Matteo Giusti per Dagospia
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Buone notizie. Finalmente una commedia. Magari si va in prigione, ma almeno due risate si fanno e un po’ di sguardo positivo non guasta. Al centro di una stagione di film d’autore marchiati dalla morte e dalla sfiga, “L’innocente”, il quarto film diretto da Louis Garrel, che lo ha scritto assieme a Tanguy Viel, presentato fuori concorso a Cannes lo scorso maggio, è una commedia costruita perfettamente dove i quattro attori principali riescono a muoversi benissimo nei loro ruoli e dove l’intreccio serve quel tanto per dar vita a una serie di emozioni e di cambiamenti di prospettiva che rende il tutto decisamente meno ovvio del previsto.
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Oro rispetto alla ripetitività di Netflix. Perfino la scelta di ambientare il tutto in una città come Lyon, e non a Parigi, funziona benissimo. I quattro attori sono. Una madre, la Sylvie di Anouk Grinberg, già protagonista di “Un, due, tre stella” e “Mon homme” di Bertrand Blier, ambientati a Lyon. Abel, suo figlio, cioè Loui Garrel, di professione guida per bambini in un acquario, un personaggio di figlio insofferente e un po’ possessivo alla Nanni Moretti. Clémence, una strepitosa Noémie Merlant, “Ritratto di ragazza in fiamme”, la miglior amica di Abel, ma anche della moglie morta di Abel, il che rende la cosa più complicata, tinderista.
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Michel, il grande Roschdy Zem, un duro alla Jean Gabin, appena uscito di galera. Insomma, Michel, che in galera ha seguito i corsi da attore di Sylvie, se ne è innamorato e l’ha sposata. E già la cosa non va tanto a genio al figlio di lei, Abel. Non solo. Michel è uscito di galera e ha aperto un negozio di fiori con Sylvie. Ma dove ha trovato i soldi? Abel sospetta che ci siano vecchi giri di malavita. Non vede male. E ci sarà pure un colpo da fare per salvare la felicità della madre. Un colpo dove entrerà prepotentemente Clémence, l’amica del cuore, che in un gioco di finzione-realtà farà uscire tutto il suo amore per Abel e viceversa. Adorabile, perfetto per questo periodo di tristezza. In sala. Non ha incassato molto. Peccato.
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