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    "IL CALCIO E’ TRE COSE: TEMPO, SPAZIO, INGANNO" – SE NE VA A 85 ANNI CESAR LUIS MENOTTI, IL LEGGENDARIO “FLACO”: È STATO IL CT CHE PORTÒ LA PRIMA COPPA DEL MONDO ALL'ARGENTINA AL TEMPO DEI GENERALI – L’AMORE PER IL BEL GIOCO (“IL MOTTO DELLA JUVE È DA SEMPRE 'VINCERE È L'UNICA COSA CHE CONTA'? FRASE GROSSOLANA, COSA SIGNIFICA?”), LE RADICI ITALIANE (“IO SONO MENOTTI, COME IL FIGLIO DI GARIBALDI”), MARADONA, CR7 E MESSI,  DYBALA, LAUTARO E ICARDI, L'ESONERO ALLA SAMP E QUELLA VOLTA A POSITANO: “UNA PISCINA E LÌ VICINO MODUGNO CHE CANTA...”


     
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    Emiliano Guanella per la Stampa - Estratti

     

    MARADONA MENOTTI MARADONA MENOTTI

    Nelle ultime settimane il “Flaco” aveva smesso di andare a prendersi il suo rituale caffè con medialunas alla caffetteria Saint Moritz, pieno centro di Buenos Aires. Era stato ricoverato a fine marzo per un quadro severo di anemia, si sentiva debilitato, con poca forza per parlare di fútbol con il microcosmo degli amici di tutta la vita, tradizioni argentine che ricordano tanto anche l’Italia. Amava il buon gioco, Cesar Luis Menotti, amava vivere il calcio con la passione di chi ne ha fatto una ragion di vita.

     

    Allenatore del primo mondiale della selección, quello di Kempes e Passarella ma anche della lunga notte dei militari. Non aveva portato un giovanissimo e molto promettente Maradona, ma aveva comunque conquistato sul campo il primo trofeo per una delle patrie più pazze al mondo per la pelota. Era uomo di principi e di valori, il bel gioco prima dei risultati, il calcio come fatto culturale, dna di una nazione che vede tra l’olimpo degli dei suoi grandi campioni.

     

    MARADONA MENOTTI MARADONA MENOTTI

    Kempes,appunto, Diego e poi Lionel Andrés Messi, che ha accompagnato per molto tempo, difendendolo dalle critiche ingiuste di chi pensava in patria che non si impegnasse a fondo per la celeste y blanca. Parlare di calcio con Menotti non equivaleva mai a una chiacchierata scontata o per luoghi comuni, non ci si soffermava sui grandi titoli ma sui dettagli, sulle fondamenta anche morali che costruiscono l’essenza di una squadra, di un allenatore o di un giocatore. Per il “Flaco” il calcio argentino non poteva sfuggire dai suoi padri fondatori, dalla “Maquina” del River Plate degli anni Quaranta o da Angellilo, da Machio, da Sivori e, perché no, Di Stefano, che non ha mai voluto accusare di “traditore”. Per aver scelto la Spagna.

     

    MARADONA MENOTTI MARADONA MENOTTI

    Il calcio e la vita erano per lui una linea ferrea di tradizione e insegnamenti, di generazione in generazione. Nulla nasce dal caso; così come senza l’impronta di genitori efficaci faticano a crescere dei buoni figli, senza i campioni di un tempo non ci sarebbero stati i trionfi del 1978, del 1986 e nemmeno quello tanto agognato in Qatar. La Federcalcio argentino ha fatto una delle poche cose buone degli ultimi anni quando gli ha assegnato il ruolo di coordinatore generale delle nazionali e questo gli ha permesso di scambiare punti di vista con Lionel Scaloni e il suo staff.

     

    Dal primo giorno Menotti appoggiò il progetto pazzo della Scaloneta, dare in mano la nazionale argentina ad un tecnico debuttante e semisconosciuto ai più, massacrato dalla claque dei giornalisti a caccia di nemici. facili. Il Flaco era alto e magro, la figura tranquilla ma che esigeva rispetto, quando arrivava ad Ezeiza, il quartier generale della selección, tutti andavano a salutarlo, come si fa con un vecchio professore ancora in grado di insegnarti qualcosa. L’Argentina è da sempre la patria dei duopoli, c’è sempre una linea divisoria tra una parte e l’altra della società, sei peronista o antiperonista, sei Boca o River e sei anche Menottiano o Bilardista.

    MARADONA MENOTTI MARADONA MENOTTI

     

    (...) Menotti lascia il campo a 85 anni, con un’Argentina orfana di Maradona ma con la terza stella orgogliosamente cucita sul petto.

     

    Lascia un Paese di nuovo alle prese con crisi economiche e forti contrasti politici, quel tango della vita che lui osservava dal suo tavolo numero dieci del bar preferito. “Ci lascia – ha detto ieri Scaloni – un maestro del calcio: grazie per queste chiacchierate indimenticabili che ci lasciavano grandi insegnamenti. Hasta siempre, caro Flaco”

    MARADONA MENOTTI MARADONA MENOTTI César Luis Menotti César Luis Menotti César Luis Menotti César Luis Menotti César Luis Menotti e klinsmann César Luis Menotti e klinsmann César Luis Menotti César Luis Menotti César Luis Menotti e Videla César Luis Menotti e Videla MARADONA MENOTTI MARADONA MENOTTI

     

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