Giovanni Gardani per https://milano.corriere.it
«Quando le spese diventano insostenibili» è l’ideale titolo. Poi il cartello in bella mostra in vetrina, che è al contempo un grido di aiuto e un avviso ai clienti, pone una domanda retorica: «Meglio mettere la pizza margherita a 10 euro e passare da ladro, oppure chiudere l’attività?». Con 4 mila euro da pagare soltanto di energia elettrica (mese di riferimento: luglio 2022), le alternative non sembrano essere molte altre.
IL MESSAGGIO DI ALBERTO ROVATI TITOLARE DEL RISTORANTE FUNKY GALLO
Accade a Roncadello, piccola frazione di Casalmaggiore, al confine tra le province di Cremona e di Mantova, al «Funky Gallo», storica attività di ristorazione sulla piazza centrale, rinomata per la capacità di offrire pizze a un buon prezzo, mediamente più basso rispetto alla concorrenza (la conferma arriva dalle recensioni online lasciate dai clienti). Ma adesso, con il caro bollette, i gestori — che sono in affitto, altra spesa da considerare — saranno costretti a cambiare registro.
«La bolletta dell’energia elettrica mi è arrivata domenica scorsa: la sera stessa ho deciso di esporla — spiega Alberto Rovati, che gestisce appunto il “Funky Gallo” —. Non l’ho certo fatto per spaventare i clienti, dato che loro sono affezionati e credo che arriveranno ancora. Ma per essere molto trasparente. E per lanciare una forte protesta: così non si va avanti».
ALBERTO ROVATI TITOLARE DEL RISTORANTE FUNKY GALLO
Proviamo a scendere nel dettaglio: la bolletta si riferisce alla sola energia elettrica del mese di luglio 2022. Un esborso di 4.058 euro e 9 centesimi, per la precisione. «Il parallelo immediato – si sfoga Rovati — va fatto con la stessa bolletta, per la medesima fornitura, di un anno prima, sempre a luglio, un mese nel quale storicamente lavoriamo bene, nonostante Roncadello, in piena campagna, non sia affatto una località turistica. All’epoca spendemmo 1.350 euro: dunque abbiamo subìto in dodici mesi il rincaro è stato del 300%. Aggiungo che a giugno di quest’anno, dunque un mese prima, eravamo arrivati a 2.200 euro, e già la cifra mi sembrava alta. È vero che a luglio abbiamo fatto qualche pizza in più, ma si parla da un mese con l’altro del doppio della spesa».
E ovviamente le bollette non sono l’unico costo al quale fare fronte. «Ho esposto la bolletta della luce perché è la più eclatante. Poi ci sono gas e tutte le forniture essenziali. E soprattutto ci sono le materie prime: olio, grano, tutto quello che serve per fare funzionare una pizzeria-ristorante come la nostra. Abbiamo fatto un rapido calcolo: se prima potevamo servire una margherita a 5-6 euro, adesso dobbiamo passare al rialzo. Siamo costretti. L’alternativa è chiudere l’attività».
Dieci euro per una pizza margherita, però, sembrano quasi una provocazione. «Ho arrotondato — spiega Alberto Rovati — ma non siamo così lontani da una proiezione reale. Chi lavora, lo fa per avere un guadagno, anche minimo, non per andare in pari, altrimenti non ci sarebbe spirito imprenditoriale.
Se io oggi mettessi una margherita a 8-9 euro, probabilmente pareggerei tutte le spese. Da lì la prospettiva di farla pagare 10 euro. Se non altro credo di essere stato onesto e trasparente coi miei clienti. Senza dimenticare che negli ultimi due anni, tra lockdown e limitazioni di vario genere, l’unica stagione davvero buona per lavorare in continuità è sempre stata l’estate. E pure questo aspetto va considerato nel ragionamento complessivo».