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    IL CINEMA DEI GIUSTI - SVEGLIATE LE NOSTRE CORRISPONDENTI DI GUERRA. PERCHÉ QUESTA EROICA, APPASSIONATA, VANITOSISSIMA MARIE COLVIN, LA LEGGENDARIA FIRMA DEL “SUNDAY TIMES”, PRESENTATA DA ROSAMUN PIKE IN “A PRIVATE WAR” È QUALCOSA CHE TUTTI I GIORNALISTI DOVREBBERO VEDERE - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    A PRIVATE WAR A PRIVATE WAR

    Svegliate le nostre corrispondenti di guerra. Perché questa eroica, appassionata, vanitosissima Marie Colvin presentata da Rosamun Pike in A Private War, opera prima del documentarista Matthew Heineman, sceneggiata da da Arash Amel, è qualcosa che tutti i giornalisti dovrebbero vedere.

     

    Certo, un po’ di melassa e di retorica c’è, un po’ di birignao alla Virginia Raffaele c’è, ma non era facile trattare un personaggio così complesso come Marie Colvin, figura leggendaria del “Sunday Times”, coraggiosa ma vanitosissima, anche nelle missioni più pericolose indossa il suo reggipetto La Perla (“così se muio mi riconoscono…”), e anche se il film non è un capolavoro, ma non è affatto male, l’intrerpretazione di Rosamund Pike è supersnob, ma piena di vita e di gran classe.

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    Il film è in pratica una documentatissima cronaca delle quattro missioni più importanti della Calvin, quando perde un occhio in Sri Lanka in mezzo alle tigri Tamil, e lo rimpiazza con una benda alla John Ford, quando si ritrova in mezzo alla primavera araba in Libia, e intervista il colonnello Gheddafi a pochi giorni dalla sua morte, in Iraq, a Falluja, e a Homs, in Siria, dove troverà la morte per essersi spinta davvero troppo oltre nel suo voler documentare fino all’impossibile la tragica sorta di ventottomila civili bombardata da Assad.

     

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    Esattamente nello stile della Colvin il film non vuole farci della morale o spiegarci chi sono i buoni e chi sono i cattivi, stiamo comunque dalla parte delle persone, dei civili che soffrono durante le guerre e compito di chis crive e di chi documenta è informare il pubblico, comododamente seduto in poltrona, di quel che sta realmente accadendo.

     

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    In mezzo a queste quattro missioni, che la Colvin vive col suo fotografo freelance Paul Conroy, interpretato da Jamie Dornan, ci sono i rapporti col suo direttore Sean Ryan, interpretato da Tom Hollander, e i suoi amori a Londra, soprattutto col ricco Tony, interpretato con grande stile da Stanley Tucci.

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    Rosamund Pike si getta sul personaggio non facendone assolutamente un santino, beve, scopa, impazzisce, mette lo scoop sopra a tutto, ma ci regala un ritratto complesso di una giornalista d’assalto che non perde mai la sua femminilità. Matthew Heineman adatta il suo stile documentaristico al racconto riuscendo a darci dei set di guerra un’immagine il più possibile realistica e cogliendo il lato ossessivo e narcisistico della reporter d’assalto. In sala dal 22 novembre.

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