Marco Giusti per Dagospia
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“Ma dove sono finita?” si chiede Hope van Dyne cioè Michelle Pfeiffer precipitata nel Mondo Quantico dove rimarrà, pare una trentina d’anni. “Ma dove siamo finiti?” si chiederanno neanche dieci minuti più tardi tutti i componenti della sua famigliola precipitati anch’essi nel Mondo Quantico senza averlo proprio chiesto. E si rendono conto che Hope/Michelle Pfeiffer non gliel’aveva raccontata tutta su questi trent’anni passati da quelle parti in solitudine.
In fondo questo “Ant-Man and The Wasp: Quantumania”, diretto come l’Ant-Man and The Wasp precedente da Peyton Reed, scritto da Jeff Loverness, e presentato da Kevin Faige come il primo film della Phase 5 della Marvel, e non mi chiedete cosa voglia dire, è molto più semplice del previsto. Perché è quello che vi ho detto.
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Un’avventura di famiglia, con Ant-Man/Scott Lang cioè Paul Rudd, sua moglie The Wasp/Hoe van Dyne cioè Evangeline Lilly, loro figlia Cassie Long cioè Kathryn Newton, gli arzilli nonnini Janet van Dyne, cioè Michelle Pfeiffer truccata da Anna Oxa a Sanremo, e Hank Pym cioè Michael Douglas, che precipitano nel Mondo Quantico e si ritrovano a affrontare un mare di guai per salvare se stessi, gli abitanti del posto e interi universi dalla furia distruttrice di Kang The Conqueror.
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Questo Kang, una sorta di Crosettone nero più evoluto interpretato da Jonathan Majors, lo avete visto in “Da 5 Bloods” di Spike Lee, è un supercattivo anche divertente. A Ant-Man che si presenta come Avenger gli chiede ”Ti ho mai ucciso prima?” Solo che è abituato a conquistare universi in tutti i multiversi e si ritrova ben stretto ingabbiato su questo non allegrissimo Mondo Quantico da una quarantina d’anni senza aver avuto la possibilità di scappare.
Gabbato, invero, proprio da Janet/Michelle Pfeiffer, che aveva capito che Kang rappresenta qualcosa di più del potere patriarcale maschile e non solo lo ha mollato lì chiudendo la porta del Mondo Quantico quando Michael Douglas l’ha riportata sulla terra nel film precedente, ma gli ha fracassato una sorta di palletta magica che avrebbe potuto liberarlo per sempre.
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Così, si è dedicato a sottomettere con la prepotenza, in fondo è Kang il Conquistatore mica una mammoletta, i cittadini del Mondo Quantico che da anni lo stanno combattendo da bravi rivoluzionari. E ha dalla sua parte il capoccione del cattivo Modok di Corey Stall, schiaffato sul Mondo Quantico nel film precedente, e una vecchia fiamma divertente di Janet/Michelle Pfeoffer, cioè Bill Murray, che per darsi un tono si fa chiamare Lord Krylar beve un Martin con un polipo dentro poco convincente, ma è diventato un mezzo infame.
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“In trent’anni avevo delle esigenze”, si giustifica Janet col marito riguardo il suo rapporto precedente con Bill Murray. Ne vorremmo sapere di più di questo rapporto. Ma la parte più divertente del film, la scoperta del Mondo Quantico, con l’arrivo di buffi personaggi alla Star Wars, un essere alieno che domanda a Ant-Man quanti buchi ha e che fluidi ci passano, l’arrivo di una eroina superlesbo, Jentoora, interpretata da Katy O’Brien, che sconvolge non poco la giovane Cassie, si ferma dopo un’ora, perché, al solito, c’è una guerra da combattere. Tra le forze del male, cioè le armate senza volto di Kang The Conqueror e i rivoluzionari del Mondo Quantico ai quali si aggiungono i nostri eroi Marvel.
Anche se Michael Douglas, neanche fosse Gianni Cuperlo capisce che l’unica strada, lo dice, giuro, è il socialismo per battere i Kang di tutti tempi e di tutti i mondi, non c’è tempo né voglia, in un film Marvel della Phase 5 (magari nella Phase 6) per rifondare un partito, e quindi conviene usare metodi tradizionali da supereroi Marvel. Botte. Insomma.
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La parte più noiosa è quella centrale con Kang che deve fare mille spieghe sui suoi progetti. Lì si dorme, ma la prima parte è piuttosto briosa e divertente. I rapporti fra padre, Ant-Man, e figlia, Cassie, con Kathryn Newton che prende, chissà perché, il posto che aveva in “Avengers: Endgame” Emma Fuhrmann, sono da pura commedia americana, e Michelle Pfeiffer, a parte gli straccetti da Anna Oxa sul palco di Sanremo, ha ancora grande presenza. Peyton Reed, i suoi scenografi e il grande direttore della fotografia Bill Pope (“Matrix”, “Spider-Man”, “L’armata delle tenebre”) costruiscono un Mondo Quantico che ci riporta ai grandi fumetti di Jean Giroud del secolo scorso, a Barbarella. Esce domani in Italia e il 17 in tutto il mondo.
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