Camillo Langone per "il Giornale"
CAMILLO LANGONE
«Simbolico, relazionale, partecipato, territoriale, resiliente, fluido e multicanale»: le parole chiave del cibo del futuro sembrano scritte per farmi passare l' appetito.
A parte «simbolico» e «territoriale», aggettivi che non scarto ma che trovo comunque un po' pesanti, gli altri formano una mappazza lessicale tendente all' ideologico e scatenante, in me, non so in voi, repulsione e rigurgito.
Le ho trovate in un libro collettivo ammannito dall' editore Carocci, intitolato per l' appunto Il cibo nel futuro e sottotitolato «Produzione, consumo e socialità», con l' ultimo ingrediente che si combina coi succitati «relazionale» e «partecipato» in una zuppa dal forte retrogusto politico, non propriamente liberale. E io che volevo soltanto sapere cosa si mangerà domani.
PAOLO CORVO E MICHELE FILIPPO FONTEFRANCESCO - IL CIBO NEL FUTURO. PRODUZIONE, CONSUMO E SOCIALITA'
Gli autori sono docenti, professori e ricercatori dell' Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, in Piemonte, l' ateneo di Slow Food. Nel volume i tic dell' associazione mangereccia fondata da Carlo Petrini ci sono all' incirca tutti, a cominciare dall' indigesta anglofonia.
Gliel' ho sempre rinfacciata al Fondatore, anche in pubblico, la contraddizione del contrapporsi al cibo multinazionale e antitradizionale usando la lingua globale e antitradizionale per eccellenza: l' inglese. Dunque tocca leggere innumerevoli volte «food», con derivati quali «fusion food», «food design», «food policy».
Dovrebbe bastare questo per farvi capire che sulle tavole del futuro non c' è posto per la cassoeula, la tiella o i casonsei, piatti obsoleti come i dialetti che li hanno battezzati.
CARLO PETRINI
«Dopo aver conosciuto la propria tradizione culinaria, le proprie origini e identità, si vogliono conoscere le altre tradizioni alimentari» scrive a pagina 21 un accademico più ottimista del Candido di Voltaire.
Come se i ragazzi, prima di ingozzarsi di kebab, e le signorine, prima di tuffarsi nel sushi, avessero assaggiato l' anguilla in tutti i diciassette modi catalogati da Anna Gosetti della Salda in Le ricette regionali italiane: anguilla alla brace, anguilla alla comacchiese, anguilla alla fiorentina, anguilla alla gardesana, anguilla in padella...
Correva l' anno di grazia 1967 e la cucina era territoriale davvero. Facile previsione dei futurologi di Pollenzo è un cibo sempre più «multietnico, composto dall' incontro e dalla miscela di tradizioni gastronomiche diverse».
piatto di vermi
Peccato che in questa ammucchiata di popoli ad avere la peggio sia l' etnia dei nativi: mica facile mangiare milanese a Milano, e provateci voi a mangiare pugliese a Trani (se in un ristorante con vista sulla Cattedrale, o anche senza vista, siete capaci di trovare le braciole di cavallo avvisatemi, mi raccomando).
pizza kebab
A Slow Food l' estinzione della cucina locale è passata inosservata, non se ne sono accorti, devono avere gli occhi coperti dai capponi di Morozzo, o dai cavolfiori di Moncalieri.
Spignattate in queste 142 pagine sono, degli italiani a tavola, le magnifiche sorti e progressive. Vi si legge di «maggiore consapevolezza dei consumatori», di «libertà di scelta gastronomica», di «superamento delle disuguaglianze a livello alimentare».
ocean hugger foods sushi fatto col pomodoro 1
Quindi mangeremo tutti ostriche l' anno prossimo? Oppure foie gras? Temo di no, vista la tendenza «vegan/vegetarian-friendly». Non vorrei che il superamento delle disuguaglianze si realizzasse in discesa e che con la scusa del «sostenibile» (altra parola-prezzemolo) ci fosse per tutti, nel famoso futuro, la stessa bistecca di soia.
O lo stesso snack a base di insetti, visto che coleotteri e lepidotteri «non inquinano l' ambiente e non necessitano di grandi terreni». Certo, fanno ancora un po' impressione ma se si smetterà di chiamarli bruchi e scorpioni e si imporrà il termine «novel food» ecco che i pregiudizi cadranno. Potenza della lingua di Shakespeare e di Gordon Ramsay!
sushi 1
Per accelerare lo svecchiamento gastronomico è venuta buona anche la pandemia. I professori di Pollenzo sembrano pensarla come il ministro di Potenza, Roberto Speranza: il virus come «opportunità unica».
nicole kidman mangia insetti 10
Perché durante la quarantena si sono sviluppate «prassi innovative», grazie al «maggior tempo libero» si è visto un «ritrovato interesse degli italiani per il cucinare» e insomma «si è passati da un' attenzione al cibo molto mediatica, spettacolare e superficiale a un coinvolgimento nel mondo del food maturo e responsabile». Vedete quante cose belle ha portato la chiusura dei ristoranti? Senza coprifuoco come saremmo potuti diventare buongustai maturi e responsabili?
kebabbaro piatto di vermi 2 insetti da mangiare 1 insetti da mangiare 2 contadino cinese insetti da mangiare 6
camillo langone e vissani SLOW FOOD camillo langone ritratto con tabarro