Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per https://roma.repubblica.it/
PECORE
Le pecore non possono sostituire i giardinieri romani. Anche se il 40% degli addetti al verde pubblico svolge mansioni d’ufficio e se in epoca Covid neanche 3 lavoratori su 10 erano in servizio. Pietro Maria Scaldaferri ne era convinto: le “pecore tosaerba” non sono adeguate.
Probabilmente è per questo motivo che nel 2020 il funzionario è stato allontanato dalla giunta di Virginia Raggi, grande fautrice della soluzione ovina. Probabilmente, appunto. Perché le ragioni del suo “licenziamento” non sono mai state comunicate. Ed è proprio per questo che adesso il funzionario, assistito dall’avvocato Raffaele Nardoianni, ha vinto la battaglia legale contro il Campidoglio: 107mila euro, il danno riconosciuto all’amministratore.
virginia raggi
In realtà contro l’ex dipendente era stata sollevata una questione di incompatibilità ambientale. Il colmo, per un «Direttore della Gestione Territoriale Ambientale», se non fosse che ora il tribunale ha dichiarato illegittima l’ordinanza con cui l’allora sindaca aveva revocato l’incarico a Scaldaferri.
Occorre tornare al marzo 2020, quando tra Covid, incuria ed esiguità del personale la situazione del verde pubblico era parecchio problematica. Viene così chiamato Pietro Maria Scaldaferri. Il direttore si impegna, firma «211 determinazioni dirigenziali», si legge negli atti. E dice anche la sua, spiega che non può essere lasciato alle pecore il compito di diserbare i giardini di Roma.
Pietro Maria Scaldaferri
Prese di posizioni poco gradite a Virginia Raggi, secondo cui «gli eco-pascoli sono una realtà che funziona e che funzionerà anche a Roma», come aveva dichiarato all’epoca. Così a ridosso di Ferragosto, cinque mesi dopo l’assunzione, arriva la delibera numero 177: «disposta la revoca dell’incarico».
Il tutto «senza preavviso alcuno». Poco importa se il Campidoglio «lamentava l’asserito mancato riscontro di richieste di informazioni, nonché l’adozione di comportamenti non compatibili con i doveri di correttezza». Perché «il provvedimento di revoca impugnato non risulta essere stato adottato nel rispetto dei vincoli normativi». Il direttore infatti non risulta mai essere stato «formalmente convocato al fine di attuare il confronto». [...]
VIRGINIA RAGGI PECORE