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    IL BUDGET EUROPEO NON BASTA PIÙ – FINORA OGNI STATO MEMBRO VERSAVA ALL’UE L’1,2% DEL PIL, MA TRA PANDEMIA E GUERRA TUTTO È CAMBIATO: CI SONO GLI EUROBOND DA RIMBORSARE E C’È SOPRATTUTTO DA INVENTARE UNA SOLUZIONE PER DIFENDERE L’INDUSTRIA EUROPEA DALLE NUOVE NORME AUTARCHICHE AMERICANE. IL PROBLEMA È SEMPRE IL SOLITO: I TEDESCHI, CHE SI OPPONGONO PERCHÉ TANTO POSSONO SPENDERE E SPANDERE SENZA RIPERCUSSIONI (E INFATTI HANNO GIÀ SGANCIATO 200 MILIARDI IN AIUTI DI STATO)


     
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    ursula von der leyen foto di bacco (3) ursula von der leyen foto di bacco (3)

    Estratto dell’articolo di Eugenio Occorsio per “la Repubblica – Affari & Finanza”

     

    […] Il budget attuale dell’Ue è pari all’1,2% del Pil complessivo dei 27 membri (l’anno scorso 179 miliardi su 15mila di Pil, con un aumento del 3,5% sul 2021) ed è stato finora sufficiente a coprire le spese considerando che è vietato dai trattati che l’Unione vada in deficit. Tutto cambia. Nell’era del Next-Gen, degli eurobond e dei possibili fondi di promozione industriale in risposta alle iniziative americane, la Ue deve dotarsi di risorse proprie ben più consistenti.

     

    Già nel 2020 il massimale è stato portato all’1,4% del Pil con l’indicazione che a medio si dovrà aggiungere un altro 0,6% arrivando al 2. Non basta. Occorre un cambio di rotta netto […].

     

    URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ

    […] Il NextGen vale 806,9 miliardi finanziati con eurobond: 385,8 miliardi di prestiti agli Stati che dovranno essere restituiti all’Ue, 83,1 miliardi di “contributo ai fondi strutturali” e 338 miliardi in “grant”, doni. […]

     

    La prima emissione di eurobond è stata a dieci anni per 20 miliardi il 15 giugno 2021, poi una da 15 miliardi il 28 giugno dello stesso anno, e così via con varie scadenze. I primi ad arrivare a maturità saranno 9 miliardi di titoli settennali emessi il 28 ottobre 2021. Tutti hanno rating AAA e sono ben accolti dal mercato con domanda superiore di 10-15 volte all’offerta e tassi addirittura migliori di quelli tedeschi.

     

    URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI

    «Da ciò si capisce che la politica fiscale europea strutturata è una questione centrale e fondamentale», dice Giovanni Tria, ministro del Tesoro nel 2018-19 e consigliere economico del governo Draghi. «Strettamente connessa è la questione della Bce, che si è sostituita a un governo europeo monetizzando di fatto il debito: si sta vedendo come accompagnarla nella riduzione del carico di titoli che si è accollata. La gestione finanziaria deve passare a Bruxelles: siamo al banco di prova».

     

    Un problema resta la posizione della Germania e dei nordici, racconta Tria: «Ricordo una riunione dell’Eurogruppo in cui siamo stati tutta la notte a discutere perché l’Olanda non voleva che si usasse il termine “stabilizzazione” a proposito appunto dell’eurobudget». Aggiunge l’economista Stefano Micossi: «La Germania deve sottoporre alla sua Corte costituzionale qualsiasi incremento dell’impegno europeo. E la Corte già si è espressa: il Next-Gen va inteso come operazione eccezionale da non ripetersi».

    giovanni tria foto di bacco (2) giovanni tria foto di bacco (2)

     

    Peraltro, secondo Micossi, «di fondi l’Europa ne distribuisce già tanti: il problema semmai è che Paesi come l’Italia non riescono a utilizzarli. Succede con i fondi strutturali e rischia di succedere con il Pnrr».

    I PRIMI FONDI PER IL PNRR I PRIMI FONDI PER IL PNRR

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