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    ALLEANZA CON IL MAL DI PANZA - IL CENTRODESTRA È A PEZZI: DOPO LE FRASI (SMENTITE) DI BERLUSCONI SULLA CREDIBILITÀ DI SALVINI E MELONI, IN MOLTI DENTRO “FORZA ITALIA” ESULTANO. IL “TRUCE” ASSEDIATO PER IL CASO MORISI È SEMPRE PIÙ DEBOLE E LA FEDERAZIONE ORMAI È ANDATA - E ANCHE IL PATTO DI MUTUO SOCCORSO CON LA “DUCETTA” È FANTASIA: I DUE NON RIESCONO MANCO A STARE NELLA STESSA STANZA (LO SI È VISTO A MILANO IERI) - LE TENSIONI CON GIORGETTI, IL TERRORE DELLA BATOSTA ALLE AMMINISTRATIVE E LA PARTITA DEL QUIRINALE


     
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    1 - BERLUSCONI SCUOTE LA DESTRA

    Francesco Olivo per "la Stampa"

     

    berlusconi salvini meloni berlusconi salvini meloni

    C'è una scena che tutti, in Forza Italia, ricordano con nostalgia: Silvio Berlusconi al Quirinale per le consultazioni che si ribella al ruolo di gregario e sposta fisicamente gli alleati, improvvisando un intervento, fuori dal protocollo e dalle nuove gerarchie. Era il 2018 e il Cavaliere sfuggiva teatralmente a quello che sembrava un destino ineluttabile, fare la ruota di scorta ai due partiti sovranisti.

     

    Gli ultimi fuochi, si era detto all'epoca. Eppure da Arcore si continua a fare politica, altroché. Il colloquio di ieri con La Stampa a molti ha ricordato quella scena, «Silvio è tornato» esultano nel partito.

     

    matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

    La sua sentenza sugli alleati sovranisti «Siamo sinceri: ma se Draghi va a fare il presidente della Repubblica poi a chi dà l'incarico di fare il nuovo governo? A Salvini? Alla Meloni? Ma dai, non scherziamo», ha lasciato il segno, quello che si diceva nascosti nei corridoi di Montecitorio e consegnati agli sfoghi anonimi sui giornali, ora viene affermato dal leader in persona.

     

    «Non scherziamo», dice Berlusconi aprendo il dubbio nei due soci della coalizione: il "federatore" si è messo a picconare il centrodestra: «Finalmente!», esulta una schiera di parlamentari. Salvini e Meloni fingono di accontentarsi della smentita dello staff del Cavaliere arrivata presto al mattino, mentre il direttore de La Stampa Massimo Giannini conferma ogni parola.

     

    SILVIO BERLUSCONI E MATTEO SALVINI SILVIO BERLUSCONI E MATTEO SALVINI

    «Leggendola riconosciamo i suoi pensieri», si dice senza remore nel partito. L'inquietudine negli alleati è seria e il nervosismo di Matteo Salvini lo dimostra: «Giorgetti ha detto che è stato frainteso, lo stesso ha detto Berlusconi... ma mia nonna diceva che se gli altri non capiscono forse sei tu che ti sei spiegato male».

     

    Ruvidezze che non risparmiano nemmeno Draghi: «Lui fino al 2026? E che siamo un popolo di scemi?». Salvini dice di non temere per la leadership e che a ottobre si aprirà la stagione dei congressi. Da Arcore si mandano messaggi distensivi: «Il governo Draghi non prefigura nessun cambiamento di alleanze: sarebbe impossibile e contrario alla nostra natura - fa sapere Berlusconi, citando le elezioni tedesche -. Ma se si indebolisce il centro liberale e cristiano, quella che torna al potere è la sinistra».

     

    giancarlo giorgetti e matteo salvini 2 giancarlo giorgetti e matteo salvini 2

    Ma la federazione sembra un ricordo e in Forza Italia l'outing politico di Silvio toglie inibizione a molti. Il deputato Elio Vito, già capogruppo e ministro del Cav, scopre che la sua voce non è poi così fuori dal coro: «Il presidente ha fatto bene, ho perplessità sulle capacita di leadership e di prospettiva politica dei nostri attuali alleati. D'altra parte non si può avere un centrodestra guidato da chi è alleato con Orban».

