocenza che sembra ormai smarrita per sempre negli orrori della contemporaneità, e che forse possiamo trovare in radici lontane e poeticamente struggenti.

     

    Una lettera d'amore dedicata al rhythm and blues, appassionata, riconoscente, leale, così potremmo sintetizzare il ventunesimo album in studio di Bruce Springsteen, Only the strong survive, quindici tracce di pura passione, quindici cover scovate nel passato della musica popolare afroamericana, scelte con molta arguzia e finezza di sentimento, per nulla scontate.

     

    Bruce Springsteen Bruce Springsteen

    Non sono 15 hits del soul, non ci sono i classici sentiti mille volte, le più note sono Nighshift dei Commodores e Don't play that song di Ben E. King, per il resto ci sono pezzi poco conosciuti, perle da scoprire e inserire nelle nostre playlist, come When she was my girl dei Four tops, delizia vintage da ascoltare in macchina correndo lungo strade di paradiso, o Do I love you di Frank Wilson un gospel esplosivo che vorremmo tutti cantare a squarciagola alla domenica in una laica preghiera collettiva.

     

    bruce springsteen bruce springsteen

    È la seconda volta in assoluto che Springsteen incide un album di canzoni non scritte da lui, la prima volta successe nel 2006 con We shall overcome. The Seeger session, dedicato alla figura santa e carismatica di Pete Seeger, con la dichiarata intenzione  di portare il pubblico a riscoprire le radici folk della musica americana, ma anche questa volta sembra di leggere in controluce molti significati riposti, puntando al glorioso repertorio del rhythm'n'blues, canzoni quasi sempre composte con testi semplici eppure magnificamente abbinati alla musica, con effetto dirompente come What become of the brokenhearted di Jimmy Ruffin o The sun ain't gonna shine anymore cantata a suo tempo dai Walker Brothers, in un lungo e rigoglioso tappeto di suoni caldi, avvolgenti, musica per sognare, per illanguidirsi d'amore, per andare a fondo del sentimento, per essere anima ovvero "soul", ritmo e blues.

     

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    È un omaggio personale e sentito di Springsteen alla grandezza delle radici afroamericane del rock, e alcune di queste canzoni spiegano dove il Boss ha trovato la sua voce di predicatore, dove ha imparato il lessico del gospel, da dove vengono le sue note più profonde e coinvolgenti. Porta alla nostra attenzione eroi dimenticati come Jerry Butler l'unico del quale ha ripreso ben due pezzi, tra cui quello che ha dato il titolo all'album.

     

    Butler era un pezzo pregiato della storia della Motown, l'etichetta di Detroit che è molto presente in questo progetto. Dall'altra parte c'era la Stax di Memphis, quella del leggendario duo Sam & Dave. E per questo in Soul days c'è l'unico cameo del disco ovvero Sam Moore, come se per una volta Springsteen avesse voluto indossare idealmente i panni di Dave, duettare con Sam e far parte anche lui dell'immaginario del mito delle origini.

     

    BRUCE SPRINGSTEEN BARACK OBAMA BRUCE SPRINGSTEEN BARACK OBAMA

    È musica che produce amore, alla lettera, è una nuvola di calore e di empatia, ed è la medicina che il Boss, senza sermoni e dichiarazioni politiche, consiglia a tutti.

    bruce springsteen 6 bruce springsteen 6 BRUCE SPRINGSTEEN BARACK OBAMA BRUCE SPRINGSTEEN BARACK OBAMA

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