1 – RENAULT-NISSAN, TENSIONE SUL CASO GHOSN: I FRANCESI CHIEDONO UN'ASSEMBLEA
La vicenda del numero uno dell'alleanza automobilistica Renault-Nissan-Mitsubishi fa scricchiolare il patto industriale sull'asse Francia-Giappone. Carlos Ghosn, come noto, è ancora in situazione di fermo nel Sol Levante, dove pende l'accusa di aver nascosto al mercato e agli azionisti importanti parti del suo compenso, nell'ordine delle decine di milioni.
CARLOS GHOSN
Proprio oggi, il consiglio di amministrazione di Nissan si è riunito per discutere la sostituzione dell'ex presidente Ghosn dopo il suo arresto, ma come da attese è arrivata una fumata nera. Il gruppo si è limitato a creare un comitato speciale per migliorare la governance che dovrà scegliere il prossimo candidato alla presidenza. A questi esperti sono affidati i cambiamenti in meglio sulla governance per puntare "a prevenire la ripetizione della presunta cattiva condotta di Carlos Ghosn".
BRUNO LE MAIRE CARLOS GHOSN
La riunione è stata resa più drammatica dal crescere delle tensioni con Renault. Il Wall Street Journal ha riferito che la casa francese ha invitato l'alleato a convocare un'assemblea degli azionisti per discutere la rappresentanza di Renault nel board della società e nei suoi vertici. La stessa Nissan è direttamente coinvolta nel caso Ghosn, accusata di aver presentato documenti finanziari che sottostimavano la retribuzione del manager.
Per questo, ora la Renault sta cercando di ottenere più influenza nel consiglio della società giapponese. L'incriminazione di Nissan "crea rischi significativi per la Renault, in quanto maggiore azionista, e per la stabilità della nostra alleanza industriale", recita il documento riportato dal Wsj.
IL CARCERE DI KOSUGE A TOKYO DOVE E RINCHIUSO CARLOS GHOSN
Anche il Financial Times copre la vicenda spiegando che è stato in persona l'amministratore delegato di Renault, Thierry Bollorè, a scrivere lo scorso 14 dicembre la lettera al ceo di Nissan Hiroto Saikawa per esprimere le profonde preoccupazioni della compagnia francese per le accuse rivolte dalla società nipponica al suo ex presidente Ghosn (numero uno di Renault). Renault e Nissan detengono partecipazioni incrociate.
La società francese controlla il 43% di Nissan, la quale detiene una quota del 15% di Renault. "Nella prossima riunione del cda di Nissan (ovvero il cda di oggi, ndr) - ha scritto Bollorè - chiediamo rispettosamente al Consiglio di considerare la convocazione di un'Assemblea generale straordinaria degli azionisti di Nissan nel più breve tempo possibile". L'assemblea, prosegue, "consentirà una discussi e appropriata sulla governance e su altre questioni, tra cui le nomine di Renault nel cda di Nissan".
2 – LO STRANO CASO DEL MANAGER IN CARCERE MONETA DI SCAMBIO TRA PARIGI E TOKYO
Testo di Bill Emmott tradotto da Carla Reschia e pubblicato su “la Stampa” (15 dicembre 2018)
Carlos Ghosn e Emmanuel Macron renault
I l Giappone dovrebbe ringraziare il cielo che il presidente francese Emmanuel Macron sia completamente preso dalla sua crisi politica. Perché se non fosse così preoccupato, l' incriminazione a Tokyo il 10 dicembre di Carlos Ghosn, in parte francese, in parte libanese, in parte brasiliano, presidente dell' azienda automobilistica Renault e della giapponese Nissan, e la sua detenzione in condizioni che violano i valori liberali europei avrebbero sicuramente causato una crisi politica internazionale. Cosa ancora possibile, data l' importante partecipazione azionaria dello Stato francese nella Renault.
Antipatia ricercata
CARLOS GHOSN
Certo, pochi giapponesi o europei comuni possono provare simpatia umana per il signor Ghosn, un risultato a cui i pubblici ministeri giapponesi hanno lavorato duramente, lasciando filtrare indiscrezioni sui media. L' uomo che 18 anni fa è stato inviato alla Nissan dalla Renault per salvarla dalla bancarotta e che è diventato una sorta di rockstar secondo gli standard commerciali giapponesi, è accusato di aver nascosto i propri sontuosi compensi nei rapporti finanziari della Nissan e di aver trattato le proprietà dell' azienda come se fossero sue.
