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    IL CARAVAGGIO CHE L’ITALIA NON HA VOLUTO – L’EX DIRETTRICE DELLA GALLERIA BORGHESE, ANNA COLIVA, PARLA DELLA VENDITA ALL’ASTA DEL CASINO DELL’AURORA A ROMA CHE VANTA L’UNICO DIPINTO MURALE DEL MERISI. IL PREZZO BASE E’ DI 471 MILIONI, SARA L’ASTA DEL SECOLO – “NESSUNO SCANDALO, LO STATO POTEVA COMPRARLO ANNI FA. SERVE UNA RIFORMA PER LE DIMORE STORICHE CHE IN INGHILTERRA E BELGIO HANNO PORTATO ENORMI BENEFICI ECONOMICI" – L’APPELLO A GUALTIERI PER SALVARE VILLA BORGHESE


     
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    Laura Larcan per “il Messaggero”

     

    ANNA COLIVA ANNA COLIVA

    Viene già definita come l'asta del secolo. Da mettere in agenda per il 19 gennaio. La stima è quella di 471 milioni di euro: tanto vale il Casino dell'Aurora a Roma, a due passi da Via Veneto, che vanta l'unico dipinto murale di Caravaggio.

     

    Lo scenario è quello di una irrisolta disputa tra gli eredi del principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, morto nel 2018 a 77 anni. La notizia ha innescato un valzer di titoli mediatici e un dibattito infuocato. E si grida allo scandalo per un destino di potenziali ricchissimi privati.

     

    Anna Coliva, una lunga carriera legata alla direzione della prestigiosa Galleria Borghese, siamo davvero di fronte ad uno scandalo?

    «Francamente non intravedo nessuno scandalo. È uno passaggio di proprietà tra privati a condizioni immutate. Il Casino dell'Aurora è sempre stato privato, è un luogo creato per abitare ed è sempre stato abitato straordinariamente dalla stessa famiglia. Se mantiene la sua destinazione originaria non cambia nulla. Il problema, semmai, è se si riuscirà a venderlo».

     

    Siamo di fronte ad un bene comunque vincolato, non dovrebbe intervenire lo Stato?

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    «Non credo che lo Stato possa acquisire tutti i beni vincolati, non sarebbe neppure opportuno. Se proprio vi era questa impellenza, avrebbe potuto acquistarlo in passato, tutte le volte che è stato proposto dalla proprietà e ad un prezzo molto minore. Adesso il Casino Ludovisi sta suscitando tanto interesse, ma benchè fosse visitabile su richiesta, non ricordo di aver mai visto file bramose di visitatori. Anche le Istituzioni, centrali e locali, non lo hanno mai messo al centro del proprio interesse».

     

    Lo scalpore è legato all'opera di Caravaggio...

    «Da storica dell'arte ricorderei anche che il Casino dell'Aurora si chiama così per lo straordinario affresco di Guercino. E poi, certo, il Caravaggio. Io ebbi la fortuna di vederlo in fase di restauro, seguendone le vicende».

     

    Il luogo tra l'altro ha avuto vicende tormentate.

    «Il Casino dell'Aurora è l'ultimo frammento della Villa Ludovisi, travolta da una avventata operazione immobiliare che ebbe, negli ultimi due decenni dell'800, l'approvazione di tutte le istituzioni, pubbliche, religiose, bancarie».

     

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    E non potrebbe diventare museo di se stesso?

    «Privato o pubblico il bene va mantenuto esattamente con le stesse caratteristiche. Chi lo desidera al punto di spendere 500 milioni, senza contare gli oneri altissimi di restauro e manutenzione, presumo che lo conserverà al meglio. Io vi riporrei la massima fiducia. Lo Stato ce la farebbe a mantenerlo? Come museo in sé sarebbe insostenibile.

     

    Ci sono tanti luoghi acquisiti a furor di popolo, sull'onda dell'emozione e poi, nel disinteresse generale, dati in concessione ad associazioni amiche o enti inutili che li tengono in pessimo stato e soprattutto li rendono invisitabili.

     

    Anna Coliva Anna Coliva

    L'eccezionalità di Roma e dell'Italia è proprio quella di avere gli antichi palazzi tutt' ora abitati. Non vedo il vantaggio di una musealizzazione quando il bene resta comunque fruibile e sottoposto a tutti i vincoli di legge».

     

    Se non comprare il Casino dell'Aurora, allora cosa fare?

    «Il Casino Ludovisi affaccia su Villa Borghese che da trent' anni è in stato di degrado. Se avanzassero 500 milioni si dovrebbe restaurare e riportare ad un livello dignitoso il parco, che significa anche eliminare tutte le superfetazioni ingombranti cui il Comune dà le concessioni. E che dire del Tempietto del Vignola, un pezzo di architettura rinascimentale straordinaria, che è nella ignominiosa condizione di spartitraffico?».

     

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    Il suo è un appello alla nuova Giunta di Gualtieri?

    «Villa Borghese è un simbolo di Roma. Ha la priorità».

     

    Insomma, i privati non sono mostri. Quale può essere la strada giusta?

    «L'enorme patrimonio italiano, in modo particolare ville, palazzi, castelli, va conservato al meglio cercando soluzioni dinamiche e innovative. Statalizzare tutto è una soluzione non solo perdente ma di sbrigativa retroguardia.

     

    La proprietà del bene non è importante in sé, l'importante è che i beni capitali, pubblici o privati che siano, abbiano garantito conservazione e fruibilità. Furono i privati stessi a dare un importante contributo in anni cruciali, il '75-'76, quando ancora il Ministero non esisteva, fondando l'associazione Dimore Storiche con legge approvata dal parlamento.

     

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     Uscite estemporanee ogni volta che una vendita arriva in cronaca non sono generose verso il processo di progresso culturale fatto per iniziativa dei privati stessi. La spinta al rinnovamento che stiamo vivendo potrebbe essere formidabile per mettere a sistema le opportunità date da queste istituzioni rafforzandole con una legislazione esemplare come quella belga e un sistema fiscale adeguato.

     

    Per esempio, il modello organizzativo inglese delle dimore e residenze storiche, oltre che procurare enormi benefici economici, ha messo in moto un circuito culturale alternativo a quello del turismo di massa concentrato nelle città».

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