Marco Giusti per Dagospia
Inside Out 2
Qualcuno ci spiegherà cosa spinga un pubblico davvero enorme, composta in massima parte di ragazzine tra i 10 e i 13 anni, a decretare “inside Out 2” diretto da Kelsey Mann per la Pixar, il film dell’anno con 724 milioni di dollari incassati in barba a tutti gli altri kolossal della stagione.
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E qualcuno, anche una Chiara Valerio di turno, ci spiegherà anche perché in “Inside Out 2”, il problema centrale di una ragazzina di 13 anni che sta entrando nella difficile fase della pubertà veda come sua massima sfida nella crescita non il confronto con l’altro sesso, che ne so? Una storiella d’amore…, ma l’accettazione in una squadra tutta femminile di hokey, e quindi un futuro di amicizie al femminile negli anni più importanti della sua crescita.
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La partita di hokey diventa così non solo un test per entrare o meno nella squadra, ma per essere accettata in un mondo di ragazze. Come sicuramente saprete se avete visto il primo “Inside Out”, che aveva ovviamente in più la novità dell’idea centrale, tutto queste è gestito non in prima persona dalla ragazzina, la ultrabianca e ultrabionda Riley, che ha comunque un’amica asiatica, un’amica nera, ecc., ma da un vero e proprio staff di personaggi che rappresentano i suoi sentimenti.
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Solo che ai sentimenti-characters primari che si dilaniavano nella testa di Riley bambina, la Gioia-Amy Pohler, la Tristezza-Phyllis Smith, la Rabbia-Lewis Black, se ne aggiungono di nuovi, quelli legati alla pubertà e alla crescita, come la fondamentale Ansia-Maya Hawke, l’Invidia-Ayo Edibiri, il divertente Imbarazzo-Paul Walter Hauser, e la strepitosa Ennui-Adéle Exachopolous. L’idea vincente di questo secondo film è proprio la guerra che si svolge dentro Riley tra nuovi sentimenti pronti a prendere il sopravvento, e vecchi sentimenti, più tradizionali e più da piccola che cercano di non farla sbandare troppo dalla solidità costruita tra scuola e famiglia (Diane Lane e Kyle MacLachlan), mentre la ragazza affronta quella che sembra la prova maggiore della sua vita.
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Una partita test di hokey femminile per entrare nella squadra del suo nuovo liceo che comporterà l’entrata in un nuovo gruppo di amiche, più grandi e diverse da lei. Crescere quindi, secondo gli sceneggiatori del film, Dave Holstein e Meg Le Fauve, significa per Riley costruire se stessa dentro una comunità femminile. Ci possiamo stare. E, ovviamente, il film non sarebbe andato così bene in tutto il mondo, come peraltro i vecchi “Frozen”, se il protagonista fosse stato un maschio che vuole entrare in un gruppo di maschi.
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E’ curioso che in un mondo purtroppo dominato da guerre e violenza totalmente maschile, con due vecchi leader maschi rincoglioniti che si sfidano per la presidenza americana sotto gli occhi di dittatori come Putin e Xi, il grande immaginario internazionale, penso a quello che ho visto in questi anni tra Cannes e Venezia, o a quel che vedo in streaming tra serie e miniserie, sia quasi interamente dedicato a personaggi e a temi femminili. Combinati, certo, con quel che abbiamo recentemente vissuto.
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Al punto che dalla grande rivoluzione al femminile del cinema action di eroi e supereroi, che decretò il successo, per molti incredibile, di personaggi come quelli di Wonder Woman, The Woman King, Furiosa, e di registe come Patty Jenkins o Gina Prince Bytherwood o Chloe Zhao, passando attraverso la chiusura totale decretata dall’arrivo del Covid, all’esplosione di film come “Barbie” e “Poor Thing”, giusto un anno fa, e di “Inside Out 2” adesso, ci è perfettamente chiaro il tipo di percorso che sta facendo l’immaginario cinematografico internazionale.
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Quasi una compressione e un’esplosione continua di prove di forza con i tanti modelli maschili che hanno dominato finora. Gli sceneggiatori di “inside Out 2” si saranno chiesti, tre-quattro-cinque anni fa, immagino, se inserire o meno personaggi maschili nel film. Ma, forse forti dell’insuccesso, di recenti cartoon con protagonisti maschili (alcuni anche gay), hanno deciso di lasciarli a casa. Di giocare tutto il film tra ragazze.
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Per fortuna che non hanno spinto verso nessuna direzione lesbo, che davvero sarebbe stata banale perché troppo da cinema adulto, ma anche gli scontri tra i sentimenti vedono uno scontro tra ragazze, Joy vs Anxiety, mentre ai maschi sono lasciati i ruoli più da mollaccioni. Assolutamente da vedere in edizione originale.
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