DAGOREPORT
ronaldo neymar
Semmai qualcuno si chiedeva cosa aveva spinto i magnati cinesi a comprarsi Mediapro era sufficiente accendere la tv ieri sera. Quasi un italiano su tre (21% share) era incollato alla partita Paris Saint Germanis-Real Madrid. Eppure erano impegnate due squadre non italiane.
E’ la conferma di come il calcio sia diventato il più grande spettacolo del mondo. Gli eventi legati al pallone sono diventati un fenomeno globale: dalla Cina (appunto) all’Africa, passando per l’Europa ed il Sud America; con punte anche negli Stati Uniti.
MEDIAPRO
E’ ovvio, quindi, che i cinesi, stanchi anche di pagare a caro prezzo i diritti tv, vogliano metterci le mani sopra. Se i loro investimenti diretti (nelle squadre, soprattutto italiane) per ora non danno grandi risultati: le migliori se le sono prese arabi e russi che hanno preso i fuoriclasse; il business del calcio ha un’applicazione mutuata sui diritti tv. Ben più lucrosi dei team.
Da qui, l’investimento in Mediapro. Tra l’altro le persone che stanno negoziando in Italia per loro conto sono vecchie conoscenze del settore. Cioè, sono gli stessi che gestivano Infront, a partire proprio da Bogarelli e De Siervo, che sono già attivi con Galliani e Urbano Cairo, e gestiranno per Mediapro un canale tv con relativa redazione sportiva.
1. I DIRITTI CALCIO IN UK SPINGONO LA CITY
Scatto alla Borsa di Londra per le azioni Sky all' indomani dell' esito a sorpresa dell' asta per i diritti audiovisivi del calcio inglese, con quotazioni che hanno fatto segnare i i massimi da fine 2015. Martedì la società ha annunciato di essersi assicurata insieme a Bt Sport 4 pacchetti di partite, per un totale di 128 match a stagione, con un esborso annuo di 1,193 miliardi di sterline: in pratica, stando a quanto comunicato dal broadcaster, la società ha ottenuto lo stesso numero di partite (126 attualmente) ma pagando un prezzo per partita inferiore del 16%.
BOGARELLI GALLIANI
Proprio il fattore prezzo è stato uno degli elementi a sorprendere maggiormente: l' ultima asta sulla Premier League inglese aveva infatti visto rincari nell' ordine dell' 83%, sottolinea un report del Credit Suisse, e le indiscrezioni sull' interesse di big del web come Amazon e come Facebook per le licenze del campionato Uk avevano fatto pensare alla vigilia a una ulteriore inflazione per la gara sui campionati 2019-22.
2. I DIRITTI DELLA PREMIER COSTANO MENO DELLA SERIA A
Un monito. Un campanello d' allarme da non trascurare. Perché se la Premier League è il non plus ultra per quel che riguarda la vendita, a valori stellari, delle immagini del calcio giocato in Europa, allora bisogna prestare molta attenzione a quello che è successo in questi giorni. Per due (buone) ragioni. Innanzitutto, il fatto che al bando si sono presentati solo due competitor: Sky e British Telecom. E in seconda istanza, il fatto che questi due operatori hanno messo complessivamente sul piatto una cifra inferiore rispetto alle attese e soprattutto all' incasso del bando precedente.
INFRONT LUIGI DE SIERVO
Ne devono prendere atto sia i 20 club della Serie A, sia il commissario della stessa Confindustria del pallone, ovvero Giovanni Malagò, numero 1 del Coni, sia l' advisor Infront, sia, infine, l' intermediario unico che mettendo sul piatto 1.000 euro in più del minimo richiesto, ovvero 1,05 miliardi su base annua, che invece contano di fare il tutto esaurito e trovare molti più operatori tv, tlc e Ott a cui rivendere i diritti tv 2018-2021 rispetto alle sole e solite Sky e Mediaset Premium. Nello specifico, la Premier League ha ceduto cinque dei sette pacchetti di partite per il triennio 2019-2022 per un importo totale di 4,46 miliardi di sterline, una soglia inferiore rispetto ai 5,12 miliardi incassati con la precedente asta.
Un traguardo difficile da raggiungere anche se devono ancora essere assegnati due pacchetti (in passato venduti a 250 milioni di sterline ciascuno) a 5,62 miliardi di euro. In particolare Sky, che tra Inghilterra e Irlanda ha 12,9 milioni di abbonati (il 57,3% dell' intero parco-clienti europeo), ha speso 3,58 miliardi di sterline per aggiudicarsi comunque 128 match, due in più del precedente bando, risparmiando in totale ben 521 milioni (il 12,7%) rispetto a quanto speso la volta precedente.
DIRITTI TV SERIE A
Come si spiega questo passo indietro del campionato più ricco d' Europa? Una prima risposta va trovata nei player presentatisi ai nastri di partenza. Sempre e solo due, ovvero l' unica pay tv satellitare del mercato e il big della telefonia locale. Di altri operatori televisivi o telefonici non se ne sono visti. Così come non si sono palesati, nonostante l' importanza del business e la lingua inglese, gli over-the-top tanto attesi, a partire da Netflix (che ruba manager a major cinematografiche e broadcaster ma non si mette a produrre e distribuire calcio) e Amazon.
diritti tv serie a
Un elemento da tenere in considerazione è che si dovranno cercare compratori delle immagini della Serie A, campionato che continua a perdere spettatori, che non trova né un presidente né un amministratore delegato e che a livello europeo non vince una competizione dal 2010 (Inter). Per non parlare della disfatta della Nazionale italiana, fuori dai Mondiali di Russia. Non va trascurato poi il fatto che pure sul mercato locale soggetti veramente interessati sono da sempre solo due: Sky e Mediaset Premium.
Mentre né Tim né Vodafone hanno mai trasmesso partite. Per non parlare degli Ott che finora non si sono mai palesati e probabilmente mai lo faranno. Elementi da non sottovalutare per una Mediapro che ora diventa cinese (come i proprietari di Milan e Inter) ma che ieri è stata pizzicata dall' Antitrust spagnolo, che ha imposto all' intermediario, che sul mercato iberico ha anche canali temativi (Gol e BeIn Sports), di aprirli alle piattaforme online, senza discriminarle per quel che riguarda i diritti della Lega e della Champions League.