Emiliano Guanella per la Stampa
Il carnevale di Rio de Janeiro ha sfilato quest' anno contro governo e politica, come non succedeva dai tempi della dittatura. La festa più grande del Pianeta, come i carioca amano definire le sfilate al sambodromo, è stata la vetrina dei mille problemi del Brasile, ha portato in scena l' indignazione e la protesta, riscuotendo successo di pubblico e dalla critica.
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La vincitrice è stata la «Beija Flor», con una sfilata centrata sul paragone fra il romanzo «Frankenstein» di Mary Shelley e il Brasile di oggi. I carri allegorici hanno mostrato la moderna galleria degli orrori brasiliana; assalti a mano armata, bambini uccisi dentro le aule scolastiche per proiettili vaganti, politici che ridono alla faccia della gente con dollari e bottiglie di champagne. «Il mostro è colui che non sa amare; i figli abbandonati dalla madre che li ha partoriti» è stato il titolo del loro samba. «O Patria amata, dove sei ? I tuoi figli non sopportano più tutto questo, non li sai proteggere, gli neghi l' amore».
Un j' accuse generale, che ha fatto esplodere il sambodromo, in una città che a soli due anni dalle Olimpiadi del 2016 vive oggi in uno stato di guerra non dichiarata; durante la baldoria del carnevale sono stati centinaia i casi di scippi, furti, assalti a turisti e negozi, in un clima di insicurezza e panico generale. La Beija-Flor ha saputo catalizzare questo malcontento e ha strappato il 15° titolo della sua storia. Poco importa che siano proprio le scuole di samba uno dei centri della corruzione a Rio de Janeiro, dominate dai bicheiros, i caporioni che gestiscono il gioco clandestino e controllano il traffico di droga.
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La rivelazione di quest' anno è stata l' esordiente «Paraiso de Tuiuti», schieratasi apertamente contro il presidente Michel Temer. Il leitmotiv della loro sfilata è stata la schiavitù, abolita ufficialmente in Brasile nel 1888 (uno degli ultimi paesi al mondo), ma ancora presente in certe forme di sfruttamento.
In un carro allegorico hanno mostrato la flessibilizzazione del lavoro recentemente approvata dal governo, in un altro i «Manifantocci», manifestanti con la maglietta del Brasile e le pentole in mano, in riferimento ai cortei di protesta che hanno portato nel 2015 alla destituzione della presidente Dilma Rousseff. Il tutto nell' imbarazzo generale dei commentatori della Rede Globo, la televisione ufficiale del carnevale, che appoggiò l' impeachment. In chiusura, una comparsa vestita da Dracula con la fascia presidenziale, col pubblico a gridare l' ormai classico «Fora Temer», abbasso Temer.
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Tuitì è arrivata seconda, ma per molti è stata la vincitrice morale. Infine Mangueira, una delle scuole più amate, che ha attaccato il sindaco di Rio Marcelo Crivella, ex pastore evangelico, che ha tagliato i fondi comunali per il carnevale e non è andato al sambodromo. È risaputo che per le chiese pentecostali si tratta di una festa del peccato, ma la cosa non è andata giù ai carioca; come se il sindaco di Siena disertasse il Palio o quello di New York ignorasse la maratona. I politici non hanno risposto alle critiche.
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