Marco Giusti per Dagospia
il grande ritorno locandina
“Anche se sono di Segrate ho degli interessi”. Non sarà facile affrontare Avatar 2 dal Lago di Como e dintorni, ma devo dire che è una buona sorpresa il nuovo film di Aldo Giovanni Giacomo, “Il grande giorno”, diretto da Massimo Venier, loro storico socio, già recuperato nel precedente e più che riuscito “Odio l’estate”, che lo ha scritto assieme a Davide Lantieri e a Michele Pellegrini, puntando molto anche qui sui personaggi femminili forti, le mogli, interpretate da tre attrici decisamente sofisticate come Elena Lietti, Antonella Attili e Lucia Mascino, e sul mondo della borghesia lombarda sparsa nell’hinterland milanese.
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Segrate, appunto, ma anche Buccinasco, Cernusco, nomi che i troppi film comici ambientati a Roma hanno tenuto per molto tempo lontano dal cinema e che hanno invece il loro perché come insegnavano Piero Chiara e Tognazzi senza scomodare Giovanni Testori. L’idea, un po’ facile ma funzionale, di questo decimo (o sbaglio?) film dei tre, ancora prodotto dalla storica Agidi di Paolo Guerra, scomparso due anni fa, ma portata avanti con la stessa passione dalla moglie, Emanuela Rossi, è quella di un wedding movie.
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Un matrimonio, in una villa sul Lago di Como, come fanno i milanesi, che da Villa Kramer verrà declassata dopo un’ora di film a Villa Smerdi, i vecchi padroni, che prevederà ben tre giorni di festeggiamento prima del fatidico sì tra i giovani rampolli, Giovanni Anzaldo e Margherita Mannino, di due vecchi soci, Giacomo e Giovanni, padroni di una piccola ditta di divani in quel di Segrate.
Assieme ai due soci troveremo ovviamente le loro mogli, la Lietta di Antonella Attili, moglie di Giacomo, e la Valentina di Elena Lietti, moglie di Giovanni, ma non madre della ragazza. Perché la madre della ragazza, anche lei invitata alla festa, è la più strampalata Margherita, Lucia Mascino, che si presenta col nuovo uomo, ahi!, un terrone, Aldo, che di professione fa il fisioterapista e, come vogliono le regole del wedding movie, dovrà animare con piccoli e grandi disastri e gag la situazione.
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Aggiungiamoci un maitre, Pietro Ragusa, le amiche della sposa e ben due preti, un cardinale, Roberto Citran, e un giovane prete brianzolo, Don Francesco, interpretato da Francesco Brandi, più a suo agio coi funerali che coi matrimoni.
E’ una commedia natalizia divertente, civile, mai volgare, dove le belle attrici eleganti danno un tono da commedia borghese anche ai tre popolari protagonisti, e ci dispiace che un paio di gag finiscano come fosse un film “romano” con degli inutili “ma vaffanculo!”.
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Il suo meglio il film lo ha con la grande entrata piena di gaffes di Aldo nella villa e nel mondo dei due soci Giovanni e Giacomo e con una certa descrizione un filo old style, ma molto divertente, della Lombardia delle fabbrichette e delle sciure che si sentono un po’ superiori al loro ruolo di mogli.
Magari la seconda parte del film è meno divertente della prima, ma il gioco funziona bene comunque e con una certa classe anche grazie alla distribuzione del cast.
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E le tre mogli, come nel film precedente, costruiscono un altro tipo di commedia, dove non hanno bisogno del vecchio repertorio, per i tre non più giovani protagonisti. Non solo. Li rendono anche più borghesi. Accadde anche a Laurel e Hardy con Thelma Todd e Mae Busch.
E adoro vedere Lucia Mascino alle prese con la comicità di Aldo, ma sono divertenti anche Elena Lietti e Antonella Attili con Giovanni e Giacomo. Come in “Odio l’estate”, anche qui Aldo recupera a modo suo una vecchia canzone del passato come “Maledetta primavera”. In uscita il 22 dicembre.
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