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    IN “QUANDO” DI WALTER VELTRONI C’È PROPRIO TUTTO. DAGLI URRÀ SAIWA ALLA SMEMORANDA, DA BERLINGUER A CRAXI. ANCHE SE NON PUOI RIEMPIRE DI RICORDI QUASI DUE ORE DI FILM DOPO CHE NE HAI GIÀ FATTO UN ALTRO QUASI UGUALE. SI PIANGE? NO. SI RIDE? NO. MAGARI È BUONO PER UN’OSPITATA DA FIORELLO O DA FAZIO O DA LILLI GRUBER, CHE DIVENTANO QUASI I VERI MOTIVI PER FARE UN FILM. ESSERCI - NON CREDO CHE VELTRONI SIA UN REGISTA PEGGIORE DI PUPI AVATI, MA CREDO CHE NON SIA PROPRIO UN REGISTA. CIOÈ UNO CHE ABBIA QUALCOSA DA RACCONTARE - È PRIVO DI QUALSIASI VOGLIA DI FARE DAVVERO CINEMA. E TEMO DI QUALSIASI VOGLIA DI FARE POLITICA, SALVO DI QUELLA DI METTERE UNA PIETRA TOMBALE SULLA SINISTRA ITALIANA… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    quando di walter veltroni quando di walter veltroni

    Ma che davéro?! 2. Alla fine, mi sono fatto forza e sono andato a vedere “Quando” di Walter Veltroni con Neri Marcoré che esce dal coma dopo 31 anni e cerca di capire cosa è successo in Italia. Cosa ricorda e cosa ha perduto.

     

    C’era proprio tutto. Dagli Urrà Saiwa alla Smemoranda, da Berlinguer a Craxi. Anche se far passare Pigi Battista per un vecchio comunista me lo sarei risparmiato. Anche se mettere un comunista berlingueriano accanto a una suora fa subito compromesso storico.

     

    quando di walter veltroni quando di walter veltroni

    Anche se “Non ci resta che piangere” non era un grande film. Anche se non puoi riempire di ricordi quasi due ore di film dopo che ne hai già fatto un altro quasi uguale. Insomma. Si piange? No. Si ride? No. E per digerire gli incredibili mattoni dei blocchi a due, cioè gli interminabili dialoghi tra due personaggi ripresi in campo e controcampo, scrive bene sul Fatto Davide Turrini (“Ogni blocco a due una mazzata sulla nuca della naturale sopportazione.

     

    Ogni blocco a due un campo e controcampo o terribile variazione inquadratura “cruscotto” alla Moretti. Ogni blocco a due un passo verso un tragico assopimento”), alla fine del film mi sono rivisto per digerire il vecchio documentario femminista sul porno in Italia “I fantasmi del Fallo” di Annabella Miscuglio, Maria Grazia Belmonti e Rony Daopulo, appena passato al Pordenone Docs girato sul set di un hard del 1980 di Lorenzo Onorati, dove si impara davvero qualcosa sull’Italia e sul cinema fatto in Italia.

     

    valeria solarino neri marcore e walter veltroni sul set di quando valeria solarino neri marcore e walter veltroni sul set di quando

    Perché non credo che Walter Veltroni sia un regista peggiore di Pupi Avati o di Giovanni Veronesi, ma credo che non sia proprio un regista. Cioè uno che abbia qualcosa da raccontare o che, magari, ce l'ha ma non sa bene come dirla. E così riempie di citazioni, facili, che conosciamo da trent’anni, tutto quello che filma.

     

    No. Come Veltroni è non-regista, “Quando” è un non-film, nemmeno una favoletta politica (magari lo fosse…) dove il risvegliato è il militante del vecchio partito che chiede un bicchiere di spuma all’Andrea Salerno della tv veltroniana del 1996, e dove speriamo che con lui risorga una qualche voglia di ritorno alla politica.

    walter veltroni foto di bacco (2) walter veltroni foto di bacco (2)

     

    Ma de che? Il risvegliato è ancora profondamente in coma, vuole solo farci capire che c’è, in un’Italia che è sprofondata nel post (ma neanche tanto post) fascismo meloniano governista. E non se ne rende minimamente conto.

     

    Ma che ce ne facciamo, oggi, di uno che si ricorda gli Urrà Saiwa e fa un’inquadratura morettiana? Diventano forse cinema-idea-azione? Ecco. Magari è buono per un’ospitata da Fiorello o una da Fazio o da Lilli Gruber, che diventano quasi i veri motivi per fare un film. Esserci. Vedendo "I fantasmi del Fallo" si rimane increduli di fronte alla violenza del cinema, sia quello di chi metti in scena l'hard, sia quello di chi filma con una morale femminista la scena del porno.

     

    valeria solarino neri marcore quando di walter veltroni valeria solarino neri marcore quando di walter veltroni

    Ma in entrambi i casi vediamo del cinema. "Quando" è privo di qualsiasi violenza, a parte il colpo in testa che si prende il protagonista a San Giovanni che lo porta al coma trentennale, ma anche di qualsiasi voglia di fare davvero cinema. E temo di qualsiasi voglia di fare politica, salvo di quella di mettere una pietra tombale sulla sinistra italiana.

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