Nicola Sellitti per “la Repubblica - Affari & Finanza”
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L' ultimo affare concluso è stato il Parma, finito alla famiglia americana Krause, regina del minimarket nel Midwest con Kum & Go, 2,8 miliardi di dollari di fatturato nel 2019: 65 milioni di euro per il 60% delle azioni della società emiliana. Ma tra Fondi e tycoon americani, sceicchi arabi, miliardari russi e cinesi, il calcio europeo è in molti casi in mani extra-continentali.
In Premier League il 75% dei club sono controllati da proprietari non britannici. In Francia il 35% dei club di League 1 hanno la proprietà straniera, percentuale che scende al 30% per la serie A italiana e al 20% per la Liga spagnola. Unica eccezione la Bundesliga in Germania, che ha però una norma che impedisce a un investitore straniero di detenere la maggioranza di un club.
commisso
Ultimamente i più agguerriti sono gli investitori statunitensi che vantano cinque società in Serie A, sette in Premier League, Marsiglia e Bordeaux in Francia. L' interesse di Fondi e miliardari Usa è legato alla prospettiva di realizzare attraverso la proprietà di un club progetti tipo stadio e centri commerciali e alla possibilità di effettuare investimenti con buone prospettive reddituali e molto meno dispendiosi rispetto all' ingresso in squadre delle leghe professionistiche statunitensi, Nfl, Nba, Mlb.
Ma l' accelerazione (quattro acquisti negli ultimi 18 mesi) è stata favorita anche dall' abbassamento dei prezzi d' acquisto a causa della pandemia e della gelata dei ricavi delle squadre. Questi fattori hanno spinto gli investimenti soprattutto verso l' Italia.
rocco commisso
Le big della Premier League, infatti, sono tutte prese: capitali Usa controllano già Manchester United, Liverpool e Arsenal, rispettivamente della famiglia Glazer, del gruppo Fenway Sports e di Stan Kroenke; lo sceicco Al Mansur possiede il Manchester City; e il Chelsea è sempre del russo Roman Abramovich. In Spagna i top club Real Madrid e Barcellona sono associazioni no profit in mano ai soci (azionariati popolari) e non sono in vendita. La League 1 è meno appetibile attualmente della Serie A.
E in Bundesliga, come sottolineato, gli investitori stranieri possono essere solo soci di minoranza. Invece il calcio italiano, con i suoi giochi di potere, i suoi debiti, il suo ritardo infrastrutturale, tira parecchio. L' acquisto del Parma per Krause è anche l' occasione per fare affari in Italia, quattro anni fa ha investito 50 milioni di euro in una joint venture con due importanti aziende vinicole: la Vietti e la Enrico Serafino.
friedkin
Invece la possibilità di costruire uno stadio è stato un un fattore determinante per convincere Dan Friedkin, il texano delle concessionarie di automobili, soprattutto legate al brand Toyota, a spendere 591 milioni di euro per assicurarsi la Roma. Stesso progetto che aveva attirato nove anni fa a Roma James Pallotta, al vertice del Fondo Raptor di Boston, e che è finora rimasto lettera morta tra arresti, inchieste giudiziarie, problemi ambientali e modifiche, spingendo il finanziere, anche su pressioni della piazza, a passare la mano.
dan friedkin
Friedkin è stato preceduto di qualche mese da Rocco Commisso, italo-americano delle telecomunicazioni a capo da oltre un anno della Fiorentina, dopo aver provato a rilevare il Milan. Per vestirsi di viola, Commisso, presidente e patron dei leggendari New York Cosmos (che di fatto portarono il calcio negli Usa negli anni '70 con Pelè, Franz Beckembauer e Giorgio Chinaglia) ha speso una cifra tra i 160 e 170 milioni di euro con un piano di sviluppo da 500 milioni.
E da giorni spingeper fare un nuovo stadio. Ma pesa anche la prospettiva di decollo del brand Serie A con l' ingresso del private equity al fianco dei club nella newco che andrà a gestire la vendita dei diritti televisivi del campionato per i prossimi dieci anni.
Margini per la crescita degli introiti per gli investitori esteri che fa gola anche alla cordata nordamericana che detiene il Bologna con a capo Joey Saputo. E piace anche alla Elliott Management Corporation, fondo americano da due anni al vertice del Milan che ha l' obiettivo di riportarlo al vertice e poi cederlo con un utile a cinque stelle, dopo averlo rilevato dal miliardario cinese Yonghong Li, che avrebbe perso circa 500 milioni senza ottenere risultati di rilievo.
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I capitali cinesi, del resto, appaiono in ritirata dopo la direttiva di Pechino sulla fine degli investimenti nel calcio europeo: l' ultima acquisizione nel calcio d' elite è avvenuta all' Inter con il Gruppo Suning che ha preso il posto dell' indonesiano Tohir, aumentando gli investimenti nella squadra, mentre in Premier League gli affari più recenti risalgono al 2016 con i 45 milioni di euro pagati da Fosun International per il Wolverhampton. E in queste settimane c' è una trattativa concreta per la cessione anche del Sunderland, di proprietà dell' imprenditore cinese Gao Jisheng, all' investitore statunitense Joseph DaGrosa, per circa 220 milioni.
MANSOUR
Anche gli sceicchi non sembrano investire più come un tempo. Resta il magnate dei petroldollari Al Mansour, a capo del City Group con quote di maggioranza del Manchester City, che recentemente ha collezionato il suo decimo club di proprietà, il Troyes (seconda divisione francese).
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E al Paris Saint Germain, finalista dell' ultima Champions League, resta la famiglia Al Khelaifi. Tra i miliardari russi c' è stato il passo indietro del magnate Usmanov che ha ceduto due anni fa le quote dell' Arsenal a Kroenke, mentre ha ripreso a investire sul mercato del Chelsea (220 milioni) il capostipite degli oligarchi di "Londongrad" Roman Abramovich, che in Inghilterra è affiancato da Maksim Demin, petroliere e banchiere, al Bournemouth.