1. “MARCHINI È CONTRO LA LEGGE” BUFERA SUL NO ALLE UNIONI GAY
Giovanna Vitale per “la Repubblica - Roma”
MARCHINI BERLUSCONI
fedele confalonieri e alfio marchini
Nel giorno in cui il governo pone la fiducia sul ddl Cirinnà, Alfio Marchini si propone ancora come l’anti-Renzi, il candidato sindaco che prima vuol vincere Roma e poi chissà. Attaccando a testa bassa l’ultima riforma targata centrosinistra: «Io non ho nulla contro il riconoscimento dei diritti civili», dice a metà mattina, «ma se dovessi vincere le elezioni non celebrerò unioni gay».
MARCHINI BERLUSCONI BERTOLASO
Una dichiarazione scaturita dalla scena che Marchini, una volta insediato in Campidoglio, non intende in alcun modo replicare: quella dell’ex primo cittadino Ignazio Marino che, fasciato dal tricolore, s’infila nel vuoto legislativo e sfida la Curia, registrando all’Anagrafe le nozze omosex contratte all’estero. L’inizio della fine, per il chirurgo dem: decretata da quel «Marino non l’ho invitato io, chiaro?» pronunciato da papa Francesco, di ritorno da Filadelfia.
MARCHINI BERLUSCONI MARCHINI BERLUSCONI MARCHINI BERLUSCONI
«Io non sono né un bacchettone né un moralista », preciserà poi coi suoi il candidato del centrodestra a trazione berlusconiana, «e tutto mi si può dire tranne che sia omofobo. Per me l’amore è sacro e mi batterò fino alla morte per difendere due persone che nutrono questo sentimento, anche se dello stesso sesso. Per me, però, il matrimonio e un’altra cosa, una cosa diversa. Anche se sono l’ultimo che può parlare della sua indissolubilità, visto che io ho fallito».
Argomenti che tradiscono un equivoco. Sufficiente tuttavia a provocare una slavina di attacchi, soprattutto da sinistra, e a scatenare all’opposto l’entusiasmo degli esponenti cattolici. «Marchini tranquillo, ci penserà Giachetti da sindaco a celebrare le unioni gay», replica a stretto giro il presidente del Pd Matteo Orfini. Con lo sfidante di centrosinistra «felicissimo» di farlo, piuttosto «preoccupato da uno che si candida ad assumere una carica pubblica, preannunciando che non applicherà una legge dello Stato», affonda Roberto Giachetti.
marino renzi bergoglio marino stalker di bergoglio
«Perché se sarà approvata, il sindaco dovrà applicarla, non è che potrà fare come gli pare». Affermazioni suonate «gravi» anche all’orecchio di Stefano Fassina, mentre il coordinatore di Sel Fratoianni rincara: «Marchini intende diventare il rappresentante di quella destra oscurantista che a Roma conosciamo tutti». Ironico il segretario radicale Magi: «Il candidato che promette libertà dai partiti, prosegue la sua campagna elettorale contro le libertà e i diritti dei cittadini». Di più: «Con lui si torna al Medioevo », scolpisce la dem Tempesta.
E chissà se è il frutto di una riflessione dal sen fuggita, oppure una lungimirante strategia politica, fatto sta che le parole dell’imprenditore civico suscitano l’entusiasmo dei politici di centrodestra considerati vicini alle gerarchie ecclesiastiche. Dalla Binetti a Giovanardi, passando per la Roccella, tutti a esaltare una linea che costituisce «una ragione in più per votare convintamente Marchini», un bel «segno di discontinuità rispetto al sindaco precedente». Inducendo però in sospetto i fedelissimi di Giorgia Meloni: «Sembra Mister Bean, ma è Marxini», tuona Fabio Rampelli: «Un progressista della sua levatura, per raccattare i voti del mondo cattolico, si disconnette dalla sua storia politica e giudica negativamente le unioni civili che il Parlamento sta per varare con la complicità dei suoi alleati centristi. Che tristezza».
BERTOLASO MARCHINI
Un maracanà che deve essere piaciuto molto anche a Silvio Berlusconi. Che alle 7 della sera, in un seminterrato dell’Hotel Ergife definito con disappunto «buco», incorona il suo candidato sindaco, rendendo però l’onore delle armi a Guido Bertolaso, alla sua prima uscita pubblica dopo il ritiro, che spiega di averlo fatto «per il bene di Roma, anteponendo l’interesse della comunità al mio personale».
MARCHINI SUL BUS
L’ennesimo show utile all’ex Cavaliere per raccontare le elezioni di Roma come «un avviso di sfratto al governo di Matteo Renzi», l’inizio di un percorso che, attraverso la vittoria del “no” al referendum d’ottobre, porti ad un esecutivo di «larghe intese» e infine al voto politico. L’occasione per lanciare un vero e proprio programma di riforme su scala nazionale, con cui proiettare se stesso, ancora una volta, come leader indiscusso del centrodestra. Un disegno che tuttavia Marchini declina, almeno per il momento.
Escludendo qualsiasi aspirazione nazionale, «io lavoro solo per Roma»; lanciando il voto utile, «scegliere Giachetti vuol dire scegliere la Raggi»; rimarcando come quella di Berlusconi sia stata «una scelta coraggiosa per arginare il populismo dilagante, senza che mi sia stato chiesto niente in cambio, né una poltrona né niente».
ALFIO MARCHINI
Perché, scandisce Marchini davanti al popolo forzista, «non c’è promessa di futuro senza memoria, ognuno custodisce la sua con orgoglio: ai leader è richiesto di guidare una comunità non con lo specchietto retrovisore ma indicando una speranza che vada oltre gli steccati di vecchie ideologie che hanno fallito». Il modo per spiegare la sua virata.
MARCHINI BERLUSCONI BERTOLASO
Applaude la platea, divertita dal siparietto della capolista Alessandra Mussolini, che in onore del «bel Marchini» mostra la lingerie di pizzo nero che fa capolino sotto al tailleur scuro. Un assist per Berlusconi: «Abbiamo lo charme di Alfio e la concretezza di Guido. Una coppia così è garanzia di una Roma caput mundi». Il ticket per il Campidoglio. Il suo dream team.
2. ALESSANDRA MUSSOLINI: «A ROMA CON ALFIO MARCHINI ARRIVIAMO AL BALLOTTAGGIO DI SICURO. HO PAURA DI UNA SOLA COSA DELLE LODI DI GIANFRANCO FINI …»
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«Io sono moderata e con alcuni comunisti ci capiamo». Alessandra Mussolini, candidata capolista di Forza Italia alle prossime elezioni amministrative di Roma, spiega in un’intervista pubblicata sul numero di Panorama in edicola da domani, giovedì 12 maggio, le ragioni della sua discesa in campo accanto ad Alfio Marchini. Che, assicura, «al ballottaggio ci arriva».
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Mussolini dice di non temere la Meloni, «che ha messo più veti che voti ed è leader di un partitino», né la Lega: «A Milano hanno fatto un accordo con Parisi e qui non si sono alleati con Marchini che è il Parisi di Roma». Nell’intervista a Panorama, Mussolini dice di non voler assolutamente parlare di sua sorella Rachele, che a Roma è candidata con Fratelli d’Italia, né di altri avversari. E accetta con simpatia le dichiarazioni a suo favore di un vecchio comunista come Duccio Trombadori, ma sostiene di avere una gran paura «delle lodi di Gianfranco Fini».
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