Marco Giusti per Dagospia
LO SPIETATO
“Bang! Bang! “La mia filosofia è: non fare mai niente per niente”. “Non c’era molto da discutere, dovevano morire tutti, ça va sans dire”. Diciamo che con questo malavitosissimo Santo, calabrese di Platì cresciuto a Milano tra la fine degli anni ’60 e e l’inizio della Milano da bere siamo dalle parti dei duri dei film di Fernando Di Leo, dei fattacci di cronaca alla Scerbanenco, dei banditi violenti di Umberto Lenzi.
LO SPIETATO
Ma è forse più un buon ritorno al noir che al poliziottesco questo accurato, ben costruito Lo spietato diretto da Renato De Maria e interpretato da Riccardo Scamarcio che apre al cinema per soli tre giorni, da lunedì 8 a mercoledì 10 aprile, per poi passare a Netflix. Strategia discutibile quanto volete, ma che alla fine sarà meno umiliante di vedere tanti film italiani, belli o brutti che siano, massacrati al botteghino con 200 o 300 copie.
LO SPIETATO
Tratto dal romanzo “Manager Calibro 9” di Pietro Colaprico e Luca Fazzo, girato da De Maria con lo stesso tono realistico del suo simil-documentario Italian Gangsters, diciamo che Lo spietato deve molto alla carica di Rccardo Scamarcio, che sta passando un momento di grande maturità al cinema come abbiamo visto in Loro e in Euforia. Qui interpreta un piccolo gangster calabro-milanese che fa carriera rapidamente nel paese dei mangiapolenta, prima in quel di Buccinasco e poi, pur passando per il Beccaria e San Vittore, nella grande Milano di fine anni ’70.
LO SPIETATO
“Quando due terroni si mettono d’accordo per i mangiapolenta la pacchia è finita. Capiscisti?”. Spara, tromba, pippa, al ritmo di “Come prima” di Tony Dallara e di “Mallamore” di Enzo Carella, ma anche della grande musica di Riccardo Sinigallia, che ricostruisce alla perfezione il mood delle colonne sonore dei poliziotteschi del tempo. Mette incinta la dolce Sara Serraiocco, che poi sposerà proprio mentre viene arrestato, poi torna e fa quel che vuole alla faccia di milanesi e siciliani.
LO SPIETATO
“Noi calabresi non siamo come i siciliani che prima di ogni decisione devono riunirsi, discutere, noi viaggiamo in proprio”. Film molto serio e piuttosto preciso sulla realtà del tempo che descrive, ci offre anche un bel cast accanto a Scamarco e a Sara Serraiocco, dal vero calabrese Alessio Praticò, già visto in Il miracolo e Trust, alle bella Valentine Payen. Da oggi in sala e poi su Netflix.