GIORGIA MELONI IN ALGERIA
DAGOREPORT
Gran parte dei giornali stanno accreditando una narrazione che vuole una Meloni domestica ingarbugliata a Palazzo Chigi per via delle quotidiane cazzate del circolo magico della Garbatella mentre dall’altra parte veleggia una Meloni internazionale spadroneggiante in Algeria e Libia che va alla conquista dell’Europa.
In realtà, con i due paesi nordafricani (il ministro del Tesoro libico ha già misconosciuto l’intesa), di concreto il duo Meloni-Descalzi ha incassato solo accordi ricchi di parole parole parole. Il cosiddetto “piano Mattei” che dovrà fare dell’Italia l’”hub del gas” europeo è solo un pio desiderio: le infrastrutture dove sono?
GIORGIA MELONI CLAUDIO DESCALZI
Dopo la visita di cortesia in Svezia, l’incontro berlinese di Giorgia con Olaf Scholz si è rivelato fallimentare. Sul tavolo la premier della Garbatella ha scodellato due problemi: la nascita di un fondo sovrano europeo per aiutare le imprese e la questione dei migranti. Di quest’ultimo, ha intascato quella solidarietà ipocrita che non costa niente, anche perché gli sbarchi, oggi, fanno paura solo a Salvini.
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ
Sul fondo sovrano per supportare le imprese europee, come risposta a quello americano lanciato da Biden, la risposta del cancelliere tedesco è stato un no secco come un cassetto chiuso con un ginocchiata - come previsto da alcuni funzionari del Mef che l’avevano sconsigliata di proporlo. L’obiezione di Scholz è stata improntata alla real-politik: chi governa e controlla gli aiuti alle imprese dei 27 paesi dell’Ue?
MACRON E SCHOLZ
L’atteggiamento di chiusura del cancelliere tedesco ha poi un altro, tosto motivo politico. La Meloni, per tagliare le sue radici sovraniste ed euro-scettiche e costruire una nuova immagine di sé all’estero, sta negoziando un’alleanza tra il gruppo dei Conservatori e Riformisti ECR, di cui è presidente, e il Partito Popolare Europeo (Ppe), in vista delle elezioni europee del 2024.
manfred weber antonio tajani
A fare da mediatore è il ministro degli esteri, Antonio Tajani, grande conoscitore degli equilibri tra i palazzi del parlamento europeo, nonché stretto amico del presidente del partito popolare, Manfred Weber. L’eventuale asse tra le due formazioni dell’Europarlamento sposterebbe a destra il baricentro del Partito popolare, al cui interno ora campeggiano, con tendenze più moderate, anime liberali e vecchi volponi democristiani (CDU).
RENZI MACRON GOZI
Un piano clamoroso perché una solida alleanza Ecr-Ppe cambierebbe la stessa maggioranza del parlamento a Bruxelles, dove i Socialisti & Democratici, fiaccati dallo scandalo mazzette Qatargate, sono piuttosto indeboliti politicamente. E il caos vuole che Scholz sia membro di quel partito socialdemocratico tedesco (SPD) che da un’alleanza Ppe e Conservatori sarebbe tagliato fuori.
mario draghi abbraccia emmanuel macron
Come sarebbe altrettanto fatto fuori l’altro leader europeo, Emmanuel Macron, che è alla testa di Renew Europe, formazione che raggruppa i liberali europei, lontani da conservatori e socialisti. Ecco: rompere i cojoni ai capoccioni dell’asse Francia-Germania, motore dell’Unione Europea, non sembra la mossa giusta della Ducetta della Garbatella, dopo appena tre mesi al governo.
Anche perché l’Italia con Draghi a Palazzo Chigi, in data 26 giugno 2021, aveva firmato un accordo con la Francia “per una cooperazione rafforzata nei settori industriale e culturale” - ricordato recentemente alla Meloni da Mattarella. Di più: quello firmato da Draghi e Macron doveva essere un accordo a due che in prospettiva doveva coinvolgere la Germania e preludere ad una forte intesa Italia-Francia-Germania.
SCAMBIO DI TWEET MACRON MATTARELLA - ANNIVERSARIO TRATTATO DEL QUIRINALE
La strategia europea del governo Meloni sta invece deragliando su un altro binario: scazzi con l’Eliseo sui migranti, irritatissimo anche per essere stato scavalcato con la trattativa sul gas algerino (l’Algeria viene considerata ancora “cosa loro”); porte in faccia da Scholz che non digerisce l’alleanza Ppe-Conservatori. Ecco perché il casino domestico Cospito-Donzelli-Delmastro è niente rispetto ai problemi europei che assediano “Io sono Giorgia”.
sergio mattarella emmanuel macron meeting 'il grido della pace' santegidio 3