Gianluca Paolucci e Monica Serra per www.lastampa.it
GIANLUIGI TORZI
«Sono libero, sono libero», dice sereno Gianluigi Torzi. Il broker coinvolto nello scandalo dei fondi vaticani è stato raggiunto ieri da un provvedimento di custodia cautelare in carcere emessa dalla procura di Roma, che contesta i reati di autoriciclaggio e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti in relazione alla «commissione» incassata dal Vaticano (15 milioni) per la vicenda del palazzo di Londra.
GIANLUIGI TORZI PAPA BERGOGLIO
Torzi risponde al telefono dal suo ufficio di Londra, nella tarda mattinata, dove ha appresa della richiesta di arresto «dai giornali, poi dai commercialisti che sono stati perquisiti questa mattina».
Si tratta di Alfredo Camalò, Giacomo Capizzi e Matteo Del Sette, indagati con Torzi in questo nuovo filone d’indagine scaturito ancora dalla vicenda dei fondi del Vaticano per la quale lo stesso Torzi è indagato anche dalla procura della Santa Sede, in quel caso per estorsione.
fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torzi
L’indagine della procura di Roma contesta invece il reimpiego dei 15 milioni incassati dal Vaticano – frutto quindi dell’estorsione contesta dalle autorità d’Oltretevere - tramite due società estere in una serie di operazioni: l’acquisto di azioni di società quotate in Italia e il pagamento di una serie di debiti pregressi in capo a società riconducibili allo stesso Torzi.
ALBERTO PERLASCA
«Siamo alla storia di giugno dell’anno scorso – spiega il broker – per la quale peraltro il tribunale inglese mi ha dato ragione».
Il riferimento è al pronunciamento di un giudice inglese, che ha di fatto smontato la tsi dell’accusa vaticana sostenendo che la commissione incassata da Torzi ( i 15 milioni, appunto) non fossero il frutto di un’estorsione ma ottenuti sulla base di un regolare contratto, firmato per il Vaticano da Monsignor Alberto Perlasca il 22 novembre del 2018 e avallato tre giorni dopo dal segretario di Stato, Pietro Parolin.
I CONTATTI DI GIANLUIGI TORZI
Torzi comunque non ha intenzione di costituirsi e aspetta serenamente gli sviluppi: «Mi dovrei costituire per cosa? Per una storia per la quale sono andato in Vaticano e parlarne e mi hanno arrestato? C’è la sentenza inglese che è chiara e inappellabile», risponde. «Aspetto quello che mi dicono gli avvocati, non scappo. Sono sereno e la mattina vado a lavorare come tutte le mattine».
Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, Torzi avrebbe impiegato parte della somma incassata dal Vaticano in una serie di acquisti di azioni di società quotate a Piazza Affari: Mediaset, Bf e Marzocchi Pompe. Un investimento di 4,5 milioni che avrebbe reso una plusvalenza di 756 mila euro in sei mesi circa. Un’altra parte della somma è stata utilizzata per ripagare vecchi debiti di una società italiana riferibile a Torzi e cessata dal 2015.
Le fatture per operazioni inesistenti sono contestate sulla base di una serie di messaggi e movimentazioni bancarie, con le quali Torzi ha ricevuto oltre 400 mila euro dalla European Servicing Company, una società specializzata in cartolarizzazioni.
pietro parolin sergio mattarella
Ma i guai di Torzi non finiscono qui. Perché anche la procura di Milano sta indagando su di lui e, tra gli altri, sull’avvocato Nicola Squillace, con cui collabora spesso. Si parla di almeno tre filoni d’inchiesta e tra le questioni al vaglio dei magistrati ci sono anche i legami del broker con aziende in odore di ‘ndrangheta.
GIANLUIGI TORZI
C’è Torzi nell’inchiesta sulla società di mutuo soccorso Cesare Pozzo, depredata per anni, non solo attraverso un sistema di fatture false: lavori di ristrutturazione affidati a imprenditori calabresi legati alla criminalità e che non venivano mai eseguiti. Ma anche e soprattutto dietro i 15 milioni della Pozzo investiti in titoli di diritto lussemburghese.
Alla base di questi prodotti molto strutturati ci sarebbe anche un complesso sistema di cartolarizzazioni di crediti della sanità calabrese (da quel che emerge di dubbia esigibilità, se non addirittura fasulli), emessi da società che, secondo un’inchiesta della procura di Catanzaro, sarebbero, appunto, infiltrate dalla ‘ndrangheta.
GIANLUIGI TORZI
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