1. DIBBA-TEST, NEL CENTRODESTRA TUTTI VOGLIONO RICANDIDARSI. RAZZI & CO: “BERLUSCONI PREMI LA FEDELTÀ” (video del Fatto Quotidiano)
Tutti avanzano già la ricandidatura: da ex “responsabili” come Antonio Razzi al “ripescato” Amedeo Laboccetta, passando per dirigenti storici come Maurizio Gasparri e l’ex governatrice del Lazio Renata Polverini. E come dimenticare i vertici, a partire dal capogruppo al Senato Paolo Romani: “Se mi ricandiderò? Suppongo di sì”, taglia corto quest’ultimo, ai microfoni del Fatto.
gasparri
Per poi rivendicare: “Casting? Le nostre sono scelte”. Di certo, c’è che tutti si stanno già facendo avanti. E chi ha deciso di restare in FI, senza seguire le scissioni (in ordine) di Alfano, Fitto e Verdini, ora aspetta di passare all’incasso: “Silvio premi la fedeltà”, è il mantra ribadito da Razzi & Co.
2. ASPIRANTI ONOREVOLI AL CASTING DI FORZA ITALIA CINQUE MINUTI PER FARSI CANDIDARE DA SILVIO
Fabrizio Biasin per ‘Libero Quotidiano’
E niente. Mi hanno spedito in questo posto. Credo che l' equazione dei miei superiori sia stata: «Quello lì di politica non ci capisce nulla, mandiamolo là e vediamo che effetto fa».
Una sorta di esperimento. E allora sono andato. L' occasione del resto era mostruosa.
SAVERIO ROMANO
All' Hotel Gallia di Milano (da ieri e fino a domani) va in scena #IdeeItalia- La voce del Paese, un' iniziativa - copio dal volantino - «a cura dell' Onorevole Mariastella Gelmini e del Sen. Paolo Romani. Conduce Milo Infante, Capo redattore di Rai2».
Trattasi di una serie di incontri del genere che non te li vorresti mai perdere tipo Flat Tax: un fisco dalla parte delle imprese e dei lavoratori o Fare impresa: Italia 4.0. Caliamo l' asso per convincere i pochi che ancora non hanno inforcato il cappotto per volare al Gallia: domani a mezzogiorno Silvio chiuderà i lavori. Sì, quel Silvio.
Non vi basta? Fuori dalla sala di Fare impresa: Italia 4.0 c' è un cesto con dei cioccolatini gratis. Ma non divaghiamo. Alle ore 16 sono fuori dal Gallia. Penso: «Nell' era degli attentati e dei matti ovunque, entrare sarà molto complicato, ci saranno gli scanner al plutonio e il test della verità». Nel momento stesso in cui rifletto sulle parole «scanner-al-plutonio» sono bel sereno dentro la hall. Mi salta in mente la vecchia gag di Corrado Guzzanti («Noi della Casa delle Libertà facciamo come cazzo ci pare») e torno subito alla mia missione.
antonio razzi
La mia missione si chiama Un lavoro flessibile e meno costoso per far crescere il Paese, dibattito con personalità molto importanti come Piero Ichino, Gigi Petteni, Massimo Bonini, Pietro Paolo Virdis, Danilo Margaritella, Gianni Bocchieri, moderatore Claudio Cerasa (uno dei citati non c' era sul serio, ma per mantenere alta l' attenzione non vi diremo chi).
L' emozione è tanta. Mi avvicino alla sala, scorro il programma del cucuzzaro e mi rendo conto che in meno di 48 ore parleranno decine e decine di potenti, presunti tali e soggetti con in testa un' unica missione: «Berlusconi deve sapere che esisto». E pazienza se ognuno avrà disposizione dai 3 ai 4 minuti netti per dire quel che vuole.
mariastella gelmini
Mi guardo attorno. I corridoi sono gremiti di gente molto ben vestita e signorine sorridenti. Avete presente il vecchio luogo comune dei forzisti che sarebbero sempre circondati dalla gnocca? Ecco, non è un luogo comune. Appena il tempo di sentire un elegantone dire a un altro «uè senatò!» e sono seduto. Lo stanzone è pieno raso, non c' è un posto libero, sembra la Prima alla Scala. L' incontro dovrebbe durare un' ora circa e quindi i tempi sono serratissimi. «Siate bravi e sintetici», dice Cerasa. Si parte. Primo intervento: «Bisogna smetterla di costruire elementi ideologici». Secondo intervento: «Bisogna creare competenze diverse rispetto all' orientamento scolastico».
Terzo intervento: «Nel lavoro post 900 non possiamo avere un sistema fiscale che può avere quel lavoro».
Milo Infante
Penso: «Forse è una supercazzola».
Mi guardo intorno: tutti sembrano capire, ma la soglia di attenzione si sta abbassando clamorosamente e un paio di signore sui 60 prendono a smanettare sul cellulare.
Altri interventi: «Il cuneo finanziario! Il decalage nei due anni successivi! Servono manovre più strutturali!
È un problema di lunga gittata ma bisogna metterci mano!». Mi rendo conto di non essere l' unico a non capirci una mazza. Partono applausi fuori tempo di astutissimi che pensano «io butto là un applauso che male non fa», i colpi di tosse novembrini coprono gli interventi di Ichino. Molti prendono appunti, qualche anziano ha la palpebra calante. Il bergamasco Bocchieri capisce la malaparata e prova a dare una scossa: «Noi ieri sera abbiamo vinto 5-1!» (si riferisce all' Atalanta). Milanisti vari rispondono in coro: «Anche noi!». C' è una certa elettricità, ma sul più bello prende parola un sindacalista: «Scusate, io ho saltato il giro sul Jobs act».
Un paio di signori accanto a me sbarrano gli occhi come per dire «eccheccazzo no eh?». I due incrociano il mio sguardo, capiscono che io ho capito e fingono interesse annuendo all' affermazione del sindacalista «io guardo i numeri. I numeri parlano.
Però mi interessa guardare "dentro" i numeri». Quindi un altro, definitivo: «Tutti stanno costruendo la cattedrale, nessuno sta battendo le pietre!».
ICHINO
La faccenda delle «cattedrali» mi dà il colpo di grazia. Esco e ripercorro i corridoi a ritroso. C' è sempre un sacco di gente. Uno dice al suo dirimpettaio: «Onorevole, caffettino?». Un altro esclama a voce alta: «Bisogna uscire dal modello dell' auto-catastrofe!». E a un passo dall' uscita penso che sì, in effetti l' auto-catastrofe suona proprio come una puttanata.