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    UCCI, UCCI SENTO ODOR DI "PUCCI" - PARLA IL DECANO DEI BUTTAFUORI DELLA RIVIERA: “LA CHIUSURA DEL COCORICO' NON RISOLVE IL PROBLEMA, IO NON FAREI ENTRARE I MINORI” - ''IL DASPO PER I PUSHER? FAVOLE. SERVE PIU’ POLIZIA''


     
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    PUCCI PUCCI

    Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”

     

    Possente e sospettoso, Pucci non guarda i ragazzi. Li squadra: «Se uno è in banana , va fuori». Bastano cioè il suo metro e novanta e i suoi centodieci chili da gonfiare. Giusto? «Giusto…nelle cose ci vuole testa». Alè. 
     

    Non scherza Marco Cappelli detto Pucci, storico buttafuori della Riviera romagnola con i suoi sessantuno anni dedicati in buona parte al mondo della notte. «Dico “testa” perché bisogna conoscerli questi giovani delle disco. Il bicipite va mostrato solo in un certo modo, tranne casi estremi. Il bamba che arriva già fatto lo vedi subito e a quello dici “dietrofront amico”. Idem per il bullo che ti può provocare la rissa: “Non è la tua serata, saluti”. Se reagisce ci parli un po’, poi fai gli occhi da pugile e via. Mentre i ragazzini impasticcati non li riconosci sempre anche se è più facile rispedirli a casa. Come? Spaventandoli: controlliamo l’età bimbo? Chiamo una pattuglietta?». 
     

    A Rimini Pucci è una leggenda. Dal Grand Hotel di Amarcord alla spiaggetta libera di Miramare, quando chiedi di un grande esperto di discoteche, di sballo e di sicurezza, la risposta è unica: «Pucci... lo trovi al Pascucci».

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    Ed eccolo l’esperto bodyguard del litorale. Parcheggia la Suzuki B-king, saluta il gruppetto agée del Pascucci, quattro amici old fashion che parlano di pupe come in certi film di Vanzina, e fa il suo ingresso tra due ali di giovani camerieri a salutare. «Mitico!». «Ti cercano». «Dove ti metto?». Si accomoda, controlla l’ora sul suo Audemars Piguet chrono, aggiusta la collana d’oro che pende dal collo e ordina: «Centrifuga… io prendo solo proteine», spiega. 
     

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    Ventidue anni da buttafuori, dieci da selector di grandi discoteche, Paradiso, Red Zone, Fitzcarraldo, Extra, poi responsabile della sicurezza, patron di un’agenzia e infine direttore di nightclub. «Al Cocoricò ci vado una volta alla settimana: mi piace la location ma non sopporto il martello della musica». 
     

    Hanno fatto bene a chiudere? «No, perché non risolvono il problema a monte. Anche se chiudi una discoteca ce ne sarà sempre un’altra dove andare qui da noi, le pasticche le prendono comunque. Se questi giovani cercano lo sballo più che la buona musica o le ragazze, come facevamo noi una volta, andranno altrove». Pucci è sicuro: «Non credo alla favoletta della redenzione, del ragazzino che rinuncia all’ecstasy perché ci sono i controlli. Una cosa va comunque fatta: vietare l’ingresso ai minori».

    FABRIZIO DE MEIS COCORICO FABRIZIO DE MEIS COCORICO

     

    Anche le misure di prevenzione proposte in questi giorni, il Daspo per gli spacciatori e i tamponi per gli ospiti, «sono altre favole perché se i controlli devono farli i privati la spesa diventa insostenibile.

     

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    Servirebbero 50 buttafuori per i 6 mila del Cocco. Se invece li fa la polizia è diverso. Io porto gente al Dc 10 di Ibiza ma ci sono 300 agenti a controllare fino a 13 mila persone in un ambiente del tutto particolare». Pucci rimpiange i tempi del Paradiso, «quando ero l’unico buttafuori con tremila persone e decidevo io chi entrava: giacca e cravatta, altrimenti ciccia. L’abbigliamento è un’arma selezionare». 
     

    Non sopporta i nuovo buttafuori. «Non c’è più l’approccio psicologico al cliente. Mettono lì un palestrato straniero senza formazione e sottopagato e pensano di aver risolto il problema». Infine il capitolo alcolici: «Bevono più loro a 16 anni che io in tutta la vita. Ti dico io in breve come funziona: ci sono i divieti oltre una certa ora ma siccome gli incassi sono superiori alle multe, si beve lo stesso e si paga la multa perché conviene. Questo succede soprattutto nei nightclub». 
     

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    Scuote la testa per Lamberto, il sedicenne morto di ecstasy. «Poveretto, una pena. Ma anche lui: come fai a calarti tre pastiglie su un fisico che pesa come questo braccio». Lamberto non era un violento, solo un po’ debole. «Ed è più facile fermare i violenti dei deboli perché sono più visibili. Con loro basta gonfiare il petto. Te l’ho detto: ci vuole testa». 
     

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