     

    Alessandro Cattaneo, deputato ed ex sindaco di Pavia, ragiona: «La mia preoccupazione è che senza i valori liberali e un'attitudine al governo si rischia di non vincere. Girando nei territori, però, vedo che il bipolarismo è stato interiorizzato, la sinistra si sta riorganizzando e io sto dall'altra parte».

     

    Di centro invece parla esplicitamente Osvaldo Napoli, che da Forza Italia è uscito in cerca di nuovi soggetti che possano rompere lo schema destra/sinistra: «Il centrodestra non esiste già più. C'è la destra e il centro va costruito. Le parole di Berlusconi sono interessanti, se Giorgetti si mette in gioco il quadro politico cambia. Uomini di centro che possono governare ce ne sono, sia nella politica che nella società civile».

    giancarlo giorgetti e matteo salvini giancarlo giorgetti e matteo salvini

     

    Gianfranco Rotondi, alleato democristiano di Forza Italia e spregiudicato analista, commenta: «Berlusconi ha fatto bene, c'è un deficit evidente di classe dirigente. Io non credo volesse polemizzare con Meloni e Salvini, ma ribadire che il suo ruolo è fondamentale». IL deputato azzurro Andrea Ruggieri si augura una svolta: «Berlusconi a Roma da lunedì per rilanciare Forza Italia, rinnovandola nelle idee e nelle facce, e per far durare Draghi al Governo, per me sarebbe una bellissima notizia».

     

    luca morisi e matteo salvini luca morisi e matteo salvini

    Siamo a pochi giorni dalle elezioni, in molti rifiutano di commentare per non apparire responsabili di un risultato che nessuno prevede roseo. Forza Italia è da sempre divisa in due anime, quella che guarda al centro e quella attratta dalle sirene di Salvini. Ma la coalizione di centrodestra ha dei problemi che vanno molto al di là delle scelte, assai discusse, dei candidati sindaci nelle principali città.

    matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

     

    Se il voto è una questione ormai di ore, quello che è in gioco è la prospettiva di medio periodo. La battaglia nella Lega, al di là degli aspetti personali, pone al centro la natura stessa del partito e quindi dell'alleanza. Manovre che anche Giorgia Meloni osserva con preoccupazione: una Lega senza Salvini, che torna alle battaglie nordiste, potrebbe relegarla al ruolo di una Le Pen italiana, condannata all'opposizione perenne, pur con un'alta percentuale di voti, una posizione per molti aspetti comoda, ma che non rispecchia le ambizioni della leader romana.

     

    SALVINI BERLUSCONI MELONI SALVINI BERLUSCONI MELONI

    Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d'Italia, pur non essendo uno dei fedelissimi della leader, reagisce allo schema prefigurato da Berlusconi: «Prendo atto della smentita, ma chi è adatto a governare lo decide il popolo, non un'oligarchia - spiega -. Tutto è cominciato con Ciampi, ma quello era un governo a tempo per portare il Paese alle urne. Da lì è cominciato il vizietto».

     

     

    2 - GIORGIA E MATTEO «ACCERCHIATI» IL CAPO LEGHISTA AVVISA GIORGETTI: DOPO LE ELEZIONI SISTEMO LE COSE

    Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

     

    Se il patto c'è, è stato battezzato con una falsa partenza. E il patto tra Salvini e Meloni c'è, a sentire uno dei maggiorenti del centrodestra: «Si sono parlati dopo la sortita di Giorgetti, siglando un patto di mutuo soccorso».

    angelo tofalo silvio berlusconi giancarlo giorgetti angelo tofalo silvio berlusconi giancarlo giorgetti

     

    In quell'occasione hanno pensato alle conferenze stampa per chiudere insieme le campagne elettorali di Milano e Roma, ma l'organizzazione del primo evento ha finito per trasformarsi nella metafora del nervosismo e della fretta: così l'intesa rischia di apparire stipulata (quasi) fuori tempo massimo. È comunque un fatto che dopo mesi passati a contendersi la leadership hanno compreso come dalla loro sfida non stesse per emergere un vincitore ma due sconfitti.

