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    CANCRO, IO TI SCONFIGGERO’ - DOPO AVER PERSO LA MOGLIE PER UN TUMORE DIAGNOSTICATO TROPPO TARDI, IL CAPO DI GOOGLE MAPS, JEFF HUBER, FONDA UNA SOCIETA’ CHE PUNTA SULLA GENETICA PER DARE UN IMPULSO DECISIVO ALLA LOTTA CONTRO I TUMORI


     
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    Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”

     

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    Da architetto delle mappe di Google a esploratore delle mappe del genoma. Con un obiettivo quanto mai ambizioso: la sua nuova società, Grail - finanziata da Bill Gates e Jeff Bezos oltre che dai fondi di venture capital della Silicon Valley e dalla stessa Google - cerca il suo Santo Graal: un test del sangue capace di segnalare l' insorgere di ogni tipo di cancro intercettando le mutazioni delle cellule prima che si sviluppi la massa tumorale.

     

    Incontro Jeff Huber a una conferenza sulle frontiere dell' innovazione tecnologica. Racconta della sua nuova avventura con l' entusiasmo del ragazzo che ha appena creato la sua start up: «Abbiamo fondato la società a febbraio, abbiamo assunto il team dei ricercatori a maggio, e siamo già riusciti a raccogliere 100 milioni di dollari.

     

    Poi abbiamo presentato i progetti e chiesto le autorizzazioni alla Food & Drug Administration: stiamo impostando un programma di test clinici enorme, su una scala mai vista prima. Con l' obiettivo di creare un database sterminato, capace di registrare i diversi tipi di mutazione cellulare che portano all' insorgere del cancro».

    JEFF HUBER MOGLIE JEFF HUBER MOGLIE

     

    Ci stanno provando in tanti, l' obiettivo è enormemente ambizioso. Il sogno di creare un vaccino contro il cancro è tramontato da tempo: da quando si è capito che non esiste «il» tumore, ma un gran numero di malattie cancerogene, ognuna con la sua diversa origine genetica. Niente pallottole per colpire un unico bersaglio.

     

    Huber affronta la sfida con la determinazione del genietto appena uscito da Stanford o dal Mit, convinto di avere l' idea giusta. Ma lui non è un ragazzino: capelli grigi, il pizzetto che tende al bianco, è un uomo di mezza età che a Google ha lavorato per anni al sistema automatico di raccolta pubblicitaria AdSense e allo sviluppo di Google Maps prima di passare, tre anni fa, a GoogleX, i segretissimi laboratori di ricerca del gruppo di Mountain View dove questo scienziato informatico si è avvicinato per la prima volta alla biologia e alla genetica.

     

    Poi il fatto che ha sconvolto la sua vita: «Mia moglie, Laura, era una ragazzona di 46 anni piena di energia. Nessuna storia di cancro in famiglia.

    Comincia ad avere qualche disturbo. Andiamo dal medico. Lui dice che è la menopausa in arrivo. Non ci convince: dopo nuovi accertamenti ci dicono che ha il colon irritabile, forse il morbo di Crohn. Poi la colonscopia rivela l' esistenza di un tumore di due centimetri.

     

    Piccolo, un problema ancora risolvibile. Ma facciamo anche un Pet scan. Ci sono già metastasi ovunque: fegato, addome, torace. Tentiamo tutte le terapie possibili, ma ormai il suo è un tumore allo stadio 4 che procede rapidamente: un' agonia di pochi mesi».

     

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    Laura è morta il 30 novembre dello scorso anno. A febbraio, esattamente 90 giorni dopo, nasce «Grail». Huber viene nominato amministratore delegato. Una tragedia umana che diventa molla della ricerca: è successo altre volte in medicina. Huber, però, non è tipo da andare a caccia di mulini a vento: «Non nego che ci sia una motivazione personale: lo devo a Laura e ai due figli che mi ha lasciato. Ma questa è un' impresa al di là della mia persona, è un' iniziativa che stava maturando tempo». Con Google che aveva cominciato ad esplorare la medicina e le scienze della vita, Huber era già entrato nel consiglio d' amministrazione di «Illumina»: una società di scienziati che esplora le frontiere della genetica.

     

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    Grail è nata proprio da Illumina: «Io ho una motivazione in più, ma qui siamo tutti convinti che per la prima volta esistono le condizioni per tentare un' avventura di questo tipo all' intersezione tra biologia, sequenza del genoma, tecnologie informatiche di big data e la crescente capacità dell' intelligenza artificiale dei computer di imparare dall' esperienza: il cosiddetto machine learning . Non sarà facile: ci vorrà tempo e un investimento di almeno un miliardo di dollari, ma ce la faremo.

     

    Alcuni m arker tumorali del sangue ci sono già, il Psa per la prostata è nei protocolli medici da molto tempo. Con le nuove tecniche dell' ultra deep sequencing del genoma possiamo fare molto di più».

     

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    Lo scienziato diventato imprenditore è il primo a riconoscere la complessità dell' impresa: «Nel nostro corpo ci sono 37 mila miliardi di cellule che si dividono in continuazione. Alcune presentano mutazioni anomale che vengono corrette dal sistema immunitario. Ma ce n' è anche qualcuna che sfugge o resiste. Individuarla prima che faccia danni irreparabili non è facile, ma oggi possiamo tentare un' impresa impensabile fino a qualche anno fa perché abbiamo sequenziatori capaci di tracciare 18 mila mappe genomiche l' anno, possiamo mettere al lavoro in parallelo centinaia di queste macchine e disponiamo di strumenti come i microscopi molecolari di nuova generazione».

     

    L' obiettivo di Huber è ancora più ambizioso: «Un test del sangue che mi dice se ho una cellula tumorale e quanto è aggressiva è possibile. Ma dov' è localizzato? E come lo curo? La nostra vera aspirazione è quella di mettere a punto un test che dia anche un' indicazione terapeutica. Forse siamo al momento giusto pure su questo fronte: il passaggio dall' era della chemio, le cure chimiche distruttive che uccidono le cellule, a quella delle immunoterapie.

     

    Non avremo il vaccino anticancro, ma ne avremo di specifici per ogni tipo di alterazione molecolare. Il sogno? Due settimane di terapia immunitaria, un malessere comparabile a quello di un' influenza, e guarire dal cancro».

    Huber parte alla ricerca del suo Santo Graal, con un commando di genetisti e informatici. E i soldi, tanti soldi, della Silicon Valley.

    JEFF HUBER JEFF HUBER

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