I dirigenti internazionali lautamente retribuiti non possono aspettarsi molto sostegno pubblico e il signor Ghosn ha sicuramente tenuto troppo a lungo i suoi incarichi, sia in Nissan che in Renault. Lui che una volta sosteneva che i top manager dovevano andarsene dopo cinque anni, ha finito per rimanere oltre tre volte più a lungo, e con il suo uso di jet e appartamenti aziendali, si è esposto all' accusa di comportarsi come un imperatore e non come un dipendente.
SHINZO ABE EMMANUEL MACRON
Quali che siano i suoi peccati personali, tuttavia, ci sono questioni più importanti in gioco in quello che sembra un thriller aziendale globale. Avendo salvato la Nissan, la Renault detiene una partecipazione del 43,4% nella società giapponese con pieno diritto di voto, mentre la Nissan detiene solo una quota del 15% senza diritto di voto in Renault. Nella stessa alleanza c' è un' altra società giapponese, la Mitsubishi Motors, mentre la russa Avtovaz e la cinese Dongfeng hanno ruoli di minor rilievo.
Tre anni fa, quando era ministro dell' Economia, Macron aumentò temporaneamente la partecipazione del governo in Renault, il che contribuì a spostare l' ago della bilancia decisamente a favore della Francia, causando preoccupazione in Giappone. Prima del suo arresto, il 19 novembre, Ghosn aveva insistito affinché le partecipazioni a incastro si trasformassero in una fusione completa tra Renault, Nissan e Mitsubishi, con i francesi saldamente al volante.
CARLOS GHOSN NISSAN RENAULT
Sembra che sia stata quest' ambizione a spingere i dirigenti di Nissan a passare informazioni ai pubblici ministeri di Tokyo in merito a salari e abusi di potere. Lo scopo: assicurarsi l' arresto e la probabile caduta di Ghosn. Eppure la Nissan e i suoi dirigenti non possono sfuggire alla colpa e alla potenziale punizione per il loro ruolo in quei reati: il signor Ghosn non può aver stilato rapporti finanziari falsi o fuorvianti senza che l' amministratore delegato giapponese di Nissan, Hiroto Saikawa, ne venisse a conoscenza o addirittura ne fosse complice.
A Buenos Aires, al vertice del G20 del 30 novembre, il presidente Macron e il primo ministro giapponese Shinzo Abe hanno avuto, così è stato riferito, un breve e brusco scambio di parole sull' arresto di Ghosn e sull' alleanza Renault-Nissan.
SHINZO ABE
Abe ha cercato di prendere le distanze, mentre Macron ha cercato di chiarire che si aspettava di mantenere il ruolo forte della Renault nell' alleanza. Sembra plausibile che Ghosn possa diventare la moneta di scambio tra la Francia, il Giappone e le aziende coinvolte.
Ogni giorno porta nuova e sgradevole attenzione internazionale sul sistema giudiziario giapponese. Dal suo arresto, tre settimane fa, Ghosn è detenuto in isolamento, e ai suoi avvocati non è permesso partecipare alle frequenti sessioni di interrogatorio dei pubblici ministeri. Con l' incriminazione e l' annuncio di una nuova indagine correlata sulle violazioni salariali, la detenzione di Ghosn ora potrà essere prolungata di almeno di un mese.
Thierry Bollore CARLOS GHOSN
I pubblici ministeri giapponesi sono rinomati, o famigerati, a seconda del punto di vista, perché ottengono una condanna in oltre il 99% delle cause penali, soprattutto grazie alle confessioni durante gli interrogatori. Considerando l' isolamento, l' accesso limitato degli avvocati ai loro assistiti e i lunghi periodi di detenzione senza processo, il dato non è molto sorprendente.
L' icona colpita Certo, il signor Ghosn è un tipo molto più tosto della media e può permettersi i migliori avvocati. Se la sua attenzione non fosse distratta dai gilet gialli probabilmente potrebbe contare anche sul forte sostegno del presidente francese.
EMMANUEL MACRON IN PREGHIERA
Ma questo potrebbe benissimo ancora accadere, dato che la Renault è un marchio iconico dell' economia francese. E più si accendono i riflettori sul sistema giudiziario giapponese, più dubbia risulterà l' affermazione del primo ministro Abe secondo cui il Giappone può essere un faro del liberalismo in un mondo sempre più autoritario.
Quindi bisogna trovare un accordo, con la liberazione di Ghosn, magari dopo aver pagato solo una multa invece di subire una condanna in carcere, e con un nuovo patto franco-giapponese sull' alleanza che è attualmente il maggior produttore mondiale di automobili e altri veicoli. Ma questa vicenda, piena di accuse di imbrogli di ogni genere, difficilmente incoraggerà altri matrimoni industriali tra Europa e Giappone. E questo potrebbe essere un male, per entrambe le parti.