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    “AUTONOMIA IN CAMBIO DEL PRESIDENZIALISMO? CI STO” - SALVINI SPINGE SUL TEMA CARO ALLA LEGA PER RIACCHIAPPARE VOTI AL NORD - “REPUBBLICA” AGITA LO SPAURACCHIO: “SENZA IL PATTO CON CALENDA-BONINO, IL CENTROSINISTRA PERDEREBBE DI CERTO ALTRI 16 COLLEGI NELL'UNINOMINALE, CONSENTENDO ALLO SCHIERAMENTO DI MELONI-SALVINI E BERLUSCONI DI SUPERARE I 120 SEGGI AL SENATO E I 250 ALLA CAMERA, PRATICAMENTE DI ARRIVARE A UN PASSO DA QUELLA MAGGIORANZA DEI DUE TERZI, CHE SERVE PER CAMBIARE LA COSTITUZIONE SENZA COLPO FERIRE…”


     
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    BERLUSCONI SALVINI MELONI BERLUSCONI SALVINI MELONI

    1 - ELEZIONI. SALVINI: MELONI VUOLE AUTONOMIA IN CAMBIO PRESIDENZIALISMO? CI STO

    (DIRE) - Autonomia in cambio del presidenzialismo? "Affare fatto. Una Repubblica presidenziale fondata sulle autonomie te la firmo adesso". Così il segretario della Lega Matteo Salvini, questa mattina a Venezia, in merito all'ipotesi che la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni chieda il passaggio al presidenzialismo in cambio dell'autonomia per le Regioni che, come il Veneto, la richiedono.

     

    SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI SILVIO BERLUSCONI - GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI

    "Il tema centrale del programma e dei primi Consigli dei ministri sarà l'autonomia", assicura Salvini. "Noi ci abbiamo provato per quattro anni ma i no del Pd e dei 5 Stelle sono stati evidentemente forti e fastidiosi... Ora c'è un'occasione più unica che rara con il centrodestra compatto e il progetto di autonomia che hanno scritto a quattro mani Luca Zaia e Attilio Fontana. Io chiederò l'impegno, l'unione e la condivisione di Berlusconi e della Meloni", continua il leghista.

     

    matteo salvini giorgia meloni federico sboarina matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

    "Il 22 ottobre saranno cinque anni dal referendum sull'autonomia e il 22 ottobre 2022, così ha voluto la sorte, se gli italiani sceglieranno il centrodestra ci sarà un nuovo Parlamento, un nuovo Governo, e il primo Consiglio dei ministri potrà finalmente fare quello che in quattro anni per un no degli altri non si è riusciti a fare". Intanto "il tema autonomia sarà in tutte le piazze, in tutti i borghi, in tutte le contrade" e "voglio assolutamente pensare che la Meloni e Berlusconi sottoscrivano un piano per l'Italia dove le autonomie siano la realtà in nome dell'efficienza, della trasparenza e della modernità", conclude.

     

    2 - SENZA L'ALLEANZA 16 SEGGI IN MENO AL CENTROSINISTRA LA CARTA A RISCHIO

    Giovanna Casadio per “la Repubblica”

    ENRICO LETTA E CARLO CALENDA ENRICO LETTA E CARLO CALENDA

     

    Senza il patto con Azione di Carlo Calenda e +Europa di Emma Bonino, il centrosinistra perderebbe di certo altri 16 collegi nell'uninominale, consentendo così allo schieramento avversario di Meloni-Salvini e Berlusconi di superare i 120 seggi al Senato e i 250 alla Camera, praticamente di arrivare a un passo da quella maggioranza dei due terzi, che serve per cambiare la Costituzione senza colpo ferire.

     

    L'ultima proiezione è di You-Trend- Cattaneo Zanetto e Co, ed è stata fatta sulla base della media dei sondaggi nazionali e dell'archivio di sondaggi locali già realizzati dallo stesso istituto. Quindi se il Pd restasse alleato solo della sinistra ambientalista di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli oltre che di "Impegno civico", la neonata formazione di Luigi Di Maio e di Bruno Tabacci, la fotografia è di una perdita secca di 12 collegi alla Camera e 4 al Senato. Se insomma Azione e +Europa si staccano dal Pd, ulteriori 15 collegi finirebbero al centrodestra e uno, quello di Acerra in Campania, al Movimento 5Stelle che ha lì uno zoccolo duro di consenso.

    letta calenda letta calenda

     

    Una situazione che consegnerebbe una maggioranza ancora più netta al centrodestra, utile appunto per l'approvazione delle modifiche della Carta (che avranno bisogno di 134 senatori a favore e di 266 deputati) senza bisogno dei referendum confermativi.

     

    I collegi "di frontiera" per la Camera che salterebbero per primi, se il polo di centro vivesse in autonomia, sono in Liguria quelli di Genova Bogliasco e di Varazze; in Piemonte, Torino centro; in Lombardia, Milano periferia sud; il collegio di Forlì in Emilia Romagna; in Toscana quelli di Prato, di Pisa e di Grosseto. Nel Lazio poi, sicuramente perdenti sarebbero anche Roma Fiumicino, Roma Municipio III e Roma Ciampino, oltre appunto ad Acerra in Campania.

     

    giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni matteo salvini

    Al Senato, invece, i 4 collegi ballerini che sarebbero a quel punto "ceduti" al centrodestra sono quello di Trento, di Ravenna e 2 dei 3 uninominali in cui è divisa Roma per l'elezione di Palazzo Madama, ovvero Roma centro e Roma Fiumicino.

     

    Nonostante la convinzione politica di Calenda e dei centristi tra cui Matteo Renzi, che correre da soli renda più netta la proposta politica e quindi pagante in termini di consenso, le proiezioni sia pure parziali, mostrano un altro risultato. Ma se Renzi e Italia Viva hanno da settimane ormai dichiarato l'intenzione di correre in solitaria e comunque con una offerta politica fuori dall'alleanza con il Pd e la sinistra, la posizione "aperturista" di Calenda fino a qualche giorno fa, ha consentito di misurare la differenza.

     

    Lorenzo Pregliasco, co-fondatore di YouTrend, ritiene che queste proiezioni siano la prova provata che l'attrattiva del centro di Calenda, se reso autonomo, danneggi il Pd di Enrico Letta più che il centrodestra. Commenta Pregliasco: «Per ragioni geografiche, demografiche, sociali il centro di Azione e +Europa si sovrappone più al centrosinistra che al centrodestra».

     

    letta calenda letta calenda

    Ovviamente va premesso, che ogni previsione è fatta sulla base dei sondaggi a disposizione e, per ora, a bocce ferme, quando cioè non sono ancora in campo i candidati che nell'uninominale (dove vince chi ottiene un voto in più), fanno davvero la differenza. La legge Rosatellum con cui andremo a votare assegnerà i 600 seggi (400 alla Camera e 200 al Senato) per un terzo con l'uninominale e per due terzi in proporzione ai risultati ottenuti dalle diverse liste (nei collegi plurinominali).

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