Marco Giusti per Dagospia
donato carrisi io sono labisso
Buone notizie. Al suo terzo film, ovviamente giallo, dopo “La ragazza nella nebbia”, buono ma un filo derivativo, e “L’uomo nel labirinto”, troppo ambizioso e meno riuscito, Donato Carrisi con “Io sono l’abisso”, trova finalmente la sua strada più personale, con un grande recupero della storia dei casi criminali italiani degli ultimi anni, e costruisce così il suo miglior film.
io sono labisso
Grazie anche a una buona nuova produzione, la Palomar di Carlo Degli Esposti, che, anche se dice di essere al suo primo film di genere, trascura di essere stato il produttore di tutti i Montalbano, che mi sembravano gialli. Grazie a tre strepitosi protagonisti, che non potremmo nominare per un vezzo creativo del regista-autore, ma che troverete svelati alla fine dell’articolo, alle prese con tre strepitosi personaggi che riprendono appunto alcune delle storie criminali italiane.
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E che aiutano il regista a mettere in scena, a dare vita a un unico racconto che possa contenerle tutte. Ma in una maniera personale, lontana dai modelli di gialli francesi o nordici o dalle costruzioni labirintiche all’americana. Intorno al Lago di Como, e al suo passato di grande set cinematografico, Carrisi lancia tre personaggi e tre diversi percorsi.
C’è un giovane serial killer completamente glabro dalla doppia personalità che si traveste per uccidere signore d’età che raccatta nelle balere. C’è una sorta di detective per caso che cerca di aiutare le donne sottoposte a violenza dai maschi. C’è una ragazzina aspirante suicida, salvata dal serial killer, che cerca di uscire da una brutta situazione.
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Ognuno dei tre personaggi ha un pesante passato che ne condiziona le azioni, che si svelerà nella parte finale del film. Mentre il percorso di ognuno di loro si scontrerà inevitabilmente, nel bene e nel male, con quello degli altri due.
Non è da subito un film facile da costruire. Perché non è facile costruire geometrie su tre diversi piani di racconto. E non c’è una vera e propria trama gialla, visto che è chiaro da subito chi è il serial killer e quel che si deve svelare è solo il passato dei personaggi. Anche se è un passato importante. E da buon criminologo, lo stesso Carrisi ha spiegato in conferenza stampa come si capisca solo dal passato violento di un omicida, come Luigi Chiatti, il perché delle sue azioni.
donato carrisi
E non c’è una reale divisione tra il bene e il male nei personaggi presentati. E questo li rende, se non più interessanti letterariamente, sicuramente più adatti alla tensione. Preciso, documentato, motivato, Carrisi non gioca sulle azioni dei suoi personaggi, ma cerca di sezionarli e di capirli. Aiutato da tre attori sorprendenti che non posso non svelare, Michela Cescon, Gabriel Montesi e Sara Ciocca. In sala da domani 27 ottobre.
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