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    IL CINEMA DEI GIUSTI - “LA CHIRURGIA È IL NUOVO SESSO”. “CRIMES OF THE FUTURE” È UN CAPOLAVORO O UN FILM VECCHIO E SBAGLIATO? COMUNQUE LA SI VEDA, È SEMPRE UN FILM DI CRONENBERG - OGNI INQUADRATURA È UNA MERAVIGLIA, GLI ATTORI, DA VIGGO MORTENSEN A LÉA SEYDOUX, A KRISTEN STEWART, SONO TUTTI PERFETTI - GIÀ SO CHE IL MONDO DELL'ARTE LO RITERRÀ UN PO' UN DEJA-VU, MA È CRONENBERG IN GRAN FORMA. È IL CORPO VIVO DEL FILM A ESSERE ESIBITO, MENTRE VIENE AMPUTATO SULLO SCHERMO – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    RED CARPET - CRIMES OF THE FUTURE DAVID CRONENBERG RED CARPET - CRIMES OF THE FUTURE DAVID CRONENBERG

    Capolavoro? Film vecchio e sbagliato? Comunque la si veda è sempre un film di David Cronenberg che ci arriva dopo un'assenza di otto anni. “Surgery is the new sex”/”La chirurgia è il nuovo sesso”. Ci siamo, scrivevo da Cannes lo scorso maggio.

     

    Ora che ho visto “Crimes of the Future” di David Cronenberg che ci racconta non tanto il futuro, ma i suoi crimini, in un film scritto vent’anni fa, quando ancora la body art estrema di Orlane, una cara amica, e di Oleg Kulik, da qualche parte aveva registrato tutta una sua folle performance giusto a inizio millennio, posso anche andare a casa.

     

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    Perché che ci piaccia veramente la storia o no, attenti è un film povero, prodotto dal suo amico ungaro-canadese Robert Lantos, quello di “Extstenz” e “Crash”, il suo capolavoro, girato in Grecia con un caldo bestiale, che troviamo tutta la sua filosofia inutile o già sentita, ogni inquadratura è una meraviglia, la musica di Howard Shore non è mai stata così bella, i suoi attori, da Viggo Mortensen come il body artist del futuro Saul Tenser a Léa Seydoux come la sua assistente-compagna-chirurga Caprice con sei cornini sulla fronte proprio come i due di Orlane, a Kristen Stewart come la stravagante Timlin, che cerca di scoparsi Saul e riceve per risposta un clamoroso “I’m not good at the old sex”, alla coppia di killer Tanya Beatty e Nadia Litz, sono tutti perfetti.

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    E lasciano perfino spazio a un po’ di commedia. Anche perché, malgrado ci siano un’autopsia a un ragazzino di 10 anni, tagli su tagli su tutti i corpi, il solito repertorio di strumenti chirurgici da feticisti, mani che penetrano le ferite come se fossero le nostre e come se per questo dovremmo sentire piacere, Cronenberg si prende sul serio solo nello sviluppare un discorso del rapporto fra desiderio di penetrazione del corpo, cambiamento del corpo rispetto al cambiamento della nostra conoscenza e leggi antiquate fatte secoli fa.

     

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    Al punto che il paragone che fa oggi il critico di Indiewire sul ritorno delle leggi anti-aborto vecchie di secoli è più che preciso (il corpo è mio e me lo gestisco io…). Cronenberg torna dopo più di vent’anni da quell’esperienza meravigliosa che fu vedere “Crash” proprio su questo grande schermo, aprendoci al mondo di Ballard e a qualsiasi metafora che ci spiegasse i nostri desideri più folli e profondi. Non il sesso, ma l’idea del sesso, l’interno.

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    Dentro la nostra pancia, come la mano di James Woods che si esplora in “Videodrome”. Qui di scena sono corpi dove la chirurgia può aggiungere nuovi organi su nuovi organi, al punto che esiste il National Organ Registry, tenuto dalla buffa coppia Don McKeller – Kristen Stewart. Il Saul di Viggo Mortensen, sempre con la cappa nera in testa quando è in piedi e a pancia scoperta quando è steso in orizzontale su letti che sembrano provenire da tutti i film di Cronenberg precedenti, è il maestro del futuro perché fa del suo proprio corpo, l’interno del suo corpo, un museo, una galleria dove far crescere e tagliare nuovi organi, cancri, cambiamenti. Niente è più sexy dell’arte, non solo nel futuro.

     

    RED CARPET - CRIMES OF THE FUTURE DAVID CRONENBERG RED CARPET - CRIMES OF THE FUTURE DAVID CRONENBERG

    E la sola cosa che non mi ha convinto del film è quando Caprice, la bellissima Léa Seydoux si convince a farsi anche lei i sei corni in testa, quasi per essere alla moda… Già so che il mondo dell’arte riterrà “Crimes of Future” un po’ un deja vu, e, certo, non ha dietro un testo di Ballard o di Burroughs, ma è Cronenberg in gran forma, con tutti i suoi strumenti pronti. E’ il corpo vivo del film, ormai neanche più fatto di plastica o di celluloide, e i mangiatori di film non esistono più da anni, a essere esibito mentre viene esibito e amputato sullo schermo. Lunga vita a Cronenberg e ai suoi crimini.

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