     

    MARTA FASCINA E SILVIO BERLUSCONI ESCONO DAL SAN RAFFAELE MARTA FASCINA E SILVIO BERLUSCONI ESCONO DAL SAN RAFFAELE

    E avrà le sue ragioni la Meloni a denunciare una «turbativa interna ed esterna per far saltare la coalizione», alludendo anche alle vicende giudiziarie, alla «preoccupante uscita di notizie» sul «caso Morisi» alla vigilia delle urne. Ma non c'è dubbio che sul fronte politico i due leader hanno offerto il fianco a loro avversari.

     

    Le estenuanti trattative per la scelta dei candidati hanno pregiudicato l'impostazione delle Amministrative, e consentono oggi al segretario del Pd di avviare quella campagna mediatica che il Cavaliere aveva preconizzato.

     

    «Il centrodestra - ha detto ieri Letta - ha funzionato perché aveva Berlusconi come federatore. Senza federatore non è più in grado di offrire una proposta al Paese». Coprendo le debolezze di una coalizione che non esiste e di un potenziale alleato a corto di consensi, il Pd sfrutta gli errori altrui e inizia a far passare il messaggio che Meloni e Salvini siano « unfit to lead ».

     

    SALVINI MELONI BERLUSCONI SALVINI MELONI BERLUSCONI

    Peraltro è quello che hanno lasciato intendere anche Giorgetti, Brunetta e lo stesso Berlusconi, accreditando la tesi che impegna le discussioni nel centrodestra. E cioè che «dopo il voto cambierà tutto». Il patto tra il segretario della Lega e la leader di Fdi è la risposta a questa manovra di accerchiamento che sa di isolamento. E come sottolinea un esponente centrista «devono inventarsi in fretta qualcosa per conquistare al ballottaggio almeno una delle cinque grandi città. Perché i movimenti nel Palazzo sono già in atto».

     

    matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

    In realtà Salvini li ha notati anche in campagna elettorale. Giorgetti per esempio è stato segnalato a Torino, dove - a detta di un autorevole esponente del Carroccio - «per due volte in cinque giorni è andato a sostenere il candidato sindaco Damilano in eventi organizzati dalla sua lista civica. Dimentica che è vice segretario della Lega».

     

    MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI

    L'accusa di aver «tenuto fuori il partito» ha fatto rumoreggiare il gruppo dirigente, più delle parole con le quali il ministro per lo Sviluppo economico ha lanciato l'endorsement per Calenda a Roma. «Dopo le elezioni saprò che fare. Metteremo a posto le cose», ha commentato il segretario con i suoi, annunciando pubblicamente i congressi locali e anticipando riservatamente una «rivoluzione» interna.

     

    salvini (d), con silvio berlusconi e giorgia meloni sul palco allestito in piazza maggiore a bologna 77 salvini (d), con silvio berlusconi e giorgia meloni sul palco allestito in piazza maggiore a bologna 77

    Il patto Meloni-Salvini è la reazione ai fantasmi che tornano a danzare nel Palazzo, l'ipotesi della «maggioranza Ursula» che uno dei maggiori rappresentanti del Carroccio torna a citare: «Non vorrei che Matteo si stesse preparando a una exit strategy dal governo. Lui continua a smentirlo, ma...».

     

    GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

    Ma ieri Letta si è insinuato nelle crepe del centrodestra di governo, proprio mentre Salvini alzava il tiro su Draghi, che «è una grande personalità anche se in Italia abbondano uomini validi». E insieme alla Meloni ha puntato il mirino contro la riforma del catasto, che è il nuovo terreno di scontro nella maggioranza. È un tema sensibile per tutto il centrodestra. «Per noi - riconosce uno dei rappresentanti moderati della coalizione - non sarà facile sottrarci all'appello. Storicamente la difesa della casa dall'aumento delle tasse equivale alla difesa del reddito di cittadinanza da parte dei grillini».

     

    letta meloni salvini letta meloni salvini

    E su questo punto Salvini e Meloni insisteranno per trascinarsi dietro gli alleati. «Se poi ci fosse anche la reintroduzione della legge Fornero per le pensioni - aggiunge un dirigente leghista - come potremmo stare ancora in maggioranza?». Le turbolenze sono già forti, moltiplicate dall'approssimarsi della corsa al Colle e dalle voci sul premier: «Fossi in Draghi sarei irritato per come lo tirano per la giacca Letta e Giorgetti», commentava ieri Salvini. Che nella stessa dichiarazione ha additato il suo ministro, mettendolo insieme al suo rivale...

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