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    IL CINEMA DEI GIUSTI – MORIRE CON “AMOUR” - HANEKE HA VINTO IL FESTIVAL DI CANNES DESCRIVENDO LA VITA DI UNA VECCHIA COPPIA BORGHESE (I FANTASTICI TRINTIGNANT ED EMMANUELLE RIVA) CHE SI AVVIA ALLA MORTE. NON SECONDO I MODELLI DELLA FINZIONE, MA QUELLI CHE PURTROPPO TUTTI PIÙ O MENO CONOSCIAMO - NULLA CI è RISPARMIATO DEL CALVARIO, SENZA NESSUN SENTIMENTALISMO…


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    HANEKE A CANNESHANEKE A CANNES HANEKE CON EMMANUELLE RIVA E TRINTIGNANTHANEKE CON EMMANUELLE RIVA E TRINTIGNANT

    Duro, di una sofferenza insostenibile, ma anche tenerissimo, "Amour" di Michael Haneke, Palma d'Oro al Festival di Cannes, magistralmente interpretato da Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva, è il film giusto per celebrare le imminenti feste dei morti. Due ore e sette minuti di sofferenza e d'amore di una vecchia coppia borghese, musicisti parigini con figlia, Isabelle Huppert, mal sposata, che si avviano alla morte. Non secondo i modelli della finzione cinematografica, ma piuttosto secondo quelli che purtroppo tutti più o meno conosciamo della realtà.

    Dalla prima scena Haneke ci racconta che non ci sarà un lieto fine, la polizia entrerà nella loro casa e troverà lei morta. E' lì che arriva, sull'immagine della morte, ma non ironicamente (Haneke non è capace di ironia) il titolo "Amour". Perché è di amore che si parlerà sia per la vita vissuta della vecchia coppia sposata sia per la cura che il marito si prenderà della moglie malata fino alla sua morte. Haneke non ci risparmia nulla del calvario dei nostri vecchi verso la morte e della reazioni d'amore dei loro compagni e compagne nel volerli accompagnare proprio fino a quel punto. Preferendo vederli morti che vederli soffrire.

    HANEKE E IL SUO CAST A CANNESHANEKE E IL SUO CAST A CANNESTRINTIGNANTTRINTIGNANT

    Se la prima parte lascia qualche spazio alla commedia fra i due grandi attori protagonisti, con Emmanuelle Riva, fantastica nel perdere contatto sempre più dalla realtà, la seconda è tutta giocata sulla capacità di Trintignant di tenere la scena, quasi da solo, dovendo affrontare l'abbandono della vita da parte di lei e il suo dolore nel vederla soffrire e al tempo stesso vedere scomparire con lei anche la sua unica ragione di sopravvivenza. Può dialogare con la figlia, cercare di acchiappare un piccione (grande scena di culto) o dialogare con la moglie morente, la sua ossessione amorosa non cambia.

    "Senza nessun sentimentalismo", era l'ordine del regista, ha ricordato Emmanuelle Riva durante la conferenza stampa di Cannes. Sostenuto, anzi vissuto dai due protagonisti con interpretazioni che vanno al di là del cinema ("è la prima volta che mi è piaciuto vedermi al cinema" ha detto Trintignant), costruito da Haneke con uno sguardo morale esterno, distante da qualsiasi forma di fede religiosa, privo di compiacimento nei suoi aspetti più pornografici, ma di grande rigore cinematografico, era un film difficile da non premiare a Cannes e solo la regola che se vinci la Palma d'Oro non puoi vincere altri premi, ha escluso dal palmares la coppia dei due protagonista.

    HANEKE VINCE LA PALMA D ORO A CANNESHANEKE VINCE LA PALMA D ORO A CANNES EMMANUELLE RIVAEMMANUELLE RIVA

    Un Jean-Louis Trintignant, che torna al cinema dopo lo schock della morte della figlia Marie, e una Emmanuelle Riva che fu meravigliosa protagonista di "Hiroshima, mon amour" di Alain Resnais ancora in grado di far piangere le platee. Ovvio che se cercate due ore spensierate avete proprio sbagliato sala. Al cinema dal 25 ottobre.

     

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