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    IL CINEMA DEI GIUSTI - “BORAT 2” VA ASSOLUTAMENTE VISTO. LO TROVATE SU AMAZON PRIME DA IERI IN TUTTO IL MONDO. E NON POTEVA CHE ANDARE A FINIRE COSÌ, VISTO CHE È UN FILM CHE PARLA DI TRUMP, DEL SUO VICE MICHAEL PENCE, DI RUDY GIULIANI, DELLA PANDEMIA, DEL #METOO, DEL PATRIARCATO, DEGLI ORRENDI TRUMPERS ARMATI FINO AI DENTI DI UN’AMERICA CHE SEMBRA SPROFONDATA NELLA FOLLIA - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Non fosse che per la grandiosa scena di Rudy Giuliani alle prese con la finta giornalista minorenne che la guarda e la tocca da viscidone digrigrando i denti e, in camera da letto, si mette le mani dentro i pantaloni (lui dice per mettere a posto la camicia, mah….), “Borat 2” o, meglio “Borat - Seguito di film cinema: consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan”, diretto da Jason Woliner con Sasha Baron Cohen che riprende dopo 14 anni il suo più celebre personaggio, va assolutamente visto.

     

    Lo trovate su Amazon Prime da ieri in tutto il mondo. E non poteva che andare a finire così, visto che è un film che parla di Trump, del suo vice Michael Pence, di Rudy Giuliani, della pandemia, del #metoo, del patriarcato, degli orrendi trumpers armati fino ai denti, di un’America che sembra sprofondata nella follia. A me, personalmente, ha fatto più effetto la dichiarazione di Giuliani che Trump ha salvato un milione di vite americane per essere intervenuto subito rispetto a quel che avrebbe fatto un presidente democratico. Cose che Giuliani, ricordo, ha detto anche in una diretta da Porro tra un Capezzone e un Mario Giordano, che sembravano da tempo nel mondo di Borat.

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    L’idea di questo film girato in gran fretta e presumo in gran segreto, visto che doveva uscire proprio a ridosso delle elezioni e ancora in piena pandemia, è che Borat, dopo 14 anni passati ai lavori forzati per aver ridicolizzato davanti a tutto il mondo l’immagine del suo amato paese, il Kazakistan, viene ripescato dal gulag dove era stato rinchiuso, e, ora che se ne è andato l’orrendo Obama, inviato in America con una missione. Stringere stretta amicizia, come hanno già fatto i sovranisti Bolsonaro e Boris Johnson, con il più affine Trump e con i suoi più stretti collaboratori. Come fare?

     

    Portando regali che solletichino i più profondi interessi di Trump e Pence, come Johnny la Scimmia, vera scimmia star dei porno kazaki, una specie di Rocco Siffredi. E, quando Borat, una volta in America, scoprirà che la Scimmia è scomparsa, andrà bene anche sua figlia quindicenne, Tutar, Maria Bakalova, bravissima, una ragazzina che tiene chiusa in una gabbia secondo i modelli di educazione femminile kazaka, cresciuta però col sogno di tutte le donne dell’Est. S

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    posare un ricco, vecchio, orrendo miliardario come ha fatto Melania con Trump. Il cartone animato con Melania-Cenerentola e Trump-Principe Azzurro è bellissimo. Tutar ben si presta, quindi, a diventare una nuova simil Melania da regalare a Pence, visto che con Trump, dopo che Borat nel film precedente aveva cacato sotto il suo grattacielo, la Trump Tower, i rapporti non sono così buoni.

     

    La costruzione della ragazzina-Melania è la parte migliore del film, con tanto di visita a una influencer, a una coach di debuttanti, al chirurgo estetico per rifare con 21 mila dollari il seno. Borat truccato da Trump che imbocca con Tutar alla conferenza repubblicana di Pence, purtroppo, non funziona benissimo, qualcosa deve essere andato storto, ma l’incontro con Rudy Giuliani, stretto collaboratore di Trump, è uno spettacolo, perché l’ex-sindaco non si rende per niente conto fino alla fine della presa in giro.

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    Quel che viene fuori dal film, che, come il primo, funziona a seconda del funzionamento delle situazioni da candid camera, è un ritratto spietato dell’America trumpiana sotto pandemia a pochi giorni dalle elezioni. Sasha Baron Cohen-Borat riesce a fare numeri davvero notevoli, come cantare la canzoncina contro Obama in un raduno di trumpers, imboccare vestito da uomo del Ku Klux Klan tra i repubblicani, passare un po’ di lockdown con Jim e Jerry due assurdi razzisti di provincia, rovinare una festa di debuttanti ballando con la figlia con le mestruazioni, forse la gag più pesante.

     

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    Va detto che la coppia Borat-Tutor in realtà funziona piuttosto bene e l’invenzione della ragazza serve al film per arrivare dove il troppo noto Borat non sarebbe potuto arrivare, visto che tutti lo riconoscono per strada. Ovvio che questo tipo di cinema, davvero difficile da replicare o imitare, sia il modello per quello più provinciale ma di successo di Checco Zalone, che davvero molto gli deve.

     

    Ma è pure ovvio che proprio Zalone, il nostro comico di maggior successo, non ha gli stessi strumenti, sia politici che culturali, di Sasha Baron Cohen. Pensiamo solo cosa avrebbe potuto sviluppare la favoletta un po’ confusa di “Tolo Tolo”, secondo un modello di cinema alla Borat. Pur con tutti i limiti di un cinema che deve colpire duro e sporco per vocazione, “Borat 2” non ha ovviamente la forza e la novità del primo film, ma oltre a colpire davvero l’America di Trump e dei Trumpers, a fare satira sul #metoo e sulla pandemia, ci mostra un Sasha Baron Cohen magari un po’ invecchiato ma ancora di grandissimo divertimento. Mi associo ai critici americani che lo lo lanciano come “il film più divertente del 2020”.

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